Concordo anch'io abbastanza con quello che scrive Lubonja, che naturalmente si focalizza solo su un aspetto del problema, ovvero la parte emotiva di questa orribile presunta storia.
Edmond coglie nel segno, quando dice che un autocritica di questo tipo fatta da un intellettuale autorevole e stimato un po da tutti a Tirana (non certo un filogovernativo ne tantomeno un simpatizzante del vecchio regime, è stato 17 anni in prigione per motivi politici, come unica "colpa" quella di essere il figlio del direttore della Radiotelevisione di Stato Todi Lubonja, a sua volta perseguitato e incarcerato da Hoxha per presunta propaganda contro il regime) è importante per la nostra coscienza collettiva, lì dove ci si è sempre considerati vittime degli odiati vicini serbi, ostili da sempre alla nostra esistenza territoriale, culturale, storica.
Mi auguro che la Commissione chieda la riapertura dell'inchiesta e che Tirana collabori pienamente ed in modo trasparente, per fare finalmente luce, e per non dare ulteriore adito agli "abilissimi comunicatori" di questa storia i quali sanno bene che la propaganda in questi casi vale molto più delle prove.
Io personalmente stento a crederci, non tanto perchè non credo capaci gli uomini di un orrore di questo tipo, ma perchè dal punto di vista prettamente medico questa storia è pura fantascienza. Per come funzionano gli espianti di organi (sale operatorie attrezzate, elicotteri per il trasporto ecc), e per come tutto questo è inconciliabile con Burrel e le condizioni igienico sanitarie della presunta casa gialla, dove quasi sicuramente in quegli anni mancava perfino 'acqua potabile. Fate conto che l'acqua potabile era razionata anche nel centro di Tirana, figuriamoci a Burrel. L'idea che dentro quella casa fotografata, ci fosse un moderno reparto di chirurgia atrezzato (più atrezzato del reparto di chirurgia dell'ospedale di Tirana), mi farebbe sorridere se non fosse per l'orrore che ne suscita.