Eurovisioni. L'indignazione, il rebetiko e una nuova idea di contratto sociale
Secondo appuntamento della scuola di formazione politica “Territoriali ed europei”, che ha come focus l'Europa sociale
Il disegno di un'Europa politica sta vivendo un forte appannamento. Le sue istituzioni sono viste da molti come un apparato burocratico ed un insieme di regole dettate dai poteri finanziari. Il suo allargamento è stato spesso vissuto dai cittadini dei paesi più forti come un'insidia al proprio status piuttosto che la costruzione di una casa comune. Gli stati nazionali cavalcano l'onda della paura per evitare di cedere verso l'Europa (e verso i territori) quote crescenti di sovranità. La politica si attarda a cercare soluzioni a carattere nazionale, quando invece la cifra dei problemi appare sempre più di natura sovranazionale e territoriale.
Il problema sembra essere quello di tutelare al meglio gli interessi nazionali in Europa, ma così facendo non si costruisce l'Europa come soggettività politica, sociale e culturale, la si indebolisce piuttosto. Questo è l'orizzonte nel quale gli stati nazionali più forti ripropongono la loro leadership sull'Europa e questo, a guardar bene, ci racconta di quanto poco si sia fatto tesoro delle lezioni del Novecento. Tanto che l'idea di un'Europa politica nasce come progetto di pace, nel superamento in senso federalista degli stati nazionali e della loro tendenza all'egemonismo.
Una spring school che mette al centro della sua riflessione la fatica sociale dell'Europa, i movimenti spesso contraddittori che la percorrono e con i quali è in ogni caso necessario fare i conti, abitando conflitti talvolta spuri piuttosto che esorcizzarli. Indicando una visione che possa dare profondità a quanto si esprime sul piano sociale, nel passaggio incerto fra primavere appena iniziate e il riemergere di sentimenti tristi.
Un percorso che vuole essere insieme scuola politica ma anche incontro di comunità, perché l'Europa è ormai imprescindibilmente nelle nostre vite quotidiane. Prenderà il via il 30 aprile, simbolicamente, con le immagini di un film che racconta il grido di dolore di un paese verso il quale l'umanità è in debito e con il rebetiko che di questo dolore è diventato una sorta di manifesto culturale e una colonna sonora assolutamente calzante. Proseguirà con un primo maggio che si vorrebbe all'insegna di un nuovo progetto sociale europeo e con un percorso formativo vero e proprio, fra sguardo europeo e vissuto territoriale.
Mercoledì 30 aprile
ore 20:30, Centro per la Formazione alla Solidarietà internazionale - Vicolo San Marco,1
In debito (Jolefilm, 2013 – 84 min.)
Sarà presente Andre Segre, regista del film.
Prima della proiezione si terrà il concerto dei musicisti greci protagonisti del documentario insieme a Vinicio Capossela. Al termine ci sarà la possibilità di confrontarsi con loro sulla situazione greca dentro la crisi economica.
Appuntamento aperto alla cittadinanza, ingresso ad offerta.
La crisi di oggi prima che economica è identitaria. È separazione, disorientamento. Le culture europee sono state svendute all’omologazione del consumo e alla corsa alla ricchezza. Ci hanno fatto credere che la liberazione dalla povertà materiale dovesse coincidere con la fuga da se stessi. Vivere oggi di nuovo la povertà senza se stessi è una vertigine insostenibile.
Il documentario In debito è un tempo dedicato ad ascoltare l’assenza di noi stessi. È la consapevolezza di vivere in-debito di aria, di senso, di prospettiva. Per farlo abbiamo vagato come flaneur, come viandanti nel luogo simbolo della crisi, la Grecia indebitata: seguendo le parole, i pensieri e la musica dei rebetes, i cantanti del rebetiko, il blues ellenico.
Il rebetiko è musica nata dalla disperazione di un’antica crisi (la fuga da Smirne) ed è una delle musiche che hanno costruito l’identità moderna della Grecia, trasportando con sé il dolore dell’esilio e la ribellione alle violenze della storia. È una musica contro il potere, non autorizzata, indebita. I rebetes sono portatori di questa identità, di cui oggi celebrano un funerale pieno di sconfitta, disperata ribellione e silenziosa speranza. I loro concerti e le loro parole riempiono le taverne notturne di Atene e Salonicco, sfiorano le scritte sui muri, ascoltano il mare dei porti e incontrano il cammino di Vinicio Capossela, musicista e viandante che intreccia le sue note con i pensieri del suo diario di viaggio, il tefteri. Così la Grecia diventa l’Europa, la sua crisi la nostra e il rebetiko il canto vivo di un’indebita e disperata speranza.
Giovedì 1 Maggio
ore 18:00, Bookique - Parco della Predara
“Cittadinanze. Per una nuova idea di contratto sociale. Esiste un modello sociale europeo?"
Intervengono
- Manuel Cruz
- Dimitri Deliolanes
- un rappresentante dell’IG Metall (sindacato metalmeccanico tedesco)
Introduce e coordina
Franco Ianeselli
attività realizzata all'interno degli appuntamenti del 1° maggio, in sinergia con Cgil/Cisl/Uil
La delocalizzazione delle imprese, il trasferimento degli impianti in aree deregolate del continente europeo, gli incentivi sul piano dell'infrastrutturazione quanto del controllo sociale sulla manodopera che vengono da questi paesi, il modello “Bolkenstein” (la direttiva relativa alla libera circolazione dei servizi in ambito europeo in chiave temporanea e secondo le normative del paese d'origine, meglio conosciuta come la questione dell'idraulico polacco), la concorrenza che viene sul piano della competitività di un'economia senza confini hanno posto una questione cruciale: la difesa del lavoro non può più avvenire solo nei confini nazionali. Ciò significa che l'Europa deve diventare il luogo di regolazione e contrattazione unitaria per la difesa di un modello sociale e giuridico rispettoso della dignità del lavoro. Attraverso gli sguardi di diversi soggetti europei ne cominciamo a discutere.
ore 19:30, presso Bookique - Parco della Predara
Buffet europeo a cura di Slow Food
ore 20:30, presso Bookique
“Scollinare il Novecento...”
Canzoni ed incursioni nel Novecento a cura di Antonio Colangelo Ensemble
Oggi più che mai è divenuto auspicabile, ed in certo modo necessario, il compito di elaborare il tremendo lascito del Novecento tentando per l'appunto di "scollinarlo" ed imparando a ri-posizionare lo sguardo per cercare di essere presenti al proprio tempo. Ma non è certamente impresa facile dal momento che il Secolo Breve, oltreché essere il secolo delle tragedie e delle grandi dittature, è stato anche un secolo di grandi e belle speranze e di conquiste fino ad allora impensabili per una grossa fetta di umanità.
Venerdì 2 maggio
ore 9:00 – 11:00, presso Villa S.Ignazio - Via delle Laste
Prima sessione formativa
“Lo sguardo europeo, tra il non più e il non ancora.”
Introduzione nella forma di una conversazione fra Mauro Ceruti e Ugo Morelli
L'Europa politica nasce proprio per superare le condizioni di un conflitto fra gli stati nazionali che hanno così duramente segnato la storia del Novecento. Siamo consapevoli che l'orizzonte nazionale è ormai insufficiente, ma le cassette degli attrezzi (ad iniziare dalle categorie concettuali) del passato ancora condizionano la nostra visione. Occorre un nuovo sguardo europeo, che corrisponda ad un modo di sentire e di affrontare i temi cruciali che il presente e il futuro ci pongono. Occorrono luoghi di riflessione e di organizzazione sociale e politica adeguati a questa nuova dimensione insieme sovranazionale e territoriale, che interpretino un tempo glocale.
ore 11:00 – 13:00, presso Villa S.Ignazio
Seconda sessione formativa
“Fra stato sovranazionale e progetto federale”
Dialogo a più voci condotto da Simona Piattoni.
Intervengono
- Michele Nardelli
- Ugo Morelli
- Mauro Ceruti
Se l'Europa si limita ad essere il tavolo della trattativa fra le sovranità nazionali, il progetto europeo svanisce. C'è una distanza profonda fra quello che immaginavano Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi nel “Manifesto di Ventotene” («Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani») e l'Europa che abbiamo sin qui conosciuto. L'idea era quella dell'Europa delle regioni, un progetto politico sopra i tradizionali confini nazionali, ma la strada sin qui percorsa è stata un'altra. Nell'attuale fatica dell'Europa c'è la storia di un secondo dopoguerra nel quale le forme dell'organizzazione statuale, della struttura sociale e della partecipazione democratica hanno assunto nei paesi europei caratteristiche molto diverse.
ore 15:00 – 18:00, presso Villa S.Ignazio
Terza sessione formativa
“L'Europa dei territori, nel tempo dell'interdipendenza”
Simone Casalini in dialogo con Aldo Bonomi.
E' la sfida dell'autogoverno nella responsabilità, di un'Europa capace di valorizzare l'unicità dei territori ma anche di un farsi carico reciproco, di una sussidiarietà che tiene conto che il punto da cui partiamo non è omogeneo e che richiede il tempo per mettere in campo modelli di sviluppo autocentrati sulle proprie risorse. Una riscoperta delle vocazioni territoriali, delle relazioni interne all'Europa, del Mediterraneo come grande opportunità di scambio e di sperimentazione di nuovi modelli di sviluppo.
Sabato 3 maggio
ore 9:00, presso Villa S.Ignazio
Quarta sessione formativa
“Eurocrisi, come ci siamo ridotti così e come uscirne”
Incontro promosso e coordinato da Mirco Tomasi, Paolo Pasimeni e Pasquale d’Apice.
Il bilancio di quasi sei anni di politiche economiche conservatrici in Europa è sotto gli occhi di tutti ma vale la pena riassumerlo: circa 27 milioni di europei non riescono a trovare un lavoro, di cui circa un quarto è composto da giovani, 120 milioni di cittadini in Europa vivono al limite della soglia di povertà o al di sotto di essa. Il tasso di disoccupazione in Italia ha raggiunto il livello record di quasi il 13%. In Paesi come la Grecia, la Spagna, il Portogallo e l'Irlanda la situazione è ancora più critica. Il Prodotto interno lordo della zona euro è ancora sotto ai livelli pre-crisi e quello dell'Italia è addirittura tornato ai livelli del 2000. La domanda interna è crollata di 5 punti percentuali nella zona euro e di ben 13 punti in Italia mentre gli investimenti sono diminuiti rispettivamente di venti e trenta punti percentuali rispetto ai livelli pre-crisi.
Il peso dell'uscita dalla crisi è stato finora scaricato principalmente sulle spalle degli Stati Membri mentre la natura della crisi è di tipo sistemico, coinvolge cioè nella sua interezza tutta la zona euro. Una crisi sistemica ha bisogno di risposte sistemiche, ovvero un maggior coordinamento fra tutti i Paesi Membri ed una maggiore solidarietà. Questa situazione richiede quindi un profondo ripensamento delle politiche economiche fin qui attuate a livello comunitario. E' necessario prima di tutto costruire un quadro politico basato su priorità diverse rispetto a quelle che hanno, in questi ultimi anni, guidato le decisioni dell'Unione europea. E' ora di mettere l'occupazione al primo posto. Questo significa essenzialmente rimettere in moto una crescita economica basata su una ridistribuzione equa ed efficace della ricchezza e delle opportunità, volta a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori in tutta l'Unione attraverso una lotta serrata al dumping sociale, all'evasione e alla concorrenza fiscale. Questo significa anche rilanciare un piano d'investimenti pan-europei in settori industriali chiave per una crescita sostenibile e basata sulla conoscenza. Questo significa infine rimettere il settore finanziario al servizio dell'economia reale, imponendo severi controlli sulle speculazioni e introducendo un'imposta sulle transazioni finanziarie.
Tutto ciò andrà accompagnato da uno slancio coraggioso e di lungo respiro che porti al completamento dell'unione monetaria per dotarla di strumenti necessari ad uscire in modo veloce ed equo da momenti di crisi. Andrà quindi ripensata l'architettura istituzionale della zona euro, nel solco degli ideali dei padri fondatori, per trasformare l'Unione europea in veri e propri Stati Uniti d'Europa dotati di una Banca Centrale con pieni poteri e di un bilancio federale che renda possibili quelle politiche economiche anticicliche necessarie per evitare una depressione.
ore 11:00, presso Villa S.Ignazio
Tavola rotonda pubblica
“Territoriali ed europei. Un manifesto per l'Europa”
Come i territori vivono l'Europa. Esperienze regionali a confronto.
ore 12:30, presso Villa S.Ignazio
Saluto conclusivo in forma di racconto
a cura della redazione di Politica Responsabile
ore 12:45, presso Villa S.Ignazio
Buffet trentino a cura dei presidi locali di Slow Food
INFO
Costo d’iscrizione 50,00 euro, da versare il primo giorno della scuola.
L’appuntamento per la registrazione degli iscritti è fissato per le ore 17:00 del 1° maggio 2014, presso la Bookique (Parco della Predara), prima dell’inizio della prima sessione formativa.
Per iscrizioni e informazioni rivolgersi a:
f.zappini@gmail.com