La cooperazione regionale è sempre stata una delle condizioni chiave per l'accesso dei Paesi dei Balcani occidentali all'UE. CeSPI e OBCT hanno realizzato uno studio, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, esaminando i risultati delle principali iniziative di rafforzamento della cooperazione regionale nei Balcani Occidentali – tra cui il Processo di Berlino - in chiave di graduale integrazione nell'UE.
A cura di: OBCT e CeSPI
Lingua: inglese / italiano
A partire dal 2024, l’Albania, insieme ad altri Paesi candidati sono coinvolti nel Meccanismo per lo Stato di diritto della Commissione europea, uno strumento introdotto nel 2020 per monitorare la salute dello Stato di diritto nello spazio europeo. Questo Rapporto ombra si concentra sulla terza sezione del rapporto sullo Stato di diritto della Commissione, dedicata alla libertà e al pluralismo dei media, e fornisce un'analisi aggiornata del panorama mediatico albanese, evidenziando non solo gli sviluppi positivi, ma soprattutto i rischi e le sfide emergenti. La relazione è completata da una serie di raccomandazioni dettagliate che esortano le autorità competenti e le parti interessate ad agire e a rafforzare il loro impegno per la tutela della libertà dei media in linea con gli standard europei e internazionali.
A cura di: Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa (OBCT), Center Science and Innovation for Development (SCiDEV)
Lingua: inglese, albanese
La libertà dei media in Italia è sotto attacco, una deriva caratterizzata da una crescente interferenza politica e molestie legali nei confronti dei giornalisti. In vista delle elezioni europee del 2024, il Media Freedom Rapid Response (MFRR) ha condotto una missione di carattere urgente a Roma per approfondire queste problematiche.
A cura di: Media Freedom Rapid Response (MFRR)
Lingua: italiano / inglese
A partire dal 2024, la Serbia, insieme ad altri Paesi candidati sono coinvolti nel Meccanismo per lo Stato di diritto della Commissione europea, uno strumento introdotto nel 2020 per monitorare la salute dello Stato di diritto nello spazio europeo. Questo Rapporto ombra si concentra sulla terza sezione del rapporto sullo Stato di diritto della Commissione, dedicata alla libertà e al pluralismo dei media, e fornisce un'analisi aggiornata del panorama mediatico serbo, evidenziando non solo gli sviluppi positivi, ma soprattutto i rischi e le sfide emergenti. La relazione è completata da una serie di raccomandazioni dettagliate che esortano le autorità competenti e le parti interessate ad agire e a rafforzare il loro impegno per la tutela della libertà dei media in linea con gli standard europei e internazionali.
A cura di: Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa (OBCT), Independent Journalists’ Association of Serbia (IJAS)
Lingua: inglese e serbo-croato
Il 2024 rappresenta per la Romania un anno di cambiamenti politici: alle elezioni europee che coincideranno con le amministrative, seguiranno le parlamentari e le presidenziali. In questo contesto, i partner del consorzio Media Freedom Rapid Response hanno condotto una missione conoscitiva online in Romania per valutare lo stato della libertà dei media nel paese. La prima fase di queste attività ha visto coinvolto il consorzio in un esercizio di raccolta dati in cui sono stati intervistati 22 portatori di interesse locali, tra i quali: giornalisti indipendenti, investigativi e impiegati da testate nazionali; giornalisti di media locali e di media della minoranza ungherese; avvocati esperti in libertà di espressione; ricercatori accademici; rappresentanti della società civile che si occupano di libertà di stampa; rappresentanti del sindacato
Questo rapporto riassume i risultati della prima missione.
A cura di: International Press Institute (IPI), Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa (OBCT), Free Press Unlimited (FPU)
Lingua: inglese
Questa ricerca indaga la capacità della società civile italiana di partecipare al processo politico a livello europeo analizzando i principali punti di forza e debolezza di alcuni strumenti di partecipazione offerti dall’Unione Europea e l’esperienza di alcune organizzazioni di attivismo civico italiane che si sono mobilitate a livello europeo facendone uso. Portando alla luce i vantaggi di una più estesa azione a livello europeo e transnazionale, la ricerca mira a favorire una comprensione approfondita dei canali di partecipazione europei per stimolare un coinvolgimento più significativo e influente della società civile italiana.
Di: Luisa Chiodi e Serena Epis
Lingua: Italiano
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, offriamo ai nostri lettori una selezione di articoli dedicati a protagoniste femminili della cultura pubblicati da OBCT negli ultimi anni.
Si tratta di scrittrici, poete, pittrici, artiste, registe, e così via, provenienti dal sud-est Europa: si va dall’Ucraina e Bielorussia di Svetlana Aleksievič alla Turchia di Sezen Aksu, passando da molti Paesi dei Balcani occidentali – ma le storie di molte di queste donne sono anche storie di spostamenti attraverso i confini, e dunque si toccano pure New York, la Norvegia e l’Italia.
Paesi diversi, epoche diverse, forme diverse di espressione artistica – e pure modi diversi di raccontare queste donne da parte di numerose autrici e autori di OBCT: la raccolta comprende profili biografici e critici, interviste, articoli di cronaca, racconti tratti da eventi dal vivo. Ci sono però una serie di elementi che accomunano i vari articoli. Innanzitutto, il gusto e l’importanza di far conoscere meglio al pubblico italiano figure di artiste spesso ancora poco note al di fuori della loro regione di origine (e talvolta poco note perfino lì). Poi la messa in rilievo delle connessioni che legano strettamente tra loro i percorsi artistici e biografici con la questione femminile e con il contesto politico e sociale in cui queste donne si sono mosse, attraverso epoche e confini. Ne esce un quadro di grande vitalità, tenacia, profondità.
A cura di: Redazione OBCT
Lingua: italiano
Le SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation), alias “azioni temerarie” o “cause bavaglio”, costituiscono una forma di abuso del diritto che mira a limitare l’esercizio della libertà di espressione. Le SLAPP rappresentano un fenomeno diffuso in tutto il continente europeo e con manifestazioni transfrontaliere. In Italia, il fenomeno si contraddistingue per un numero elevato di azioni o querele temerarie intentate da politici e figure pubbliche di alto livello, nonché enti di diritto pubblico e imprese spesso multinazionali, e per una legislazione problematica, che favorisce chi avvia le SLAPP e il loro stesso uso. L’obiettivo di questo position paper è quello di esaminare l’impatto del fenomeno delle SLAPP in Italia e contestualizzarlo nel panorama europeo, avanzando delle soluzioni concrete che vadano a vantaggio dei cittadini e della partecipazione pubblica.
Il position paper è stato elaborato per l’evento pubblico “Per una rete transnazionale di contrasto alle SLAPP: contro i bavagli alla partecipazione pubblica” organizzato da CASE Italia il 16 ottobre 2023
A cura di: CASE Italia
Lingua: italiano
Questo policy paper fa luce sulle mobilitazioni politiche transnazionali che hanno luogo nel complesso sistema politico multilivello dell'Unione Europea (UE), esplorando le opportunità e i limiti che le organizzazioni della società civile italiana (OSC) hanno incontrato negli ultimi decenni. Queste sono presentate come un importante caso studio che consente di analizzare la trasformazione dell'attivismo politico delle organizzazioni della società civile in un'epoca dominata dalla politica populista e dalla riduzione dello spazio civico. Nello stesso periodo in cui il rapporto tra la società civile e i partiti politici stava cambiando a livello nazionale, lo spazio politico e giuridico dell’UE ha visto consolidarsi in maniera notevole aprendo nuovi spazi per la mobilitazione delle OCS a livello europeo.
Proprio quando il rapporto tra società civile e partiti politici ha iniziato a cambiare a livello nazionale, lo spazio politico e giuridico dell'UE ha visto un notevole consolidamento aprendo nuove strade per la mobilitazione delle OSC italiane a livello europeo. Gli esempi analizzati includono azioni legali, proposte legislative, consultazioni e azioni di monitoraggio realizzate dalle OCS attive principalmente nell’ambito della protezione dei diritti fondamentali dei migranti e delle persone LGBT+, questioni ambientali e di genere. Nonostante notevoli ostacoli organizzativi e politici che impediscono l’utilizzo dello spazio transnazionale, le OSC italiane dimostrano come il sistema multilivello europeo offra opportunità importanti per contrastare la deriva populista. I nostri risultati indicano che le organizzazioni della società civile nazionale sempre più includono nel loro repertorio l’azione transnazionale. L’impegno transnazionale delle OSC in senso “verticale” è il più comune, ma per far fronte a sfide comuni andrebbero incentivate attivamente dinamiche “orizzontali”. L’ultima parte del paper è dedicato a raccomandazioni rivolte alle istituzioni UE e alla società civile allo scopo di rafforzare la democrazia partecipativa europea.
A cura di: Luisa Chiodi & Fazıla Mat, OBC Transeuropa
Lingua: italiano e inglese
L'invasione su larga scala dell'Ucraina, scatenata dalla Federazione russa il 24 febbraio 2022, ha sconvolto il continente europeo, rimettendo in discussione gli equilibri e le relazioni internazionali in Europa di fronte a prospettive di possibile escalation militare, alla messa in discussione dei cardini della sicurezza collettiva europea e all’urgenza di ripensamento delle politiche di allargamento e vicinato nell'Europa orientale e sud-orientale. Gli effetti della guerra voluta da Putin rischiano non solo di sconvolgere il presente e il futuro delle parti direttamente in conflitto, ma di avere anche pesanti ricadute in altre aree sensibili del continente europeo, da decenni al centro degli sforzi di pacificazione e stabilizzazione sia dell'Italia che dell'Unione europea nel suo complesso. Tra queste spiccano i Balcani occidentali: regione strategica che, dopo i conflitti degli anni '90, è entrata di forza tra le priorità della politica italiana ed europea, con la promessa di un futuro nell'UE. Oggi, con l’invasione russa dell’Ucraina, i rischi di destabilizzazione per i Balcani occidentali crescono esponenzialmente, soprattutto lungo le faglie della tradizionale sfera di influenza del Cremlino nella regione.
A cura di: Francesco Martino, Anna Ferro
Lingua: italiano
L'inquinamento, la qualità dell'aria e più in generale le risposte ai cambiamenti climatici rappresentano una sfida per la stabilità e la sicurezza della regione balcanica.
La difesa dell'ambiente è uno dei principali settori in cui le società civili dei Balcani occidentali sono riuscite a mobilitare ampie fasce della popolazione e a far sentire la propria voce a livello politico, attivandosi a livello locale, regionale e, più raramente, transnazionale. Dopo un'analisi del contesto dell'inquinamento ambientale nella regione, la ricerca presenta i risultati di un lavoro di mappatura e messa in relazione di alcune realtà esistenti attive nella lotta all’inquinamento atmosferico e tutela della salute pubblica.
A cura di: Anna Ferro, Francesco Martino, Serena Epis
Lingua: italiano
Quali sono le principali imprese innovative nei Balcani occidentali? Che effetto hanno nel mercato del lavoro e sulla riduzione della fuga di cervelli? Uno studio realizzato da CeSPI e OBCT, dopo l’analisi della letteratura, presenta una mappatura qualitativa con 14 interviste realizzate a portatori di interesse in Serbia, Albania e Kosovo.
A cura di: Anna Ferro, Francesco Martino, Serena Epis
Lingua: italiano
Questo report multidisciplinare raccoglie i risultati del progetto “Le Comunità di Italiani nell’Europa sudorientale: status culturale ed economico, ruolo delle donne e sviluppo sostenibile”che ha visto la collaborazione di OBC Transeuropa/CCI con l'Istituto sui Diritti delle Minoranze di Eurac Research, l’Associazione Bellunesi nel Mondo e l’Associazione Trentini nel Mondo. Pubblicato con il sostegno dell’Unita di Analisi, Programmazione, Statistica e Documentazione Storica del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionali, ai sensi dell’art. 23-bis del DPR 18/1967.
A cura di: Tomaselli Alexandra; Mitterhofer Johanna; Engl Alice; Zeba Mattia; Constantin Sergiu; Rautz Günther; Abram Marco; Ricciardi Toni; Tormen Simone; Ghobert Caterina; Bocchetti Francesco
Lingua: Italiano
Organizzata da OBCT dal 4 al 6 aprile 2022, la visita in Italia della delegazione MFRR, Media Freedom Rapid Response, è stata una intensa tre giorni di incontri con istituzioni e giornalisti, per approfondire due filoni tematici: da un lato diffamazione e querele bavaglio (SLAPP), dall'altro le misure statali per monitorare e prevenire gli atti intimidatori ai danni dei giornalisti. Le considerazioni finali e le raccomandazioni della delegazione MFRR sono state pubblicate l'11 maggio 2022 in un libretto ideato e curato da OBCT, disponibile anche in inglese.
2022
A cura di: Paola Rosà
Lingua: italiano
Partendo dal riconoscimento delle giornaliste e dei giornalisti locali come due tra le categorie più vulnerabili nel mondo dell'informazione, la ricerca prende in esame i loro bisogni e i meccanismi di supporto esistenti. Secondo volume di un'analisi avviata nel 2020 e che ha condotto alla pubblicazione di Interviewing Journalism, la ricerca stringe il campo anche geograficamente attraverso l'elaborazione di quattro casi studio: Bulgaria, Irlanda, Italia e Svezia. OBC Transeuropa ha condotto lo studio in qualità di membro del consorzio europeo Media Freedom Rapid Response .
2022
A cura di: Maria Francesca Rita
Lingua: Inglese
Lo studio aggiorna lo sguardo al ruolo della società civile rispetto all'avanzare del percorso di integrazione europea dei Balcani, anche alla luce dei risultati e delle opportunità avviate attraverso il Processo di Berlino. La ricerca si concentra sul settore delle politiche ambientali, le quali offrono uno spazio di azione privilegiato per la società civile e facilitano la crescita di relazioni transnazionali tra paesi membri e candidati all’adesione.
Autrici: Luisa Chiodi, Serena Epis e Anna Ferro
Lingua: italiano
La ricerca esplora la capacità di risposta della società civile italiana a quella che viene definita internazionalmente come “la riduzione degli spazi d’azione civica”. Nello specifico, si interroga sulla capacità di partecipazione della società civile al processo politico, esplorando i possibili fattori di forza e debolezza che incidono o possono incidere sulla possibilità di azione della società civile.
Questa ricerca fa parte del progetto Winning the Narrative finanziato da Civitates, un’iniziativa filantropica per la democrazia e la solidarietà in Europa, e svolto insieme a CILD
Autrici: Luisa Chiodi, Fazila Mat, Serena Epis
Lingua: italiano
Quante emissioni di CO2 si risparmierebbero se in Europa fossero vietati i voli per cui esiste un’alternativa in treno che percorre lo stesso tragitto in meno di 6 ore? In questo report, che abbiamo realizzato per Greenpeace, proviamo a rispondere a questa e altre domande sul traffico ferroviario europeo. Per farlo, abbiamo raccolto i dati sulle durate dei collegamenti ferroviari attuali e di quelli che esistevano nel 2019, prima dello scoppio della pandemia di Covid-19. Abbiamo inoltre raccolto dati sugli itinerari, il numero di cambi e le distanze percorse dai treni in questione. Abbiamo analizzato le tratte ferroviarie corrispondenti ai 250 voli a corto raggio più trafficati in Europa, ai 150 voli interni all'UE più trafficati e ai principali voli per una serie di singoli paesi europei.
A cura di: Lorenzo Ferrari e Gianluca De Feo
Lingua: inglese
La pandemia COVID-19 non ha ridotto il numero di migranti in ingresso nei Balcani occidentali: al contrario, le misure di sicurezza sanitaria e la chiusura delle frontiere hanno generato situazioni di emergenza umanitaria in alcune località, in modo particolare nei pressi dei principali valichi di frontiera. Lo studio ha analizzato la situazione sulla cosiddetta “rotta balcanica” in maniera multiprospettica, approfondendo in particolare, da un lato, l’evoluzione nel contesto mediorientale da cui origina il nuovo consistente flusso migratorio; dall’altro, la situazione nei paesi più coinvolti nella gestione degli arrivi e nelle frontiere maggiormente esposte (Turchia/Grecia; Bosnia Erzegovina/Croazia), cercando di individuare prospettive di governo multilivello del fenomeno.
2021
A cura di: Luisa Chiodi (OBCT) e Raffaella Coletti (CeSPI)
Lingua: italiano
Il percorso di allargamento dell’Unione Europea ai Balcani Occidentali fa da cornice e sfondo alle relazioni bilaterali e multilaterali che si realizzano tra paesi membri e paesi in via di adesione. Le emergenze che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, dalla pandemia al riaccendersi dei flussi migratori attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”, pongono quesiti di grande rilevanza politica, che potranno avere un impatto anche sul percorso di integrazione dei paesi della regione nell’Unione Europea.
Questo documento si focalizza nelle prime due sezioni sulle sfide poste da queste emergenze, evidenziando le criticità, ma anche le potenzialità di una crescente integrazione dei Balcani occidentali. Proprio la rilevanza della condivisione a scala transnazionale e l’urgenza di cogliere le potenzialità in essere sono alla base della terza sezione, che si focalizza sulle opportunità offerte dalla strategia macroregionale EUSAIR.
Con la sua partecipazione alla pari di paesi membri UE e paesi in corso di adesione, e con il suo approccio inclusivo nei confronti dei diversi stakeholder territoriali, la strategia potrebbe offrire un contributo specifico all’allargamento e più in generale alla gestione e valorizzazione condivisa della regione adriatico ionica. Un maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali nella strategia, infine, potrebbe offrire un contributo essenziale a questo scopo.
Il position paper è stato elaborato per la Conferenza interparlamentare Balcani Occidentali: tra multipolarismo e processo di integrazione europea organizzata dalla Commissione Esteri della Camera dei Deputati il 26 aprile 2021
A cura di: OBCT e CeSPI
Lingua: italiano
OBC Transeuropa, in qualità di membro del consorzio Media Freedom Rapid Response, ha condotto una ricerca sui bisogni dei giornalisti europei e sulle lacune nei meccanismi di supporto. Dalle molestie verbali contro gli operatori dei media alle accuse legali infondate, cosa si può fare per affrontare questi problemi
2021
Autrici: Maria Francesca Rita, Sofia Verza, Luisa Chiodi
Lingua: Inglese
L’ultimo lavoro della serie “Riprendersi gli spazi. Costruire nuove narrazioni” analizza il fenomeno migratorio in Puglia, “regione di frontiera”, e in particolare a Bari, città che all’inizio degli anni Novanta con il massiccio arrivo dei profughi dalla vicina Albania ha visto per prima nascere il paradigma “emergenza” versus “accoglienza” in Italia. Il lavoro si concentra in particolare sulla risposta della politica e della società alla questione migratoria negli ultimi quindici anni. L'analisi quantitativa della stampa locale è a cura di Ornaldo Gjergji del data team OBCT/EDJNET.
2020
Autrice: Rossella Vignola
Lingua: italiano
Il quarto lavoro della serie "Riprendersi gli spazi. Costruire nuove narrazioni" analizza il caso dell'accoglienza a Padova, esplorando il dibattito locale e le posizioni dei principali attori in campo negli ultimi anni. La città, con una popolazione storicamente attiva nella promozione della solidarietà, ha visto riconosciuto il suo impegno con la proclamazione a Capitale europea del volontariato nel 2020. L'analisi quantitativa della stampa locale, condotta da Ornaldo Gjergji del team OBCT/EDJNET, conferma che la connotazione negativa dell'immigrazione non domina la narrazione.
2020
Autrice: Maria Francesca Rita
Lingua: italiano
Obiettivo della ricerca è quello di comprendere lo stato dei rapporti bilaterali tra l’Italia ed un gruppo selezionato di paesi della regione in differenti fasi del loro processo di avvicinamento all’Unione Europea – Serbia Albania, Bosnia-Erzegovina – al fine di mettere in evidenza il bagaglio acquisito e le potenzialità future per una cooperazione rinnovata nel quadro del progetto europeo. Realizzato da OBC Transeuropa in collaborazione con Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI)
Marzo 2020
A cura di: Luisa Chiodi e Raffaella Coletti
Lingua: italiano
Il terzo lavoro della serie “Riprendersi gli spazi. Costruire nuove narrazioni” analizza il caso dell'accoglienza a Trieste esplorando il dibattito locale e le posizioni dei principali attori in campo nel corso del 2019. Dal 2015-16 la direttrice di transito dei migranti attraverso i Balcani ha investito in modo significativo il capoluogo giuliano, mentre in città cresceva l'ostilità della politica nei confronti dell'accoglienza. L'analisi quantitativa della stampa locale è a cura di Ornaldo Gjergji del data team OBCT/EDJNET.
2020
Autrice: Rossella Vignola
Lingua: italiano
Il secondo lavoro della serie “Riprendersi gli spazi. Costruire nuove narrazioni” analizza il caso dell'accoglienza a Ventimiglia esplorando il dibattito locale e le posizioni dei principali attori in campo negli ultimi anni. La città, l'ultima italiana prima del confine con la Francia salita agli onori della cronaca per via del transito dei migranti diretti in Francia e in altri paesi europei, è stata interessata da una dinamica di criminalizzazione e restringimento dello spazio di azione civica per gli attori della società civile impegnati in azioni di solidarietà e accoglienza.
2020
Autori: Ornaldo Gjergji e Rossella Vignola
Lingua: italiano
Il primo lavoro della serie “Riprendersi gli spazi. Costruire nuove narrazioni” analizza il caso della cooperazioni internazionale nel caso trentino analizzando il dibattito locale e le posizioni dei principali attori in campo nel corso del 2019, quando il settore ha subito importanti tagli. Lo studio vuole individuare nuovi spunti narrativi per contrastare le sempre più diffuse narrazioni contrarie alle politiche di solidarietà e di accoglienza.
2020
Autrice: Rossella Vignola
Con il contributo di: Francesca Vanoni e Luisa Chiodi
Lingua: italiano
L'abuso della legge come strumento per zittire il dissenso, influenzare la libertà di espressione e manipolare la libertà di stampa. Questo è il nono dossier tematico legato alla libertà di stampa in Europa con risorse tratte dal Resource Centre per la libertà di stampa, realizzato nell'ambito del progetto ECPMF.
Dicembre 2019
Autori: Claudia Pierobon e Paola Rosà
Lingua: italiano - inglese
Nella definizione di Alina Mungiu-Pippidi, la media capture è una situazione in cui i media sono controllati "direttamente dai governi o da interessi acquisiti” che cercano non profitto, ma influenza politica. Il risultato è la creazione di un regime ibrido, a metà strada fra democrazia e stato totalitario. Un dossier realizzato nell'ambito del progetto ECPMF.
Dicembre 2019
Autori: Ilcho Cvetanoski e Matteo Trevisan
Lingua: italiano - inglese
In Italia l'abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti ha dato maggiore importanza al finanziamento privato, aumentando il rischio di influenze indebite sul processo democratico. Un dossier realizzato nell'ambito del progetto ESVEI.
Novembre 2019
Autori: Fazıla Mat, Niccolò Caranti
Lingua: italiano
Negli ultimi anni la Turchia ha assistito ad una massiccia riduzione della libertà di espressione che ha avuto un notevole impatto anche sulla libertà accademica. Secondo le stime del network Scholars at Risk (SAR, 2018) tra il gennaio 2016 e il gennaio 2018, sono state licenziate 8.535 persone impiegate nelle università.
Un caso particolare è rappresentato dagli “Accademici per la pace” (Barış İçin Akademisyenler-BAK), un gruppo di oltre 2000 universitari che sta scontando gravi conseguenze per aver sottoscritto una petizione a favore della pace. Il loro caso rappresenta anche un esempio di solidarietà collettiva che si traduce nell’ideare pratiche quotidiane per continuare la loro attività di ricerca e di condivisione della conoscenza.
Giugno 2019
Autrice: Fazıla Mat
Lingua: italiano
Il tentato colpo di stato di luglio 2016 è stato un punto di svolta senza precedenti per il sistema mediatico turco, nonostante i problemi già esistenti. Il dossier speciale “La libertà dei media in Turchia" esplora la grave situazione creata nel periodo successivo al golpe, presentando le difficoltà del caso ma anche le iniziative messe a punto per continuare a svolgere giornalismo di qualità e le azioni di solidarietà. Il Dossier "Libertà dei media in Turchia” è il settimo di diversi itinerari tematici che illustrano le problematiche più attuali legate alla libertà di stampa in Europa attraverso una selezione di risorse tratte dal Resource Centre per la libertà di stampa.
Gennaio 2019
Lingua: Italiano - Inglese
Autrici: Fazıla Mat e Valentina Vivona
La disinformazione è tra le questioni più pressanti del nostro tempo. A questo tema OBCT ha dedicato un nuovo dossier di approfondimento partendo dai materiali presenti sul Resource Centre on Press and Media Freedom in Europe
Gennaio 2019
Lingua: Italiano - Inglese
Autori: Fazıla Mat e Niccolò Caranti
Strumenti e strutture per la protezione dei giornalisti in Europa. Un dossier interattivo che vuole essere utile strumento per i giornalisti in difficoltà
Lingua: Italiano - Inglese
Intrecci pericolosi tra media, politica e affari nel paese che detiene la presidenza semestrale dell’Ue. Un approfondimento curato da OBCT.
Il quarto di una serie di itinerari tematici per esplorare il Centro risorse sulla libertà dei media attraverso una selezione di risorse tratte dal Resource Centre per la libertà di stampa Il testo è stato gentilmente riletto dalla dottoressa Lada Price della Sheffield Hallam University - CFOM e AEJ - Bulgaria.
Aprile 2018
Lingua: Italiano - Inglese
Autori: Nicola Pedrazzi, Fazıla Mat, Valentina Vivona
Nel corso degli ultimi mesi, il dibattito sulla diffusione dei discorsi d'odio s'è fatto sempre più acceso, incrociandosi con altri dibattiti contemporanei come quelli sulla post-verità e sull'affermazione dei populismi. Ma cosa si intende precisamente per hate speech? Ed è davvero un fenomeno in crescita, soprattutto per via di internet e dei social network? Per contrastarlo, le istituzioni nazionali ed europee hanno elaborato una serie di strumenti di ordine legale e hanno cercato di coinvolgere le grandi aziende digitali – ma entrambe le strategie mostrano dei limiti e sollevano problematiche. In alternativa, una ricca serie di realtà sta esplorando delle risposte di ordine educativo e culturale alla sfida posta dai discorsi d'odio.
Il dossier speciale “Hate speech” è il terzo approfondimento tematico sulla libertà di stampa in Europa creato da OBC Transeuropa, selezionando numerose risorse inserite nel Resource Centre sulla libertà dei media e della stampa.
(Ultimo aggiornamento luglio 2019)
Lingua: Italiano - Inglese
Autori: Marzia Bona, Irene Dioli, Lorenzo Ferrari, Fazıla Mat, Nicola Pedrazzi, Rossella Vignola , Valentina Vivona
Il Parlamento europeo ha recentemente adottato un'importante risoluzione – pur non vincolante – sulla necessità di tutelare i cosiddetti whistleblower, gli informatori. Un approfondimento sul perché le istituzioni europee hanno posto la loro attenzione sulla questione.
Il dossier speciale “Whistleblowing: in attesa di tutela europea” fa parte di una serie di itinerari tematici che illustrano le problematiche più attuali legate alla libertà di stampa in Europa attraverso una selezione di risorse tratte dal Resource Centre per la libertà di stampa .
Ottobre 2017
Lingua: Italiano - Inglese
La scena dei media in Montenegro è profondamente divisa e polarizzata lungo linee di frattura politiche tra i media che sostengono il governo e quelli che sostengono l’opposizione. Limiti al pluralismo dell’informazione sono riscontrati dalle principali organizzazioni che monitorano il panorama mediatico. Organizzazioni internazionali e centri studi registrano pressioni politiche ed economiche, assenza di professionalità, scarsa trasparenza nell’assegnazione dei fondi e della pubblicità in un contesto in cui attacchi fisici e verbali contro i giornalisti e impunità sono all’ordine del giorno.
Il dossier speciale “La libertà dei media in Montenegro. Una rassegna di pubblicazioni sulla libertà di informazione” è il primo di una serie di itinerari tematici che illustrano le problematiche più attuali legate alla libertà di stampa in Europa attraverso una selezione di risorse tratte dal Resource Centre per la libertà di stampa .
Lingua: Italiano
In Turchia molti proprietari di media operano in un’ampia gamma di settori di business. Nonostante la presenza di leggi nazionali intese ad aumentare la trasparenza, avere accesso ad informazioni riguardo a compagnie proprietarie di media è estremamente difficile. Inoltre, i giornalisti che pubblicano dei dati che il governo non vuole diffondere, lo fanno assumendosene i rischi. Il paper presenta un panorama delle strutture di proprietà dei media in Turchia, anche attraverso tentativi concreti di ricerca.
Autrice: Gülseren Adaklı
Lingua: italiano
Il contestato accordo UE-Turchia non ha comportato solo la limitazione della migrazione sulla rotta balcanica, ha avuto conseguenze anche sull’accoglienza dei richiedenti asilo nel paese. In un contesto di autoritarismo crescente, i siriani “sotto protezione temporanea” in Turchia oggi hanno maggiori opportunità di ottenere permessi di lavoro, accesso alla sanità e scolarizzazione. In Turchia, oggi risiede la maggiore popolazione di richiedenti asilo al mondo e oltre ai nodi problematici dell’accordo, vanno considerate le difficoltà oggettive nell’integrazione di questa popolazione nel tessuto sociale locale.
Il Working Paper è stato realizzato grazie al sostegno dell’Unità Analisi, Programmazione e Documentazione storico-diplomatica del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (contributo straordinario ex articolo 2 della legge 948/82), nel quadro del progetto di ricerca “La governance internazionale dei flussi misti tra Europa e Africa. Tendenze recenti, ostacoli e opportunità di sviluppo” condotto da OBC Transeuropa, FIERI e CeSPI.
Autrice: Fazıla Mat
Lingua: Italiano
Nello spazio post-jugoslavo si assiste negli ultimi anni al sorgere di nuove iniziative da parte della società civile. Dalla rivolta dei lavoratori alla mobilitazione degli studenti in difesa dei beni comuni, queste iniziative indicano lo sviluppo di una società civile critica nei confronti del capitalismo neoliberista e del modello dominante di transizione post-socialista.
Questo paper esamina una delle nuove iniziative in corso, denominata "Non (affon)diamo Belgrado" che si oppone alla costruzione di un grande complesso edilizio sulle rive del fiume Sava, nella capitale serba. Lo fa attraverso l'analisi del discorso e di alcune caratteristiche di tale mobilitazione quali le reti, le forme di azione, la produzione di conoscenza e il finanziamento.
Anche se questa mobilitazione introduce questioni strutturali e di classe come nozioni attorno alla quale l'azione politica può essere condotta, allontanandosi quindi dal modello dettato dalle ONG liberali, in questo contributo si dimostra che allo stesso tempo la mobilitazione si basa e attinge significativamente dalle pratiche della società civile liberale e dai discorsi dominanti sulla transizione.
Un contributo per comprendere meglio la 'nuova ondata' di mobilitazioni e il loro potenziale di emancipazione.
Autrice: Tijana Morača
Lingua: Italiano
Di fronte alla crisi dei migranti l'UE ha elaborato soluzioni parziali e tardive oscillando tra emergenza nelle risposte legislative e diritti umani (un po' tutelandoli e un po' delegandone la violazione). Ma sarebbe sbagliato sostenere che non ha fatto nulla. L'UE infatti è strutturata per comporre interessi contraddittori di svariati attori diversi tra loro, per elaborare compromessi e non soluzioni. Ciò detto, nella gestione degli ingressi come dell'integrazione dei migranti la risposta in Europa fino ad oggi è stata emergenziale. La sfida è quella di porsi le domande giuste prima di dare le risposte. Prima tra tutte come fare sì che le nostre società imparino a gestire la diversità come fattore strutturale e non eccezionale.
Autore: Francesco Palermo
Lingua: Italiano
Il 31 marzo 2016, Vojislav Šešelj, leader del Partito radicale serbo, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, è stato assolto in primo grado dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia. La sentenza, promulgata ad una settimana di distanza dalla condanna di Radovan Karadžić presso lo stesso Tribunale, ha colto di sorpresa parte dell’opinione pubblica internazionale e nei Balcani, perché contraria alle attese. Infatti, Šešelj era già stato ritenuto colpevole di aver preso parte ad una “impresa criminale congiunta” in precedenti sentenze, dunque l’assoluzione dell’imputato risulta incongruente rispetto alla giurisprudenza del Tribunale stesso. Nel paper, dopo alcuni cenni alla biografia politica di Šešelj, vengono esaminati alcuni passaggi controversi della sentenza. Il lavoro si conclude con una disamina delle possibili ragioni che hanno condotto all’assoluzione, e delle reazioni nello spazio post-jugoslavo.
Autore: Christian Costamagna
Lingua: Italiano
Analisi realizzata da OBC e CeSPI nell’ambito del progetto di studio “L’avvio della macro regione adriatico ionica: un percorso ad ostacoli", sostenuto dall’Ufficio analisi e programmazione del Ministero affari esteri e della cooperazione internazionale.
Nell’Ottobre del 2014 si è avviata la Strategia macro-regionale dell’Unione europea (UE) per l’area adriatico ionica, conosciuta come EUSAIR : European Union Strategy for the Adriatic-Ionian Region, con l’adozione del Piano di Azione proposto dalla Commissione europea sulla base di una consultazione che ha coinvolto i diversi paesi e stakeholder dell’area. La Strategia è parte della cassetta degli attrezzi dell’Unione per favorire la coesione territoriale di aree vaste, coinvolgendo anche i paesi in via di adesione verso l’integrazione europea. E’ uno strumento che presenta quindi sia una dimensione interna che esterna. Per questo essa rappresenta anche uno strumento utile per la politica estera italiana. (...continua a leggere)
Autore: OBC e CeSpi
Lingua: italiano
L'Unione Europea ha ripetutamente indicato la libertà dei media come uno dei pilastri fondamentali dei sistemi democratici, includendo tale principio nei documenti fondamentali dell'Unione. Nonostante ciò, l'indipendenza dei media e la sicurezza dei giornalisti sono costantemente sottoposti a pressioni sia all'interno dell'UE che nei paesi che aspirano a diventarne membri.
The EU has consistently recognised media freedom and pluralism as fundamental pillars of democratic systems, enshrining these principles in EU binding documents. As far as Enlargement countries are concerned, Commissioner Hahn recently stated that media freedom is an “imperative” and that “without freedom of the media, a country can not be part of the EU".
Despite this, both in Member states and in the countries aspiring to join the EU, media independence and the safety of journalists are often under pressure by means of direct and indirect threats.
Taking a closer look at the situation in EU member states, Freedom House warns that Europe registered the world’s second-largest net decline in media freedom since 2004, a deterioration which is second only to Eurasia. Such deterioration can be attributed to the incremental erosion of the legal and economic environments - the product of several trends including the digital evolution as well as negative factors such as the economic crisis and the securitarian turn, that further facilitate the interferences with the ability of journalists to cover the news in person.
(... read more)
Autore: OBC (Position paper presentato al convegno "Transeuropa: reti di società civile")
Lingua: inglese
A un quarto di secolo dalla caduta del Muro di Berlino, in Europa si innalzano nuovi muri per fermare rifugiati e migranti. La risposta alla crisi umanitaria in corso nei Balcani, e alla sfida del terrorismo, non può coincidere con la rinuncia ai nostri valori di solidarietà, uguaglianza e libertà di movimento.
Dopo il crollo del Muro di Berlino, simbolo tanto della divisione del continente che di una visione del mondo ideologicamente e culturalmente arretrata, lentamente si è messo in moto il processo di riunificazione europea che, dopo l'apice dell'allargamento e l’ingresso di dieci nuovi stati nel 2004, si è poi progressivamente indebolito, nonostante nuove adesioni.
Oggi, secondo il filosofo francese Étienne Balibar, stiamo assistendo ad un nuovo processo di allargamento, non su base geografica ma demografica. Le guerre in Africa e Medio Oriente stanno infatti spingendo verso l'Europa centinaia di migliaia di rifugiati, che chiedono asilo ai sensi delle convenzioni internazionali. Il modo in cui l'Europa sarà in grado di rispondere a questa nuova sfida ne determinerà in larga parte il futuro in quanto progetto politico.
La rotta balcanica, che a partire dalla Turchia attraversa Grecia, Macedonia, Bulgaria, Serbia, Croazia e Slovenia, è in questo momento il percorso più utilizzato da migranti e rifugiati diretti verso la Germania e i paesi nordici, più importante numericamente di quella del Mediterraneo che vede protagonista l'Italia.
Giunta solo quest'estate all'attenzione dei media internazionali, in realtà la rotta balcanica non rappresenta una novità. Per tutti gli anni 2000 infatti sono stati in migliaia a percorrere i Balcani alla ricerca di un futuro migliore. E il primo muro anti-immigrazione della regione fu costruito dalla Grecia già nel 2011, creando una barriera ai flussi migratori al confine turco. All'Evros, il fiume che segna il confine tra Grecia e Turchia, e che ha inghiottito per anni le vite e le speranze di centinaia di migranti, avevamo dedicato un lungo reportage-inchiesta già nel 2010 quando il nostro corrispondente Paolo Martino aveva seguito la strada del profugo afgano Mussa Khan.
La guerra in Siria ha portato la Turchia a diventare, nel 2014, il principale paese d’accoglienza di profughi al mondo. Circa due milioni di persone, di cui solo il 10% residente nei campi, hanno pesato sull’economia, la politica e la società turca. Nel corso del 2015, la situazione ha iniziato a cambiare. Un crescente numero di siriani ha preso la rotta balcanica per raggiungere l'Europa del nord. Diverse le ragioni: la precaria situazione in Turchia, la diminuzione delle risorse internazionali destinate ai campi profughi, il persistere del conflitto siriano e la perdita di speranza sull’eventualità di un imminente ritorno e forse anche un incoraggiamento della stessa Turchia lasciata da sola a fronteggiare l’afflusso di persone. (... continua a leggere)
Autore: OBC (Position paper presentato al convegno "Transeuropa: reti di società civile")
Lingua: italiano
Dall'instabilità in Turchia alla guerra in Ucraina. Come è intervenuta e cosa ha imparato l'Unione Europea
Nel 1995 il trattato di Dayton metteva fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. I successivi vent'anni hanno trasformato profondamente il mondo, l'Unione Europea, i Balcani e anche noi stessi. Il position paper propone una riflessione su tale mutamento considerando la prospettiva europea e la capacità di azione internazionale dell’UE, tenendo conto di come negli ultimi anni i conflitti ai suoi confini si siano moltiplicati e siano diventati un problema anche domestico, come evidente con il terrorismo jihadista.
La trasformazione del sistema internazionale
Quando negli anni ‘90 la leadership americana nelle relazioni internazionali era indiscussa, l’UE ha iniziato ad esprimere una propria politica estera a partire dal Sud-est Europa giocando un ruolo fondamentale nella pacificazione, ricostruzione e sviluppo dei Balcani.
Successivamente il percorso intrapreso dall’UE in ambito internazionale si è scontrato con le conseguenze della pretestuosa invasione americana dell’Iraq, a cui si erano accodati alcuni paesi membri, e della crisi economica internazionale. Il conseguente ritiro strategico americano dallo scacchiere europeo e la ritrovata assertività della Russia, di cui il primo acuto è stata la guerra con la Georgia proprio nel 2008, hanno generato l’attuale contesto di instabile multipolarismo.
Tale contesto, unito alla mancanza di un effettivo strumento di governance mondiale per via della debolezza tanto dell'ONU che delle altre organizzazioni regionali, ha influito negativamente sulla disponibilità occidentale ad impegnarsi in missioni in contesti di conflitto. Esiste un dibattito intellettuale tra chi avanza proposte di forme ibride di protettorato o trusteeship, come Michael Walzer o Roland Paris, e chi invece come David Chandler denuncia l’imperialismo sotteso all’umanitarsimo.
Ma 20 anni dopo la fine della guerra in Bosnia Erzegovina sembra impossibile ripetere oggi in Siria o in Ucraina ciò che era stato possibile fare nei Balcani: un intervento internazionale che ponga fine al conflitto e un protettorato che ne assista la ricostruzione, assieme ad un tribunale internazionale che ne giudichi i crimini. (... continua a leggere)
Autore: OBC (Position paper presentato al convegno "Transeuropa: reti di società civile")
Lingua: italiano
Da oltre vent'anni il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia (ICTY) e le Corti locali perseguono i responsabili per i crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Bosnia Erzegovina nel periodo 1992-1995. Il ritmo dei processi, tuttavia, è talmente lento che difficilmente le vittime, i familiari e le società sconvolte dalle violenze dei nazionalisti potranno mai ritenersi soddisfatte per il lavoro svolto dalla giustizia tradizionale
Autore: Andrea Oskari Rossini
Lingua: italiano
L'Unione europea nell'ambito della sua Politica Europea di Vicinato ha sviluppato a partire dal 2008 un programma denominato Partenariato Orientale rivolto ad Ucraina, Bielorussia, Moldavia e ai tre paesi del Caucaso del Sud (Armenia, Azerbaijan e Georgia). Gli obiettivi di questo strumento sono quelli di migliorare sia i rapporti commerciali che quelli politici, culturali e strategici con questi paesi che, dopo le successive tornate di allargamento ad est, condividono o sono più vicini ai confini dell'UE.
Position Paper per il Consiglio Italiano del Movimento Europeo (CIME)
Autore: OBC
Lingua: italiano
L'allargamento a Est è una politica comunitaria su cui tradizionalmente l'Italia ha mostrato un forte impegno. Con l'opportunità del semestre di Presidenza UE, ma anche negli anni a venire, è auspicabile un impegno italiano nel rilancio del processo di integrazione europea dei Balcani Occidentali.
Position Paper per il Consiglio Italiano del Movimento Europeo (CIME)
Autore: OBC
Lingua: italiano
Sintesi del dibattito online "Il TPI dell'Aja ha contribuito alla riconciliazione in ex Jugoslavia?" indirizzata al Presidente del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja per l'ex Yugoslavia
Autore: OBC
Lingua: inglese
L'organizzazione di campi giovanili finanziati dal governo è emersa quale uno degli elementi più in vista e maggiormente pubblicizzati delle attuali politiche giovanili in Russia. Questo paper tratta in particolare il caso di Mašuk 2010, un campo sostenuto dal governo russo e interamente dedicato a giovani provenienti dai territori appartenenti al distretto federale del Caucaso del nord e dai territori delle repubbliche de facto indipendenti di Abkhazia e Ossezia del Sud, internazionalmente riconosciute come parte della Georgia. La ricerca si basa su osservazione partecipata presso il campo Mašuk nell'estate del 2010 e su interviste a responsabili delle politiche giovanili in Russia e Caucaso.
Dalla ricerca è emerso che le politiche giovanili attualmente sostenute dal governo russo prendono esplicitamente esempio dall'esperienza sovietica. Inoltre, in Caucaso politiche giovanili e campi come Mašuk hanno lo scopo di promuovere l'imprenditorialità e l'importanza del successo individuale, migliorare i rapporti interetnici tra i giovani delle regione, creare un'immagine positiva dallo Stato (frequentemente identificato con corruzione, malgoverno e misure repressive), dare forza a politiche di educazione patriottica mirate a rafforzare il senso di appartenenza alla “grande patria”, la Federazione Russa, ma anche a “piccole patrie” come la regione di origine e, per la prima volta, il Caucaso del nord nel suo complesso.
Autore: Giorgio Comai
Lingua: italiano
A partire dal 1999 la comunità albanese del Kosovo ha attraversato un processo di radicale trasformazione, affrontando per la prima volta la pluralizzazione della vita pubblica. Il paper esplora queste dinamiche che sono state trascurate, sia a livello locale sia internazionale, a causa della questione dello status politico del Paese che ha monopolizzato la sfera pubblica.
Prestando particolare attenzione alle conseguenze del decennio di segregazione etnica degli anni Novanta, il paper analizza lo sviluppo della società civile, dei media, dei partiti politici così come il fenomeno di rapida urbanizzazione e i cambiamenti nelle relazioni familiari. L'analisi sottolinea quanto la comunità albanese sia ostaggio di aspettative irrealistiche rispetto allo sviluppo politico, economico e sociale che dovrebbe seguire all'ottenimento dell'indipendenza. In questo contesto, il processo di democratizzazione è indebolito dall'appello all'unità di fronte a 'nemici' esterni e in particolare alla minoranza serba e all'amministrazione internazionale.
Autori: Luisa Chiodi - Francesco Martino - Francesca Vanoni
Lingua: inglese