
Rustavi, Georgia. Durante le elezioni del 26 ottobre 2024 © Gela Bedianashvili/Shutterstock
Nonostante i risultati contestati delle elezioni e il boicottaggio del parlamento delle opposizioni, il Sogno georgiano al potere a Tbilisi tira dritto e per simulare una democrazia funzionante si divide in tre. Sempre più lontana l'UE, che non riconosce il nuovo esecutivo
La crisi politica e di legittimità del governo del Sogno georgiano è cominciata con le accuse di brogli nelle elezioni parlamentari del 26 ottobre. Sono state le prime elezioni in cui si è fatto abbondante uso del voto telematico e il giorno delle elezioni sono state segnalate numerose irregolarità a cominciare dalla presenza fuori e dentro i seggi di figure non autorizzate che esercitavano pressioni sugli elettori e interferenza nel voto.
È poi emerso che la carta delle schede su cui si esprimeva il voto lo rendeva palese nell’atto di inserire la preferenza, compromettendone la segretezza. L’analisi del voto ha rivelato numerose discrepanze fra gli effettivi votanti e la composizione demografica del seggi, con ingiustificati numeri di votanti uomini.
Questo fa ipotizzare che ci siano state persone trasportare appositamente al seggio. La circoscrizione estero non ha poi potuto esercitare pienamente il diritto di voto, poiché i pochi seggi non sono stati organizzati in modo da accogliere il notevole numero dei registrati, per cui su centomila registratesi per votare, solo trentamila sono riusciti a farlo.
Queste, ed altre irregolarità, hanno reso i risultati elettorali poco credibili. Il Comitato elettorale centrale - largamente screditato per i numerosi emendamenti alla sua composizione nel corso della legislatura 2020-2024 -, ha assegnato il 54% di preferenze al Sogno, l’11% alla Coalizione per il Cambiamento, il 10% all’Unità, il 9% a Georgia Forte e l’8% al partito di Gakharia.
I quattro partiti di opposizione combinati avrebbero quindi il 28% delle preferenze. Un quadro che al quarto mandato del Sogno e dopo una lunga stagione di proteste è parso subito poco credibile, e ancora meno man mano che emergeva un articolato sistema di brogli.
Le opposizioni e la presidente Salomè Zourabichvili hanno rigettato il risultato elettorale e depositato ricorsi presso la Corte costituzionale. Numerosi ricorsi sono stati presentati anche al Comitato elettorale.
Il Sogno tira dritto
Il Sogno georgiano ha tirato avanti: nonostante non sarebbe stato possibile dare vita alla legislatura con ricorsi pendenti alla Corte costituzionale, e la convocazione del parlamento dovesse essere fatta dalla Presidente della Repubblica, il parlamento si è autoconvocato ed insediato.
Questa violazione delle procedure da sola renderebbe di fatto la legislatura illegittima. Altrettanto ricusabile appare la validità del processo elettorale a seguito della liquidazione dei ricorsi da parte sia della Corte Costituzionale che del Comitato elettorale.
Questo parlamento pressoché monocolore, boicottato dalle opposizioni, con la Coalizione per il Cambiamento, l’Unità e Georgia Forte che hanno poi rimesso i propri mandati, ha proceduto come se nulla fosse, eleggendo il nuovo presidente della Repubblica nella persona di Mikheil Kavelahvili. Eletto da un parlamento monco, e unico candidato, la sua legittimità è legata doppio filo a quella della forza politica che l’ha candidato e del parlamento che l’ha votato.
La presidente uscente, non riconoscendo la legittimità del collegio votante, in cui la parte del leone era fatta dal corpus di eletti del Sogno, ha lasciato il palazzo presidenziale allo scadere del mandato, ma intende mantenere l’incarico fino a nuove, legittime, elezioni parlamentari, premessa per una nuova, anch’essa legittima, elezione presidenziale.
Questo ha aperto quindi anche un nuovo fronte nella fragile legittimità istituzionale del paese: una crisi costituzionale, con due presidenti che si ritengono entrambi capo dello stato.
Il Sogno, uno e trino
Il Sogno georgiano continua come se nulla fosse, negando l’esistenza e di una crisi politica e di una crisi costituzionale. Parla genericamente del “processo politico” in corso nel paese, e procede con la propria agenda.
Il 5 febbraio i seggi di tre dei quattro partiti di opposizione che avevano rimesso il proprio mandato sono stati annullati. Il parlamento del Sogno con questo gesto rende più facile l’arresto degli eletti, poiché ora non godono più dell’immunità parlamentare. I parlamentari dell’opposizione non avevano mai partecipato alle sedute del parlamento e avevano ricusato i mandati, ma prima di questo voto avrebbero comunque goduto dell’immunità.
Del discusso esito del voto, rimangono solo 12 seggi boicottati, quelli del partito di Gakharia, che non è stato espulso con il voto parlamentare di febbraio ma non partecipa ai lavori della legislatura. Nel parlamento siedono invece gli 89 deputati della maggioranza, all’interno della quale, per dare un senso a questa bizzarra legislatura monocolore, si sono create due costole.
La prima costola è il partito Potere al Popolo, che si era presentato in lista con il Sogno, e di cui fa parte il “presidente” Kavelashvili. Il partito ha dichiarato di voler creare una “sana opposizione”, e i suoi 8 eletti sono quindi traslati dalla maggioranza all’opposizione . Il partito è di destra, anti-europeista, ed è stato il primo promotore della legge sugli agenti stranieri.
Per farlo diventare d’opposizione, si è messa mano ai regolamenti parlamentari che prevedevano fosse possibile creare un nuovo gruppo solo se i deputati fossero stati presenti anche nella legislatura precedente, cosa non applicabile ai neoletti del Potere al Popolo.
Sempre dalle fila della maggioranza è promanata anche l’opposizione di sinistra. Tre parlamentari del Sogno hanno presentato le dimissioni dal partito anche loro per creare una “sana opposizione”. I tre, Ilia Inzhia, Varlam Liparteliani, and Nika Elisashveli, hanno creato un nuovo gruppo politico sulla base dell’identità dei Socialisti Europei, partito esistente in Georgia, filogovernativo, che non si è presentato alle elezioni.
Per rendere questa formazione politica legale il Sogno di nuovo ha cambiato i regolamenti parlamentari, che prevedevano che un gruppo politico dovesse essere composto da almeno sette deputati .
Insomma, in un parlamento di 150 seggi, di cui 61 vuoti, il Sogno fa e disfa le regole e il futuro del paese e in cui porta avanti il suo programma politico in modo selettivo.
Il Sogno d’Europa è un NO
Caduta in disgrazia la promessa dell’integrazione europea, anche se il Sogno continua a vagheggiare che nel 2030 la Georgia sarà paese membro, rimane in vigore la promessa elettorale di mettere al bando l’opposizione, quella vera, non quella “sana” fatta dai rimaneggiamenti delle regole.
Picchiati e arrestati i suoi leader nelle piazze, è nata una commissione di indagine (cinque seggi alla maggioranza, tre alle “sane opposizioni”, due vacanti) sui crimini del Movimento Nazionale Unito, con la contestuale introduzione del reato penale per chi si rifiutasse di cooperare con la suddetta commissione.
Il 13 febbraio l’Europarlamento - in una risoluzione approvata a larga maggioranza - ha dichiarato che “considerando che le autorità autoproclamate della Georgia hanno gettato il paese in una vera e propria crisi costituzionale e politica, nonché in una crisi dei diritti umani e della democrazia … Non riconosce le autorità autoproclamate del partito Sogno georgiano ”, continuando invece a riconoscere in Salomè Zourabichvili la presidente in carica.
Alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, come in altre occasioni internazionali e ufficiali per la Georgia, era presente solo la Zourabichvili.
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