Nel 2007 venne stipulato un protocollo di collaborazione tra Inas - Cisl e Issh, l'Istituto delle Assicurazioni Sociali di Albania, per rendere più efficace l'assistenza ai lavoratori albanesi in Italia e in Albania nell'ambito della tutela pensionistica. Lo scorso 2 marzo è stato deciso un ampliamento della collaborazione che prevederà, inoltre, la realizzazione di una comune banca dati
Fonte: AISE
Nel 2010, in Italia, erano presenti 466.684 cittadini albanesi, per quest’anno l’Istat stima che la cifra salirà a 491mila: si tratta della comunità straniera non comunitaria più numerosa in Italia. Tra loro, fino ad oggi oltre 130mila persone hanno scelto la tutela previdenziale dell’Inas. L’Italia, inoltre, è il primo partner commerciale dell’Albania: molte sono le aziende italiane operative sul loro territorio, molti, quindi, anche i nostri connazionali che hanno bisogno dell’assistenza del patronato in quel Paese.
È nato da questa realtà l’ampliamento del protocollo, sancito lo scorso 2 marzo con la firma di un "addendum" all’intesa già attivata nel 2007, tra l’Inas Cisl e l’istituto previdenziale albanese Issh.
Quattro anni fa, i due istituti avevano iniziato a collaborare, in particolare, per informare e assistere gli albanesi nel nostro Paese in merito alla possibilità di effettuare dei versamenti volontari per costruirsi la pensione in Albania. Da oggi, Inas e Issh condivideranno anche una banca dati, che consentirà un monitoraggio dei flussi di ingresso dei cittadini dei due Paesi sia in Italia che in Albania.
"Grazie a questo strumento – ha spiegato Antonino Sorgi, presidente del patronato – potremo segmentare il mercato e offrire prodotti di tutela mirati". Tutela, quella dell’Inas, che la direttrice generale dell’ente di previdenza albanese, Evelina Koldashi, ha definito "preziosa per i cittadini albanesi, tanto da voler oggi ampliare gli spazi di sinergia".
Anche per l’ambasciatore della Repubblica di Albania in Italia, Llesh Kola, il lavoro del patronato a favore dei suoi connazionali è significativo, considerando che gli albanesi in Italia sono impiegati in tutti i settori produttivi del Paese e contribuiscono alla produzione dello 0,20% del Pil. "L’Inas – ha detto Kola – rappresenta un importante canale di comunicazione per i nostri rapporti con le istituzioni italiane. Per questo, chiediamo al patronato di aiutarci nel dialogo con il ministero del Lavoro, per individuare soluzioni tecniche, politiche e diplomatiche per un accordo sull’equo riconoscimento del diritto a pensione degli albanesi".
Una richiesta di aiuto che l’Inas ha accolto, insieme alla Cisl. "Ci siederemo al tavolo tecnico con il ministero – ha detto il segretario confederale della Cisl, Liliana Ocmin – perché vogliamo politiche che concretizzino la gestione ed il governo dell’immigrazione, fondate sul comune impegno dei Paesi di provenienza e dell’Italia".
La volontà di trovare soluzioni efficaci è stata confermata da Rodolfo Giorgetti, collaboratore del ministero del Lavoro per le Politiche migratorie. "La mia presenza qui – ha detto – è una conferma del nostro interesse e dell’impegno che stiamo mettendo nel far sì che si attivi la reciprocità dei sistemi previdenziali dei vari Paesi".
Un passo necessario, questo, per realizzare definitivamente "una cittadinanza piena e vera – come ha sottolineato il sociologo Rando Devole – che tenga conto di una comunità straniera molto integrata, che oggi chiede una tutela di qualità come quella dell’Inas".
Per continuare a garantire questa qualità e consentire una sempre più efficace assistenza ai cittadini originari dell’Albania, per un anno, in via sperimentale, il patronato attiverà sportelli Inas per gli immigrati albanesi nel nostro Paese, che saranno collocati in realtà territoriali dove la presenza di questa comunità è più alta.
Inoltre, si prevede l’apertura di un ufficio a Tirana, dove i cittadini italiani potranno accedere ai servizi dell’istituto, così come gli albanesi che hanno lavorato in Italia o che vogliono farlo e hanno bisogno di saperne di più sulle varie procedure relative a ingresso e soggiorno.
In questo modo, ha spiegato Sorgi, di fronte alla globalizzazione "noi lavoriamo per ridurre le distanze per un corretto vivere civile". L’integrazione tra Italia e Albania, è stato detto, passa dunque anche dall’attività di assistenza del patronato, che "accompagna" i diritti delle persone.