Kapò

Presentazione del libro di Aleksandar Tišma (Zandonai Editore, 2010) nell'ambito della Giornata della Memoria. Interviene Giuliano Geri, editor della Zandonai

Alla follia della distruzione che impera nel lager c’è chi si è adattato e ha accettato di ritardare la propria morte affrettando quella altrui: il kapò. In questo straordinario romanzo Tišma descrive - con una potenza letteraria e un rigore documentario da togliere il respiro - la caparbia vitalità e la forza animalesca che consentono a Vilko Lamian, ebreo battezzato e assimilato, di sopravvivere a Jasenovac e Auschwitz cambiando identità e trasformandosi nel kapò Furfa.

Ora, dopo la guerra, tormentato dal ricordo dei suoi misfatti e dal terrore della vendetta postuma della storia, ma soprattutto ossessionato dalla figura di una delle sue vittime, Helena Lifka, si mette sulle tracce della donna, convinto che solo lei possa giudicarlo e magari assolverlo.

Aleksandar Tišma (1924-2003) è stato tra i più autorevoli e apprezzati scrittori della ex Jugoslavia. Originario della Vojvodina, può essere accostato ad autori del calibro di Danilo Kiš, Czeslaw Milosz e Imre Kertész per la marcata sensibilità mitteleuropea che colloca le sue opere nell’alveo della grande letteratura del secolo scorso. Di madre ebrea ungherese e di padre serbo, Tišma, scampato allo sterminio degli ebrei di Novi Sad, ha ambientato nella complessa e drammatica realtà del dopoguerra alcuni tra i suoi romanzi e racconti più belli, dettati da una profonda riflessione sul significato della colpa, sul confine spesso labile tra vittime e carnefici, e che narrano storie di ordinaria efferatezza e di piccole pavidità umane.