Nel novembre 1995, con l’Accordo di Dayton, veniva posto fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. La soluzione adottata a Dayton, con le sue contraddizioni tra cui il riconoscimento de facto della pulizia etnica - nasceva come frutto del compromesso per ottenere la pace. Ora, in un paese vittima di una continua emorragia di giovani che emigrano in cerca di futuro, appare evidente che senza una sua riforma la Bosnia Erzegovina rischia di restare uno stato disfunzionale che non riuscirà a procedere verso l’integrazione europea. Un nostro dossier
Dayton fu accordo di "uomini forti" in completa assenza di donne al tavolo negoziale. In questa analisi la professoressa Aida A. Hozić critica l'accordo di Dayton e i problemi associati ad accordi di pace nei quali non viene affrontata la questione di genere
25 anni dopo Dayton, si discute delle possibilità di una riforma costituzionale in Bosnia Erzegovina, sulla discriminatorietà della carta costituzionale, ma anche di possibili idee alternative per un cambiamento del sistema istituzionale nel paese. Ne parliamo con Nenad Stojanović
Radio Beckwith - nella sua trasmissione Kiosk - ha dedicato uno speciale alla Bosnia Erzegovina, nel 25esimo della firma degli Accordi di pace di Dayton. In onda l'intervista al collaboratore di OBCT, Alfredo Sasso, e segnalati dall'archivio di OBCT diversi contributi (17 dicembre 2020)
Se diagnosticare i numerosi sintomi nel loro insieme appare semplice, individuare l'origine primaria della stagnazione post-Dayton e avanzare la soluzione corrispondente non lo è affatto. Cosa, oggi in Bosnia Erzegovina, non funziona e perché?
Ad un quarto di secolo dalla fine della guerra in Bosnia Erzegovina, il paese è ancora ostaggio di élite politiche nazionaliste. Ora spetta ai cittadini ridiventare protagonisti. Il commento della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa
25 anni fa l’Accordo di Dayton pose fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. Fu un accordo di pace e non volto a costituire uno stato. Oggi fare appello a Dayton è diventato un modo per frenare lo sviluppo del paese e l'integrazione europea. La nuova amministrazione americana potrebbe però fare la differenza
Dopo la guerra in Bosnia Erzegovina si è arrivati ad una giustizia socio-economica? Secondo l'analisi della politologa Daniela Lai ne siamo molto lontani e parte della responsabilità è della comunità internazionale. Un'intervista
L'Accordo quadro generale di pace in Bosnia Erzegovina, firmato nella base militare di Dayton, nell'Ohio, il 21 novembre e poi formalizzato a Parigi il 14 dicembre 1995, ha decretato la fine della guerra in Bosnia Erzegovina. La capitale, Sarajevo, è stata tenuta sotto assedio 1452 giorni, dal 5 aprile del 1992 al 29 febbraio 1996. Il racconto di quegli anni attraverso gli scatti del fotografo e giornalista Mario Boccia, gentilmente concesse a OBCT
Ricorre in questo periodo il venticinquennale dell'Accordo di Dayton con il quale si pose fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. Quell'accordo fu un successo? Secondo alcuni analisti sì, ha evitato per questo quarto di secolo che ci fosse la guerra. Ciò non significa però che la Bosnia stessa sia un paese di successo
Un libro fotografico - ma non solo - che guarda alla città di Sarajevo dagli occhi dei cecchini. È uscito l'11 novembre scorso per Bottega Errante Edizioni "Shooting in Sarajevo", firmato da Luigi Ottani e curato da Roberta Biagiarelli
Vi è un caso in cui la cooperazione inter-nazionalista si è manifestata in un processo elettorale: quello della Bosnia Erzegovina del 18 novembre 1990. Le prime elezioni multi-partitiche dopo l’era socialista videro proprio il trionfo dei tre partiti su base etnica
Il 18 novembre 1990 in Bosnia Erzegovina si tennero le prime elezioni democratiche dopo la Seconda guerra mondiale. Saranno anche le ultime, prima della dissoluzione dalla Jugoslavia. Lo scrittore Božidar Stanišić ripercorre quei giorni, fatidici per le sorti della Bosnia Erzegovina
Milorad Dodik - attuale membro della presidenza tripartita statale - ha lanciato la RS-Exit, per la secessione della Republika Srpska dalla Bosnia Erzegovina. Per alcuni l'ennesimo bluff, per altri segnale pericoloso. Sotto attacco, collateralmente, la Corte costituzionale