Balcani occidentali, la Commissione Ue presenta la nuova strategia
8 febbraio 2018
Martedì 6 febbraio, come annunciato, la Commissione europea ha presentato la nuova e attesa strategia verso i Balcani occidentali.
Il documento, intitolato “Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell'UE per i Balcani occidentali", rilancia le prospettive di adesione all'Ue per i sei paesi dell'area (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia): per la prima volta da anni viene evidenziata una data concreta, anche se tutt'altro che definitiva, per il prossimo futuribile allargamento – riservato però ai due paesi più avanti nel processo, Montenegro e Serbia.
Anche per gli altri il documento lascia trasparire un rinnovato interesse dell'Ue a inglobare quella che il Commissario all'Allargamento Johannes Hahn ha definito “un'enclave circondata dall'Ue”. Interesse rianimato anche dalla crescente influenza di attori come Russia, Cina e Turchia nella regione.
Secondo le linee della nuova strategia, Albania e Macedonia (che sembra vicina ad uno storico accordo con la Grecia sulla questione del nome) potrebbero aprire presto i primi capitoli negoziali, mentre la Bosnia-Erzegovina avrebbe nuove chance di diventare ufficialmente un candidato membro. La situazione più delicata resta quella del Kosovo, non riconosciuto da cinque stati membri: posizione scomoda ribadita da una recente presa di posizione della Spagna, che ha cercato di escludere Pristina dal “club dell'allargamento”.
Il tono del documento, che annuncia il lancio di sei “iniziative faro per i Balcani occidentali” però, non promette un processo facile: ai governi della regione vengono richieste misure importanti per rafforzare stato di diritto e diritti fondamentali, contrastare corruzione e criminalità organizzata, dare una risposta a scarsa competitività e disoccupazione.
Tutte le questioni bilaterali, poi, devono essere chiuse prima di entrare nell'Ue: una disposizione che riguarda tutti i paesi dell'area, ma soprattutto le relazioni tra Belgrado e Pristina che, per la Commissione, devono essere risolte attraverso “un accordo di normalizzazione giuridicamente vincolante e di ampia portata”.
“La Commissione europea sarà sì rigorosa ma anche giusta”, ha chiosato il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, per poi annunciare un giro di visite a tutti i paesi dei Balcani occidentali entro la fine del mese.