Il 1° gennaio 2023 nella Giornata mondiale della pace, la tradizionale “Marcia della pace” promossa dalla Diocesi di Trento è dedicata a profughi e richiedenti asilo, in connessione con la campagna “Cambiamo rotta!”, a sostegno dei profughi in cerca di un futuro in Europa attraverso la “rotta balcanica”, che prevede una mostra fotografica e due incontri pubblici sul tema a Trento il 1° gennaio e a Rovereto il giorno seguente
Fonte: Diocesi di Trento
È dedicata al dramma dei migranti la 56ᵅ Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2023 a Trento. La tradizionale “Marcia della pace”, promossa dalla Diocesi nel cuore della città capoluogo, sosterà infatti in questa prima domenica dell’anno in luoghi simbolo per il mondo dei richiedenti asilo con alcune testimonianze significative, fino alla Messa conclusiva in cattedrale con l’arcivescovo Lauro.
“Cambiamo rotta!” è il titolo dell’iniziativa itinerante, eco della campagna di sensibilizzazione lanciata in Trentino nel 2021 per richiamare l’attenzione solidale sui profughi in cerca di un futuro in Europa, attraverso la “rotta balcanica”. Profughi per lo più respinti al confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia, in dispregio ai più elementari diritti umanitari. La campagna è promossa dalla Diocesi trentina con ACLI/ IPSIA Trentino, ATAS, CNCA Trentino, Movimento dei focolari, Forum Trentino per la pace e i diritti umani e Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa. Una sinergia che ha dato vita anche alla mostra allestita a Torre Mirana fino al 1° gennaio , dal titolo “Finding Home”, che racconta, attraverso le immagini della fotografa documentarista friulana Chiara Fabbro proprio il dramma dei migranti sulla “rotta balcanica”.
Marcia della pace, le tappe
La mostra fotografica sarà, non a caso, una delle tappe in cui si articola la Marcia della Pace del 1° gennaio 2023 a Trento che prenderà le mosse alle ore 16 dal Liceo Scientifico Da Vinci con la testimonianza di Alidad Shiri, afgano giunto in Alto Adige nel 2005 (dopo aver attraversato l’Italia nascosto sotto a un camion) e laureatosi in filosofia a Trento. Con lui gli studenti del Liceo, protagonisti di un percorso di educazione alla pace.
La Marcia della Pace prevede quindi una sosta a Casa Sant’Angela, in via Giusti (destinata dalla Diocesi all’accoglienza dei senza dimora), con la testimonianza di un operatore di Fondazione Comunità Solidale e di un Hope, un ex senza dimora ora impegnato in attività di accompagnamento e mediazione.
La terza tappa sarà al sottopasso ferroviario che collega via Madruzzo al Muse: il testimone sarà il pakistano Zeeshan, arrivato in Trentino dopo un drammatico percorso lungo la rotta balcanica, ora ricongiuntosi con la famiglia a Storo, dove ha pure trovato un lavoro stabile.
A Torre Mirana (sede della mostra Finding Home ) la tappa successiva, con la testimonianza in videocollegamento di Silvia Maraone, coordinatrice di IPSIA al campo profughi di Lipa in Bosnia Erzegovina, a cui sono stati destinati finora gli oltre 40mila euro di fondi raccolti dalla campagna “Cambiamo rotta!”.
L’ultima tappa della Marcia della Pace sarà in cattedrale dove interverrà Raffaele Crocco, direttore di Unimondo e del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo”.
Alle ore 19, sempre nelle navate del Duomo, la solenne S. Messa presieduta dall’arcivescovo Lauro con diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi e in Tv (Telepace Trento ).
In caso di maltempo, le testimonianze previste lungo il cammino saranno proposte al teatro del Collegio Arcivescovile.
2 gennaio a Rovereto con padre Zanotelli
Sul tema migranti, il 2 gennaio a Rovereto interverrà in un incontro pubblico padre Alex Zanotelli insieme alla citata Silvia Maraone, sempre in videocollegamento dal campo profughi di Lipa. L’appuntamento, dal titolo “Rotte balcaniche, migranti e diritti violati” è alle ore 18 nella sala Filarmonica di Corso Rosmini.
Il Messaggio di papa Francesco
Papa Francesco, nel Messaggio per la 56ᵅ Giornata mondiale per la Pace, intitolato “Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”, scrive: “Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un ‘noi’ aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune”.