Siamo tutti Hrant Dink!

Testimonianza teatrale di Francesco Tigran Di Maggio e Luca Rossi

In questo progetto teatrale, presentato a Istanbul alla Fondazione Hrant Dink nel giugno 2011, ci sono le parole del giornalista e dell'uomo Dink, a cui non è stato aggiunto nulla, attenti a testimoniare ancora una volta con la sua voce, sapendo quanto sia difficile dominare le emozioni quando si avverte come nel caso di Hrant una fraternità culturale, morale, civile. Una ricostruzione fedele e documentata (grazie al fondamentale apporto della fondazione e della famiglia Dink) di una vita spesa per il dialogo e la reciproca comprensione.

Perché davvero la turca Istanbul era la sua terra, turco di origine armena – come si autodefiniva – e conscio dei rischi che nel suo Paese corre chi difende i diritti fondamentali dell'uomo e la convivenza civile. Non per questo ha rinunciato a scrivere dando una sua interpretazione e un'originale via di uscita alla tragedia del Metz Yeghern, il Grande Male come gli armeni definiscono il genocidio del 1915. Grazie a Hrant oggi sempre più persone (non solo armeni, ma anche turchi, curdi ed europei) collaborano all'ineludibile processo di democratizzazione della Turchia, evitando un isolamento che sarebbe una sconfitta non solo per lo stesso Stato ma per l'Europa intera.

Hrant Dink, nato a Malatya, in Turchia, il 15 settembre del 1954 è stato fondatore e redattore capo della rivista “Agos”, rivista bilingue armeno e turco. Dall'età di sette anni ha vissuto a Istanbul. Nel 2005 viene condannato a sei mesi di reclusione per i suoi articoli sui fatti riguardanti il genocidio degli armeni. I tribunali avevano ritenuto i suoi scritti un insulto all'identità turca secondo l'articolo 301 del codice penale turco. Condanna che l’Unione Europea criticò. Auspicava una democrazia per la Turchia e si batteva per i diritti delle minoranze e per i diritti civili. Rimase con coraggio a Istanbul malgrado le ripetute minacce di morte. Fu assassinato il 19 gennaio del 2007 da Ogun Samast (allora minorenne) nativo di Trebisonda. L'omicida fu processato e condannato a ventidue anni di reclusione.

Al funerale di Hrant Dink un corteo di oltre centomila persone sfilò mostrando cartelli che riportavano la frase "Siamo tutti Dink, siamo tutti armeni".

 

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