La Piccola Europa
Storie, intrecci, testimonianze attorno al censimento austroungarico del 1910. Incontro di chiusura del percorso "Cittadinanza Euromediterranea"
Nel dicembre 1910, in un vasto territorio che attraversava l’Europa, venne realizzato l’ultimo censimento dell’impero austroungarico. A Vienna come a Trento, a Budapest come a Sarajevo, quel censimento si fondava sulla “Umgangssprache”, cioè sulla lingua parlata in strada e in famiglia. Ne uscì lo spaccato sorprendente di un’Europa come insieme di minoranze linguistiche, culturali, religiose. Come a Sarajevo dove il 13,4% della popolazione aveva come lingua madre lo spagnolo, l’antico castigliano dei loro avi di Sefarad, gli ebrei sefarditi, una componente importante di quella città già allora terra d’asilo e simbolo di cosmopolitismo.
Si andava costruendo l’Europa dalle tante radici culturali. Di quella koinè era testimonianza una terra chiamata “Piccola Europa”, a cavallo del fiume Sava in quelle Kraijne (terre di confine) sottratte alla dominazione ottomana. Dolci colline, dove ricostruirsi una vita dopo guerre ed alluvioni, gente povera, profughi nel proprio paese. Arrivarono con i loro carri da paesi i cui nomi ci ricordano antichi racconti: Galizia, Rutenia, Boemia, Transilvania, Bukovina, Banato, Montenegro, Vojvodina… ma anche dal Tirolo. Parlavano tedesco, ungherese, ceco, serbo-croato, italiano, polacco, yiddish, romeno, slovacco, sloveno, ucraino… ma soprattutto un’infinità di dialetti. Una storia di partenze e di dolore che ha intrecciato anche la storia dell’emigrazione trentina di fine Ottocento.
Guerre e terrore, genocidi e sistemi concentrazionari, pulizie etniche e nazionalismi hanno attraversato l’Europa intera fino a ridosso dei giorni nostri, scoprendoci indifesi verso il pregiudizio e la paura che ancora segnano il nostro tempo, a dimostrazione di come la mancata elaborazione dei conflitti che hanno insanguinato il secolo scorso ci esponga al continuo ripetersi delle tragedie.
Intervengono
- Giuseppe Ferrandi, direttore Museo Storico del Trentino
- Luisa Chiodi, direttrice Osservatorio Balcani Caucaso, Rovereto
- Kanita Fočak, architetto, Sarajevo
- Massimo Libardi, responsabile del Sistema Culturale Valsugana Orientale, Borgo Valsugana
- Michele Nardelli, presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani
- Anselmo Vilardi, ricercatore Museo Storico del Trentino, Trento
- Christoph von Hartungen, storico, Bressanone/Brixen
INFO
Forum Trentino per la Pace e i diritti umani
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