L'omicidio di una giovane donna, Deniz Poyraz, ha riportato alla cronaca i violenti attacchi contro il partito pro-curdo HDP. Il successo della formazione politica è scomodo per molti in Turchia, e oggi il partito lotta per evitare di essere vietato dalle autorità giudiziarie
Il grande striscione nero per ricordare il dramma dei femminicidi in Turchia è ancora appeso alla finestra rotta della stanza dove la giovane Deniz Poyraz è stata uccisa. Il cartello era stato affisso alla sede del partito filocurdo HDP di Izmir nei mesi scorsi, per contestare la scelta del presidente Erdoğan di ritirare la firma turca dalla Convenzione di Istanbul, il più importante trattato internazionale per combattere la violenza contro le donne.
Anche Deniz si è trovata senza preavviso ad essere una donna vittima di violenza maschile. Non avrebbe mai immaginato che nella tarda mattinata del 17 giugno, mentre faceva le pulizie nella sede dell’HDP - sostituendo la madre che non si sentiva bene - avrebbe cercato vanamente di fuggire da un uomo arrivato all’improvviso nell’edificio sparando all’impazzata.
Onur Gencer ha aperto il fuoco dopo essere entrato nella sede provinciale del partito dove ha anche tentato di appiccare un incendio prima di fuggire. È stato arrestato in breve tempo e mentre gli agenti lo portavano in caserma ha dichiarato che voleva attaccare la sede dell’HDP perché odiava il PKK.
Una motivazione che ricalca la retorica di molti media e politici turchi che regolarmente associano l’HDP – terza forza politica più rappresentata in parlamento – con il partito curdo armato e fuorilegge in guerra con Ankara da oltre 40 anni. Non si sa molto dell’assassino di Deniz Poyraz, se non che era un nazionalista turco di 27 anni, ex operatore sanitario che aveva passato periodi in basi militari turche nel nord della Siria come si apprende da alcune foto che lo ritraggono armato condivise sui suoi profili social.
Un successo ingombrante
Deniz Poyraz era una donna curda sostenitrice dell’HDP e il suo omicidio si inserisce in una lunghissima lista di attacchi subiti da questa formazione politica. Essere parte di una formazione politica di opposizione come l’HDP in Turchia significa non poter mai dormire davvero sonni tranquilli. Dalla fondazione nel 2012, ci sono stati attentati contro i comizi e le manifestazioni organizzate dal partito, regolari attacchi contro le sedi dell’HDP in varie zone della Turchia, sostituzione con amministratori nominati dal governo di decine di sindaci eletti con l’HDP e centinaia di arresti dei suoi membri, compresi deputati a cui era stata prima rimossa l’immunità parlamentare.
E in carcere resta anche Selahattin Demirtaş, il leader carismatico del partito in prigione dal 2016 e accusato di propaganda terroristica. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ne aveva chiesto l’immediata scarcerazione già a dicembre 2020, ma la sentenza è stata ritenuta “priva di significato” dalla Turchia e Demirtaş è ancora nello stesso carcere da oltre quattro anni.
Quella dell’HDP non è solo una storia di problemi, ma anche di successo. La formazione è nata come espressione del movimento politico curdo, ma è riuscita a costruirsi l’identità di partito di tutte le minoranze di Turchia, si colloca nell’area della sinistra libertaria e da quando è stata fondata è riuscita ad ottenere consensi in tutto il paese, e non solo nel sudest anatolico a maggioranza curda.
A differenza delle formazioni politiche curde del passato, l’HDP ha scelto di distanziarsi dalla violenza del PKK prendendo la strada della politica democratica e incassando un successo elettorale dopo l’altro. Il partito è entrato per ben tre volte nell’Assemblea Nazionale di Ankara diventando l’unica formazione filo-curda, a partire dalla fondazione della Repubblica nel 1923, a riuscire a superare la soglia di sbarramento del 10% per entrare in parlamento.
Un risultato che ha influito profondamente nella storia politica turca recente portando l’HDP a diventare la terza forza più rappresentata nel parlamento turco costringendo gli altri partiti, tra cui l’AKP del presidente Erdoğan, a potere contare su meno deputati del solito. Un successo molto ingombrante quello dell’HDP che si è accompagnato a regolari attacchi e sanzioni mentre il sostegno al partito è rimasto sostanzialmente inalterato.
La battaglia in tribunale
Tre giorni dopo l'uccisione di Deniz Poyraz la Corte Costituzionale ha accolto l’atto di accusa contro l’HDP, presentato dal procuratore della Corte di Cassazione, che chiede la chiusura del partito. La richiesta di mettere al bando l'HDP comprende anche il divieto di fare politica per 451 membri del partito.
Già nei mesi scorsi l’Alta Corte aveva ricevuto l'atto di accusa dalla Cassazione, ma lo aveva ritenuto non valido per degli errori formali nei dossier presentati a sostegno della richiesta di chiusura del partito e congelamento dei fondi dell’HDP compresi quelli provenienti dal Tesoro come finanziamento pubblico ai partiti.
Il 21 giugno la richiesta è stata invece accolta e si è aperto dunque un processo riguardo la chiusura dell'HDP. Il partito filocurdo avrà ora la possibilità di presentare la sua difesa sulla base della quale successivamente la Corte Costituzionale si pronuncerà. L'HDP potrà essere chiuso soltanto con il voto favorevole di almeno 10 membri su 15 dell'Alta Corte e si stima che la decisione verrà presa dopo l’estate o comunque entro la fine dell’anno.
I rappresentanti del partito hanno reagito parlando di una decisione politica, sostenendo che la richiesta della Cassazione è in realtà espressione della componente di estrema destra nazionalista all’interno dell’alleanza che il governo AKP ha stretto in parlamento, e prima delle elezioni del 2018, con il partito del movimento nazionalista di Turchia, l'MHP.
Corsi e ricorsi storici
La richiesta di chiudere l'HDP non rappresenta un caso isolato nella storia turca. Da quando è stata fondata la Repubblica nel 1923 sono stati messi fuori legge 58 partiti politici, 26 di questi per decisioni della Corte Costituzionale e 18 per ordine di tribunali militari. Molti di questi partiti erano curdi, mentre altri costituivano formazioni di ispirazione religiosa in cui l’attuale presidente Erdoğan ha militato in gioventù ed è cresciuto politicamente.
Per questo motivo l’idea di costruire una Turchia dove la pratica diffusa della messa al bando dei partiti politici sarebbe dovuto sparire ha accompagnato la fondazione dell’AKP nel 2001 ed è stata parte della retorica governativa da quando il partito è andato al potere l’anno successivo. Anche in questo modo il partito fondato da Erdoğan cercò in quel momento di posizionarsi nello spettro politico turco, segnando una distanza dalla politica influenzata dall’apparato militare che chiudeva partiti politici tipica dei decenni precedenti.
Effettivamente, nessun partito è mai stato messo al bando durante i quasi vent’anni al potere dell’AKP di Erdoğan. Se questo succedesse nei prossimi mesi con l’HDP, il partito del presidente turco potrebbe incontrare problemi di credibilità rispetto alla sua stessa storia politica e secondo alcuni sondaggi, il fondamentale sostegno dei curdi conservatori all’AKP – una fetta di consenso da sempre necessaria ad Erdoğan per vincere le elezioni - calerebbe passando dal 25% al 20% almeno.
Già molti elettori curdi dell’AKP non hanno visto di buon occhio in questi anni l’alleanza con la destra nazionalista e il processo per la chiusura dell’HDP va ancora una volta nella direzione del MHP.
Le prospettive in vista delle elezioni
In questo momento l’HDP si sta consultando per capire quale tattica adottare nel caso la Corte Costituzionale accogliesse la richiesta di messa al bando del partito. Per il momento esiste l’idea di fondare una nuova formazione, ma è stata menzionata anche la possibilità di un boicottaggio delle elezioni in segno di protesta.
Il prossimo appuntamento elettorale in Turchia è in programma per il 2023 e coincide con l’anniversario del primo secolo dalla fondazione della Repubblica turca. Se Erdoğan riuscisse nuovamente a trionfare, la vittoria potrebbe consolidare definitivamente la sua supremazia politica in un momento fortemente simbolico, 100 anni dopo la fondazione della Turchia come stato secolare da parte di Mustafa Kemal Atatürk.
Non possiamo prevedere ora quale sarà la decisione della Corte Costituzionale ma la messa al bando del partito, se ci fosse davvero, potrebbe essere vissuta come una sorta di inizio di una lunga campagna elettorale fino al 2023 a meno che non si arrivi alle condizioni per avere un voto anticipato.
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