
Scorcio di Trbovlje - © Anze Furlan/Shutterstock
I fondi UE possono avere un impatto concreto sulla vita dei cittadini e le comunità locali, purché siano spesi tenendo presenti le esigenze specifiche di ciascun territorio. Un'intervista a Jasna Gabrič, ex sindaca della cittadina di Trbovlje
Trbovlje è una cittadina della Slovenia centrale, collocata nelle vicinanze del corso della Sava. A lungo un importante centro di estrazione mineraria e produzione energetica, Trbovlje ospita il più alto manufatto del paese, la ciminiera dell’ex centrale termoelettrica, che coi suoi 360 metri di altezza è anche una delle strutture più alte mai costruite in Europa.
La transizione e diversificazione dell’economia dell’area è stata favorita anche dai fondi di coesione messi a disposizione dall’Unione europea. Jasna Gabrič, che è stata sindaca di Trbovlje dal 2014 al 2022, è stata chiamata l’anno scorso a far parte del gruppo di esperti istituito dalla Commissione europea per fornire indicazioni su possibili riforme da approntare alla politica di coesione dell’UE. Gabrič ha ricoperto questo incarico anche grazie alla sua esperienza alla guida dell’Associazione dei Comuni della Slovenia e come membro del Comitato europeo delle regioni.
Parlando della sua esperienza di amministratrice locale e delle potenzialità dei fondi di coesione, Gabrič ci racconta che a Trbovlje "abbiamo sviluppato progetti di gestione dei rifiuti, incubatori di start-up e rigenerazione della zona industriale”. In quel contesto erano quelle le priorità, ma "non sono necessariamente applicabili anche ad altre città".
Per questo motivo Gabrič ritiene fondamentale che gli enti locali e regionali siano coinvolti nella definizione delle modalità più appropriate di gestione e spesa dei fondi, operando caso per caso. È un ulteriore parere contrario al possibile accentramento dell'elargizione e della gestione dei fondi strutturali europei, che era stato ventilato negli scorsi mesi dalla Commissione europea in vista della predisposizione del prossimo bilancio dell'UE, che coprirà per il settennio 2028-2034.
Quali dovrebbero essere secondo lei le priorità del prossimo ciclo della politica di coesione dell’UE?
La politica di coesione deve rimanere una vera politica di coesione. Non è possibile che altri commissari europei la vedano ora come un'opportunità per dirottare fondi verso i propri ambiti di competenza: non è l'approccio giusto far convergere nella politica di coesione programmi attinenti ad altre politiche, senza peraltro aumentare il bilancio complessivo. Altrimenti le risorse verranno frammentate, lasciando poco per lo scopo principale della coesione, che dovrebbe rimanere focalizzata sulle comunità regionali e locali.
Il modo in cui i fondi vengono stanziati varia da paese a paese, da città a città, a seconda di come le comunità scelgono di investire nei progetti. In Slovenia, per esempio, dopo che il governo ha identificato alcuni settori chiave – come l'ambiente e i trasporti – le comunità locali sono state invitate a presentare proposte specifiche per richiedere poi i finanziamenti.
Cosa ha reso finora la politica di coesione un successo?
L'obiettivo della coesione è migliorare i luoghi in cui vivono le persone. La sfida – e anche l'opportunità – sta nel nel massimizzare l'impatto di questi fondi: trasformare un euro stanziato dall'Ue in tre euro di valore sul campo. Con i fondi di coesione possiamo ottenere ciò che i governi nazionali spesso non riescono a fare, soprattutto per quanto riguarda i programmi ambientali.
Io sono tra coloro che sostengono che dovremmo rifiutare l'idea di adottare un approccio unico per tutti [il piano di accentramento proposto dalla Commissione europea, ndr]. Ogni comunità ha esigenze e priorità diverse, che richiedono progetti su misura. Nella definizione del prossimo ciclo della politica di coesione questa diversità deve essere presa in considerazione.
Durante il suo mandato da sindaca, quali sono alcuni dei modi in cui avete usato i fondi di coesione a Trbovlje?
Durante il ciclo 2014-2020 della politica di coesione a Trbovlje abbiamo attuato diversi progetti, per un valore complessivo di 6-7 milioni di euro. Il nostro approccio è stato dal basso verso l'alto, assicurando che gli investimenti rispondessero alle reali esigenze della comunità.
Uno dei progetti principali si è concentrato sul sostegno alle imprese della nostra area. Molte aziende si trovavano ad affrontare problemi infrastrutturali di base, come l'insufficiente fornitura di energia elettrica, le frequenti valanghe e la mancanza di impianti idraulici adeguati. Per affrontare la questione ho invitato i direttori delle imprese a illustrare le esigenze più urgenti. Abbiamo stilato un elenco di priorità e valutato quanto potevamo ottenere attraverso i finanziamenti europei: abbiamo investito con successo oltre 2 milioni di euro per migliorare le infrastrutture, rafforzando la competitività della nostra economia.
Un altro progetto ha coinvolto una delle nostre aziende di successo a livello mondiale, Dewesoft, che a sua volta sostiene attivamente le start-up e promuove l'imprenditorialità tra i giovani. Dopo una discussione con il direttore, abbiamo sviluppato l'idea di creare un incubatore di start-up, acquisendo lo spazio necessario, ristrutturandolo e affidandone poi la gestione all'azienda.
Un terzo progetto ha riguardato la costruzione di piste ciclabili. In un'ex città mineraria stretta in una valle all'inizio sembrava quasi impossibile, ma quando sono diventata sindaca ho deciso di portare avanti il progetto. È stato un po' complicato, ma ce l'abbiamo fatta. Il progetto, del valore di circa due milioni di euro, è stato completato e ora incoraggia le persone a camminare e andare di più in bicicletta, migliorando sia la mobilità urbana sia la qualità della vita.
In base alla sua esperienza, quali aspetti della politica di coesione potrebbero essere migliorati?
C'è troppa burocrazia, è un fattore che non possiamo ignorare. Questo è anche uno dei punti che abbiamo evidenziato nella relazione che col gruppo di esperti abbiamo stilato per la Commissione europea nel 2024. Molti attori locali, compresi il settore pubblico e le ONG, non hanno le risorse per impiegare personale da dedicare esclusivamente a districarsi tra le complesse pratiche burocratiche richieste per accedere ai finanziamenti europei e realizzare i progetti.
Va anche ricordato che i fondi di coesione sono efficaci solo quando le comunità locali e regionali hanno voce in capitolo sul loro utilizzo. Non basta che un governo ottenga dei finanziamenti da Bruxelles, se poi impone come spenderli nello specifico. Le autorità locali non dovrebbero essere costrette a realizzare dei progetti solo perché soddisfano i criteri di finanziamento, ma dovrebbero avere la flessibilità necessaria per affrontare le reali esigenze delle rispettive comunità.
Qual è stata la sfida maggiore che ha incontrato?
Il coinvolgimento dei giovani è sempre la sfida più difficile da affrontare, poiché l'impegno politico non è molto comune tra le giovani generazioni. Per incoraggiarne il coinvolgimento, abbiamo utilizzato i fondi dell'UE per costruire un centro per i giovani, creando uno spazio in cui potessero partecipare ai nostri programmi e progetti.
Ho anche invitato i giovani al municipio e ho trasmesso i nostri dibattiti su YouTube, così da raggiungere un pubblico più vasto possibile ed evidenziare le questioni di cui stavamo discutendo. Si tratta però di una sfida costante, che non ha una soluzione semplice.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Cohesion4Climate" cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.
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