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TITONOSTALGIA


Il "neotitoismo" è un fenomeno sociale - il padre e presidente della ex Jugoslavia (SFRJ) sta diventando un'icona pop art, un simbolo dei cambiamenti e dei bei ricordi. 24 anni dopo la morte di Josip Broz (Tito) in Bosnia Erzegovina sono attive 11 associazioni che si battono per proteggere il significato e l'opera di questo personaggio. Il suo viso oggi si vede lì dove una volta si vedeva quello di Che Guevara, mentre il suo nome viene usato sia come bestemmia, sia come giuramento.

Che cosa è in realtà Tito 2004? Un playboy, un mascalzone, un massone, un farabutto, un falsificatore, oppure un personaggio divino che perfino oggi ha i suoi fanatici seguaci? Una sola cosa rimane fuori dubbio: nell'arco del secolo scorso Tito è stato il personaggio più significante dell'area balcanica. Tuttora, la maggior parte delle persone parla bene di lui, salvo alcuni ambienti nazionalisti (in genere serbi) che disperatamente cercano di dimostrare come la gente dell'ex paese sia stata brutalmente truffata. Grazie a loro negli ultimi anni abbiamo potuto sentire varie "chicche", vere e inventate, che riguardavano la vita di Josip Broz, sempre intenzionate a distruggere il mito del "più importante figlio dei nostri popoli", come lo chiamano i suoi fan.

I pionieri di Tuzla
Negli ultimi due anni il nome di Josip Broz sta diventando sempre più attuale. In primo luogo grazie alle attività delle diverse associazioni che operano in tutta la Bosnia Erzegovina, che portano il suo nome e che, secondo le parole dei loro membri, "custodiscono le memorie del compagno Tito e della rivolta antifascista, con lo scopo di contrastare la strumentalizzazione politica della sua persona". Ci sono 11 associazioni di questo tipo in tutte e due le entità del paese e il numero dei loro membri è in continua crescita. Al momento cercano di mettere maggiormente in collaborazione le loro attività per poter fondare un'unica unione delle associazioni.

Un po' di tempo fa sui giornali è apparsa la fotografia di una bambina della quale si sosteneva che avesse fatto il giuramento da pioniere e si speculava sull'esistenza dell'Unione dei Pionieri a Tuzla (n.d.r. nell'epoca socialista tutti i bambini che frequentavano il primo anno delle scuole elementari, durante la cerimonia di giuramento venivano proclamati membri dell'Unione dei Pionieri di Tito). Tuttavia, Zlatko Dukic, il presidente dell'Associazione cittadina "Josip Broz Tito" di Tuzla, è deciso nel negare queste voci, aggiungendo che si tratta di "invenzioni" dei giornalisti "che non hanno meglio da fare".

Il compagno Dukic ha spiegato il motivo di esistenza dell'associazione: "Se avete un membro della presidenza dello stato che va orgoglioso delle sue origini fasciste, l'unica risposta possibile è l'antifascismo! Non siamo attaccati al culto della persona; sui nostri muri non ci sono fotografie, non siamo fanatici. Semplicemente, antifascisti!". Nell'associazione di Tuzla ci sono circa 1200 membri, ed è interessante il dato che un terzo dei membri sono nati dopo la morte di Tito. Inoltre, per settembre 2004 si sta organizzando un simposio sul tema "Tito e i giovani". "Non vogliamo, e non possiamo neanche, far tornare i vecchi tempi, tuttavia possiamo combattere il fascismo!", è categorico Dukic.

I giovani leoni
Di dove arriva tutta questa passione per Tito che nutrono i giovani, quasi un quarto di secolo dopo la sua morte? Silenziosamente Tito è tornato nella nostra quotidianità. Possiamo vedere magliette con il suo ritratto, e sempre più spesso appare nella forma di qualche cartellone simboleggiando "chi-sa-cosa". Di questo argomento abbiamo parlato con il giovane ed ambizioso compagno Sasha Magazinovic, membro dell'Associazione "Josip Broz Tito" di Sarajevo. Lui stesso nel lontano 1985 ha fatto il giuramento da pioniere e ne va orgogliosissimo. "Sono dispiaciuto di non averlo conosciuto e di non aver vissuto nel suo periodo", dice il compagno Sasha e aggiunge: "Quel sistema aveva vari elementi positivi, ma anche vari insuccessi. Però, se guardiamo le cose realmente, senza essere di parte, dobbiamo ammettere che i lati positivi del regime erano molto più numerosi. Si viveva una vita dignitosa. Prendiamo per esempio i soldati della Seconda guerra mondiale. Allora venivano considerati molto di più. Erano protetti dal punto di vista sociale, avevano le abitazioni garantite, lo stato gli garantiva listruzione, erano cittadini di primo ordine. Dei soldati dell'ultima guerra nessuno si prende cura e loro sono molto insoddisfatti della propria situazione."

Parlando degli errori dei tempi passati Sasha sottolinea l'esistenza di Goli Otok (n.d.r. Il gulag di Goli Otok, un'isola deserta del Quarnero, era un carcere politico nei tempi ti Tito) diventato un simbolo dell'uso della forza nel tentativo di limitare le libertà politiche. Tuttavia, il compagno Sasha sostiene che la esistenza di questo gulag fosse un male inevitabile, e ritiene che la maggior parte dei prigionieri meritava di esservi rinchiusa. "Goli Otok è qualcosa di cui l'ex regime non poteva andare fiero. Perfino mio nonno è stato uno dei prigionieri di Goli Otok. Nel '43, durante una battaglia, una granata l'aveva ferito gravemente a una gamba. Insieme ai soldati c'erano anche dei medici russi che avevano usato parte dell'osso di una persona morta per ricostruirgli la gamba. Un suo amico l'aveva denunciato di essere un sostenitore dei russi solo perché mio nonno continuava in modo insistente ad ammirare l'abilità dei loro medici, e per questo motivo ha passato tre anni di vita a Goli Otok. Si trattava di un errore del sistema, ma tuttavia Goli Otok non era la sua caratteristica principale."

Sasha, con amarezza, parla del disinteresse dei giovani di oggi per un serio impegno politico, aggiungendo che una volta i giovani erano disposti a sacrificare la propria vita per un'idea, mentre oggi non vogliono neanche andare a votare: "Nulla ci interessa veramente, viviamo dall'oggi al domani."

L'ideologia dei ricordi
I docenti della Facoltà di Scienze Politiche di Sarajevo hanno parlato a "Dani" del ruolo di Josip Broz e di questa rinnovata simpatia nei suoi confronti. Il prof. Omer Ibrahimagic ritiene che il processo di dissoluzione della Jugoslavia abbia messo in questione anche il personaggio di Tito: "Ventiquattro anni dopo la sua morte nessuno ha ancora verificato dal punto di vista scientifico il periodo del suo governo. Tutto si basa ancora sulle emozioni di personalità che hanno partecipato alla resistenza antifascista e anche di personalità che successivamente sono state influenzate dalla propaganda. Esiste anche un evidente bisogno di alcuni gruppi di imporsi tramite l'uso del personaggio di Tito. Il lato positivo era rappresentato dal fatto che ai suoi tempi non era necessario possedere una fortuna per potersi istruire, era più facile trovare un'occupazione ed era possibile vivere del proprio lavoro. Quel sistema era sostenuto dal fatto che la Jugoslavia, dopo aver rifiutato di far parte del Cominform (N.d.R. Servizio d'informazioni dei paesi dell'Europa comunista), si è avvicinata al blocco occidentale a esso contrapposto. Dopo che la contrapposizione dei due blocchi è giunta alla fine, la Jugoslavia non serviva più a nessuno."

Il prof. Semso Tucakovic, autore di diverse pubblicazioni che trattano questo argomento, ritiene che Tito abbia avuto un ruolo importante nella creazione della Bosnia Erzegovina. Secondo la sua opinione, la gente ricorda con piacere i bei tempi, perché il sistema attuale non offre i vantaggi che nel vecchio sistema erano così scontati, nonostante la dittatura di un unico partito. "Non ero membro del Partito comunista, tuttavia ho scritto molte cose positive sul conto di Tito. Non penso che Tito debba essere cancellato. Ora si cerca di non ricordare il vecchio sistema per evitare, a tutti i costi, qualsiasi confronto tra il sistema attuale e uno che forse era migliore."
Il docente di filosofia prof. Bozidar Gajo Sekulic offre un riassunto analitico del fenomeno del "neotitoismo": "La scrittrice americana Svetlana Boym nel 2001 ha pubblicato un libro intitolato 'Il futuro della nostalgia'. L'autrice ha accuratamente analizzato il fenomeno della nostalgia nei paesi post-socialisti, concludendo che in questi territori la nostalgia avrà un futuro importante. La nostalgia non è un sentimento e rappresenta invece un fenomeno complesso che ha una propria politica, etica ed estetica. Si tratta di uno strano bisogno di passato. Il simbolo chiamato "Tito" oggi non manca soltanto agli anziani, ma, stranamente, anche alle generazioni più giovani. Perché? Perché l'attuale modo di vivere in Bosnia, e anche nei paesi vicini, non ci ha portato nulla di nuovo. Il nostro cittadino deve affrontare la povertà, la disoccupazione e, se lavora, un salario bassissimo. Dalla vita quotidiana sono scomparse varie forme e stili di vita che una volta significavano tanto; tutti i giorni i media ci informano che ancora non abbiamo uno stato e che le truppe straniere rimarranno ancora a lungo per difenderci da noi stessi... Nella vita che si conduce e che è piena di carenze molti arrivano a pensare: 'Ai tempi di Tito si stava meglio'. Io ritengo che la nostalgia di Tito abbia anche un lato positivo; in fondo parliamo di persone che desiderano fortemente introdurre un grande cambiamento nella vita falsificata che attualmente conduciamo. Quindi, la nostalgia di Tito non riguarda un giudizio soggettivo oppure oggettivo della sua opera e della sua persona, semplicemente si tratta di un nostro grande problema con noi stessi."

Sulla persona di Tito si fanno giuramenti o, in alternativa, il suo nome viene usato come bestemmia universale. Ora si può giurare e bestemmiare senza conseguenze. Viviamo in un paese libero. E tutto assomiglia a quella barzelletta nella quale gli alunni dovevano scrivere qualcosa sul tema: "I 45 anni bui sotto Tito". Un ragazzino fantasioso scrisse, senza mezzi termini: "Affanculo quelli che ci hanno acceso la luce!". Ma noi sappiamo chi non l'ha fatto. Parola di pioniere!

(Traduzione e redazione di Jasenka Kratovic)


Pare tuttavia che il "titoismo"non sia un fenomeno esclusivamente bosniaco. Il settimanale croato "Feral Tribune" del 27 maggio 2004 nell'articolo "Josip Brand Tito" parla della manifestazione "I giorni del Compagno Tito", che alla fine di maggio si é svolta nella cittadina adriatica di Fazana, in Istria. La giornalista Tatjana Gromaca parla del mese di maggio, che nei tempi passati era il mese di Tito: "A maggio il grande leader e icona dei popoli uniti sotto lo slogan 'Curiamo la fratellanza e l'unità come se fossero la pupilla dei nostri occhi!', festeggiava il suo compleanno, e insieme a lui festeggiava tutto l'ex paese.

Anche se durante l'ultimo decennio in Croazia si è cercato minuziosamente di far scomparire tutti gli elementi che potevano ricordare il vecchio sistema e sono stati nutriti a forza i sentimenti "anti-titoisti", a Fazana, ormai da due anni, viene organizzata una manifestazione in suo onore, che ottiene perfino un discreto successo. Il signor Enzo, uno degli organizzatori della manifestazione di Fazana, preparando una zuppa dei fagioli in un'enorme pentola, spiega il motivo dei festeggiamenti: "Pensiamo che Tito sia un buon prodotto. Il senso della manifestazione in fondo è turistico. Ci sono persone che lo amano, ci sono quelle che non lo amano, però è interessante per tutti quanti!".
Un altro organizzatore della manifestazione, il signor Vladimir, possiede una ricchissima collezione "titoista" creata quasi per caso: "Sentite, io sono un testimone del tempo in cui Tito ha vissuto. All'inizio degli anni novanta, quando tutti hanno cominciato a buttare via gli oggetti che rappresentavano il vecchio sistema io li raccoglievo; libri, medaglie, foto, quadri...". L'Associazione "Josip Broz Tito" esiste dal 1997, ha circa 250 membri e opera con lo scopo di preservare le memorie dell'opera del Maresciallo e di rinominare, possibilmente, la Riva di Fazana in Titova Riva (la Riva di Tito). Uno dei rappresentanti dell'associazione, pronunciando il discorso conclusivo della manifestazione, ha esclamato: "Tito era un leader, un leader del popolo, e il popolo amava Tito! Molti vogliono dire il contrario, vogliono presentarcelo sotto una luce diversa. Ma io, da persona responsabile, in questo momento dico che la gente amava Tito! E nessuno ha il diritto di macchiare il suo nome!". "E' giusto! E' giusto!", esulta il pubblico di Fazana, e la festa continua...