© tomertu/Shutterstock

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Quali sono state le reazioni dell'opinione pubblica ucraina dopo lo scioccante show televisivo che ha visto protagonisti il presidente americano Trump, quello ucraino Zelens’kyj e il vicepresidente americano Vance lo scorso 28 febbraio? Un'analisi

06/03/2025 -  Claudia Bettiol Kyiv

This is going to be great television!”: a dispetto di chiunque sia intervenuto a gamba tesa per commentare il teatrino avvenuto lo scorso 28 febbraio alla Casa Bianca, è stato il presidente americano Donald Trump in persona a riassumere così il suo incontro agghiacciante con il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, che avrebbe dovuto portare a una svolta nelle future trattative di pace per la guerra russa in Ucraina.

Una svolta, effettivamente, c’è stata, ma non quella che si aspettava il mondo intero, il quale ha assistito dal vivo a una tragicommedia, gridando subito alla catastrofe. L’incontro fra i tre politici – perché è JD Vance che ha svolto un ruolo fondamentale – è degenerato dopo una serie di scambi e accuse che fatichiamo ancora a credere fossero parte del copione americano .

Le reazioni a tutto ciò, di poco precedenti alle più calde o fredde analisi delle conseguenze dell’incontro, si sono alternate e sovrapposte in diretta, tra commenti e meme che passeranno alla storia: disgusto, rabbia e frustrazione miste a ironia e satira si sono riversate in un sentimento di solidarietà quasi totale nei confronti di Zelens’kyj. 

Costretto a lasciare Washington senza portare a casa alcuna parola confortante sull’andamento del conflitto in corso, il capo di Stato ucraino non è riuscito a firmare l’accordo sulle terre rare , disegnato in pochi giorni in un contesto di pressioni e minacce per l’accesso a 500 miliardi di minerali critici a fronte di 100 miliardi di aiuti, per cui era volato fin lì.

Trump e Vance hanno cercato in tutti i modi di umiliarlo e metterlo in un angolo, finendo però per ottenere l’esatto contrario e scatenando una spirale di emozioni che hanno in realtà giovato alla figura del presidente ucraino, a detta di molti “illegittimo”.

Zelens’kyj e l’unità dell’Ucraina

In un contesto più ampio, vale la pena notare che la caparbietà di Zelens’kyj nel difendere le linee rosse della controversia, indipendentemente dalla piega che sta prendendo ora la situazione, sta avendo un effetto più positivo che catastrofico , soprattutto in Ucraina. 

Le accuse al presidente, che rappresenta il Paese, non sono affatto piaciute in patria, nonostante Zelens’kyj non goda più della sua popolarità iniziale e molte scelte governative siano da mesi contestate a gran voce. Persino l’opposizione si è detta indignata per come il leader è stato trattato e si è schierata subito con il capo di Stato: molti ucraini, già consci che le ultime uscite a favore dei russi del presidente statunitense si sono rivelate una pugnalata alle spalle per l’Ucraina, hanno percepito la ferma posizione di Zelens’kyj come una difesa degli interessi nazionali. 

Basti solo pensare che, in seguito alle ridicole e classiste critiche sull’abbigliamento, sulla pagina Instagram ufficiale del ministero degli Affari Esteri ucraino è comparso un post intitolato “Ukrainians have their suits ”, che spiega con delle immagini a effetto come, a causa dell’invasione del 2022, gli ucraini hanno sostituito i loro eleganti abiti da ufficio con uniformi militari e che i vestiti ora possono avere un aspetto diverso, ma sono tutti indossati con estrema dignità.

Figure come il noto fotografo Vladyslav Musijenko, mai stato sostenitore del presidente e del suo governo, hanno detto: “Trump ha voluto umiliare tutti noi... Nonostante io non abbia votato per Zelens’kyj, il mio personale sostegno al presidente è aumentato dopo questo spettacolo”. 

Con lui, anche la maggior parte dei politici e dell’opposizione ha riconosciuto l’importanza dell’unità e del sostegno al presidente in questo momento critico. L’imboscata trumpiana non è quindi stata percepita solo come un affronto personale a Zelens’kyj, ma ne ha galvanizzato il sostegno interno, in nome anche di una difesa della sovranità del Paese.

La popolarità di Zelens’kyj era salita alle stelle all’inizio dell’invasione russa del febbraio 2022 quando il 90% degli ucraini dichiarava di fidarsi di lui; da allora è diminuita in modo significativo, stabilizzandosi dopo un altro calo intorno al 52% lo scorso dicembre.

 Di recente Trump , alimentando una narrazione volta a delegittimare la leadership ucraina, ha falsamente affermato che l’indice di gradimento del presidente ucraino era pari ad appena il 4%, cifra ridicola e ben lontana dalla realtà. 

Secondo gli ultimi studi condotti dall’Istituto internazionale di sociologia di Kyiv (KIIS), i sondaggi a metà febbraio davano un indice di gradimento del presidente del 57%, salito poi al 63% negli ultimi giorni .

“L’affermazione di Trump non è solo fattualmente sbagliata, ma anche irresponsabile e antidemocratica: Zelens’kyj rimane un leader politico piuttosto popolare in Ucraina. Diffondere informazioni errate sulla sua legittimità aiuta direttamente la propaganda del Cremlino ed è una minaccia al diritto del popolo ucraino di determinare il proprio futuro”, come ha sintetizzato in un suo intervento la professoressa dell'Università di Manchester Olga Onuch.

Parte del dibattito, infatti, riguarda la discussione sulla “legittimità ” del presidente dell’Ucraina, dove avrebbero dovuto tenersi nuove elezioni la scorsa primavera. Tuttavia, anche se nei media si legge che un cambio ai vertici potrebbe essere una delle componenti per i possibili “piani di pace” voluti da Vladimir Putin e da Trump, allo stesso tempo la maggioranza della società ucraina continua ad aderire all’opinione che le elezioni si debbano tenere dopo la guerra. 

Inoltre, il sentimento dell’opinione pubblica suggerisce che un cambio di presidente non porterebbe necessariamente all’emergere di un leader più favorevole agli USA e a una rapida normalizzazione delle relazioni con la Russia. 

Proprio la reazione russa alla discordia del 28 febbraio si è rivelata un concentrato di menzogne poiché è stata dipinta da media e politici come indicativa del calo del sostegno occidentale all’Ucraina. 

Una narrazione, questa, volta a incrementare il morale russo e a suggerire un indebolimento delle alleanze internazionali dell’Ucraina per una sconfitta imminente di quest’ultima. La portavoce del ministero degli Affari Esteri russo, Marija Zacharova , ha definito un “miracolo” il fatto che Trump e Vance si siano trattenuti nel prendere a schiaffi Zelens’kyj (o ‘bastardo’ come l’ha letteralmente chiamato); mentre l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev , si è rallegrato commentando, non senza i suoi soliti coloriti insulti, che Trump ha ragione sul fatto che l’Ucraina “rischia la terza guerra mondiale”.

Rapporti che si incrinano, ponti che oscillano

All’interno del dibattito pubblico e mediatico non mancano persone che manifestano un atteggiamento negativo nei confronti sia dell’Ucraina che del loro leader, considerato da molti un guerrafondaio o, addirittura, un dittatore sanguinario che spinge alla mobilitazione di giovani reclute.

Dopo il 28 febbraio i repubblicani oltreoceano hanno rilasciato dichiarazioni secondo cui il dialogo con Zelens’kyj non è più possibile e ch’egli dovrebbe dimettersi, a meno che non si scusi ufficialmente e la smetta di essere ingrato nei confronti degli Stati Uniti, come ribadito dal Segretario di Stato Marco Rubio. Ma, nel momento in cui il presidente ucraino, durante un’intervista a FoxNews sempre il 28, si è rifiutato di piegarsi spiegando di non avere alcuna colpa, il gelo ha accompagnato il calare del sipario.

Poche ore dopo, sembra però aver avuto luogo un secondo atto, dove si è risvegliata l’Europa, su cui l’Ucraina ripone grandi speranze. La reazione dei leader europei, dai quali Zelens’kyj ha ricevuto un sostegno immediato e incondizionato, ci induce a pensare che l’Europa sia pronta per passare all’azione . “Oggi è diventato chiaro che il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader. Noi europei dobbiamo raccogliere questa sfida”, ha ribadito sabato 1° marzo il capo della politica estera dell’Unione Europea Kaja Kallas.

Se i vari leader, compresi quelli di Canada e Turchia presenti al vertice di Londra per discutere sul da farsi, sono per la maggior parte sostenitori dell’Ucraina e si dicono pronti a esporsi per salvarla dalle grinfie del nuovo asse Trump-Putin, c’è ancora chi temporeggia. 

La premier italiana Giorgia Meloni rimane, infatti, con il piede in due staffe, dichiarando di voler organizzare un vertice di emergenza tra Stati Uniti, Stati europei e alleati perché “qualsiasi divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce coloro che vorrebbero vedere il declino della nostra civiltà”.

Molto dipenderà tuttavia dalla nuova strategia statunitense per l’Ucraina, che si sta delineando proprio in questi giorni. Martedì 4 marzo, mentre Trump avrebbe ipotizzato di sospendere tutte le forniture di aiuti militari all’Ucraina e di implementare un piano per alleggerire le sanzioni contro la Russia, sempre con l’idea di “ricostruire i legami con Mosca e porre fine alla guerra in Ucraina”, il presidente ucraino si ritrova a ribadire l’impegno dell’Ucraina per una pace duratura in cooperazione con gli Stati Uniti .

“Tutti coloro che ci chiedono la pace ignorano che il prezzo della nostra pace sarà più alto del prezzo della nostra guerra”, ha chiosato sul suo profilo Facebook Pavel Kazarin, noto giornalista oggi arruolato nell’esercito ucraino.


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