Gruevski in fuga, chiede asilo ad Orbán
14 novembre 2018
“Nei giorni scorsi ho ricevuto numerose minacce di morte. Ora mi trovo a Budapest, dove ho chiesto asilo politico alle autorità ungheresi. Sarò sempre fedele alla causa macedone, non mi arrenderò mai”.
Con questo messaggio sul suo profilo Facebook, l'ex premier macedone Nikola Gruevski ha risolto il mistero della sua scomparsa. Gruevski, condannato in via definitiva a due anni di reclusione all'interno del processo “Tank”, si era reso irreperibile lo scorso venerdì, proprio quando sarebbe dovuto entrare in prigione.
Resta invece un enigma, come Gruevski sia riuscito ad abbandonare la Macedonia e ad arrivare in Ungheria, visto che il passaporto gli era stato ritirato proprio per evitare il rischio di fughe. Secondo fonti della polizia, l'ex premier non sarebbe transitato attraverso alcuno dei passaggi di frontiera ufficiali.
L'Ungheria non è certo una destinazione casuale per Gruevski, che gode di ottimi rapporti col premier magiaro Viktor Orbán. I media macedoni hanno speculato spesso e volentieri sulla possibilità che Gruevski potesse cercare rifugio a Budapest in caso di condanna.
Tra l'altro, proprio l'Ungheria ha attualmente una delle normative più restrittive sulla concessione del diritto di asilo: secondo la controversa normativa, la domanda di asilo può essere compilata solo ai passaggi di frontiera, e i richiedenti asilo vengono trattenuti in appositi campi fino alla formulazione di una decisione sul loro caso.
Per il momento l'attuale premier Zoran Zaev ha mantenuto un profilo basso sulla fuga di Gruevski. Condanne aperte sono invece arrivate da Gordana Jankulovska e Mile Janakievski, ex ministri dell'esecutivo Gruevski, e oggi coimputati dell'ex premier in vari processi ancora in corso.
La fuga di Gruevski arriva in un momento estremamente delicato per la Macedonia, col governo che sta tentando di approvare in tempi rapidi le modifiche costituzionali necessarie a finalizzare gli accordi di Prespa con la Grecia.
Il risultato finale, in caso di successo, prevede la trasformazione del nome ufficiale del paese in “Macedonia del Nord”, in cambio del via libero di Atene all'integrazione di Skopje in Unione europea e Alleanza atlantica.