niente di nuovo / Traffico d'organi dell'Uck, come reagire all'inaccettabile? / Kosovo / aree / Home - Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa

niente di nuovo

giustamente qualcuno ha fatto notare che, come sempre, i commenti si sono discostati dal vero tema dell'articolo. L'articolo non mette in discussione l'indipendenza del Kosovo, anzi lo stesso Marty pare si sia precipitato a chiarire che lui stesso ne è sostenitore. Neppure è in discussione il grado di criminalità della leadership kosovara. Che siano criminali, o ex criminali, è fuori di dubbio. Non lo dice Marty. Non lo dico io. Ci sono i rapporti di intelligence di paesi amici del Kosovo, pubblicati in fotocopia con le foto dei vari odierni primi ministri, ex primi ministri etc., i nomi, le aree di influenza, le specializzazioni criminali (questo droga, quello prostituzione etc. etc.). Che fossero terroristi non lo dice Marty e non lo dico io. Un anno prima, un solo anno prima badate bene, della guerra del 1999, Robert Gelbard definì l'UCK "senza alcun dubbio un gruppo terrorista". Parole testuali. Gelbard, per chi non lo ricordasse, era l'inviato speciale di Clinton nei Balcani. sottolineo di Clinton (proprio lui, uno dei padri "nobili" - si fa per dire - dell'indipendenza kosovara, quello di Monica Lewinsky, della statua a Prishtina etc.etc.) L'originalità dell'articolo sta in altro: nell'analisi della capacità della classe dirigente e del popolo intero (albanese) di elaborare un eventuale risultato delle inchieste che confermasse il traffico d'organi e nei suggerimenti - che sul piano politico ed intellettuale - l'autore dà alla propria classe dirigente ed al proprio popolo. Ripeto. Trovo che si tratti di un articolo di grandissima levatura giornalistica e morale che fa onore a chi lo ha scritto e mi fa ben sperare sul futuro del popolo albanese che ancora riesce ad esprimere simili intellettuali. Meno mi fanno sperare i politici, invece. Ho letto le dichiarazioni sul rapporto Marty dei due presidenti, kosovaro ed albanese, e ne sono rimasto annichilito per la pochezza e la banalità (oltre che per il solito vittimismo in salsa schipetara).