Turchia, tra piazza Taksim e il negoziato con l’Unione europea

Luisa Chiodi intervista il corrispondente di OBC dalla Turchia, Alberto Tetta. Appuntamento nell'ambito della sezione "Linguaggi" dell'edizione 2013 del "Festival Oriente Occidente"

L’Europa sembra non chiudere la porta alla Turchia, ma il premier Erdogan e il suo esecutivo islamico-moderato rimarranno sorvegliati speciali almeno fino al prossimo ottobre, quando verrà reso noto il rapporto annuale sui progressi del Paese. Ma i recenti sconvolgimenti che hanno infiammato Ankara e Istanbul e la repressione attuata dal governo turco, sono percepiti da molti come l’ultima riprova dell’incapacità di conformarsi a standard minimi di tutela della democrazia e dei diritti fondamentali. È possibile pensare a una Turchia pienamente democratica? E l’adesione all’Ue può avere un effetto benefico per il Paese?

ALBERTO TETTA, corrispondente dalla Turchia di Osservatorio Balcani e Caucaso, collabora con la Radio svizzera italiana, Panorama, l’Unità, Europa, Lettera43, Left, Rainews, Radio Rai, Radio popolare, Radio radicale, Radio Capodistria. Vive a Istanbul e parla correntemente turco. Dopo una laurea in Storia, culture e civiltà orientali a Bologna e un master in Mediazione inter-mediterranea a Venezia, ha lavorato per l’agenzia turca Bianet. In quel momento ha iniziato a collaborare con diversi media italiani come corrispondente da Istanbul. Nel 2011 per un breve periodo è tornato in Italia, dove ha lavorato presso la sede di Bologna dell’agenzia Redattore Sociale grazie a una borsa della Fondazione Ilaria Alpi per giovani giornalisti. Scrive di Turchia, mondo arabo, Balcani, Caucaso e Asia.

 

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