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debolezza e potere

mi sembra interessante la rifflessione dell'autore. certi chiarimenti che meritano attenzione e degni di considerazione.
peccato però che si ammetta qui di dire che rugova fu un intellettuale balcanico capace di scegliere, invitare e guidare un intera popolazione alla strada più lunga, faticosa e per questa frustrante. quella della non violenza appunto, in una regione, in un paese come l'ex yugoslavia, la serbia in particolare, nota per l'imposizione e la scarsa democrazia, per l'esclusione e la violeza verso il più debole, preda ancora più preferita se non slava, mussulmana. scegliere la non violenza in un mare di violenza.
la non violenza anche a costo di perdere credibilità ed essere contestato dagli albanesi stessi. non è facile signori.
forse quello che si puo' rimproverare a rugova è il fatto di non essersi nettamente espresso contro la violenza degli albanesi nei confronti dei vicini di casa serbi nel periodo post-conflitto.
rugova non poteva fare più di quello che ha fatto per impedire l'escalition nel 97-98.
la situazione era diventata politicamente ed economicamente pesante e senza via di uscita, grazie anche a chi da belgrado impartiva ordini, e che oggi si trova dietro le sbarre.
consiglio a chi ha curatamente scritto l'articolo di considerare di più le circostanze in cui ha dovuto operare l'uomo, grazie al quale l'occidente ha saputo che da qualche parte, in mezzo alle aspre montagne del sud-overst balcanico esiste una regione martoriata, data che la stor