6 marzo 2009

Reggio Emilia costruisce un ponte tra Italia e Bosnia Erzegovina. Con un'iniziativa culturale ad ampio spettro invita a riflettere, attraverso i linguaggi dell'arte, sul tempo presente

Fonte: Reggio nel Mondo e Comune di Reggio Emilia

Identità, dialogo, coesione, convivenza, creatività e diritti umani. Se queste parole smarriscono la profondità del loro significato, l'uomo rischia di far emergere il peggio di sé. É quanto accaduto nel corso degli anni '90 nei Balcani, dove nazionalismi, odi etnici e religiosi hanno prodotto una ferita nell'intera Europa, facendo sentire le democrazie ancora deboli e impreparate ad affrontare conflitti così profondi.

Dal 21 febbraio al 5 aprile 2009 Reggio Emilia mantiene un ponte con la Bosnia Erzegovina e i Balcani grazie al progetto "BiH - Arte, visioni, messaggi da Sarajevo", che trae spunto dalla frase di Alex Langer, "l'Europa muore o rinasce a Sarajevo", per riflettere e confrontarsi attraverso i linguaggi dell'arte sul tempo presente. Artisti di fama internazionale sono protagonisti all'interno di diversi spazi della città - lo Spazio Gerra, la Sinagoga, la Coop Reggio Est e i lightbox dei quartieri di Reggio Emilia, la Gabella - per dare vita a una serie di iniziative che coinvolgono personalità del campo dell'arte, narratori e uomini di cultura italiani e bosniaci come Anur, Svetlana Broz, Maurizio Chierici, Fabrizio Cicconi, Piero Del Giudice, Jovan Divjak, Enver Hadžiomerspahić, Pietro Mussini, Nebojša Šerić Shoba, Francesco Strazzari, Abdulah Sidran, Massimo Zamboni.

L'iniziativa "BiH - Arte, visioni, messagi da Sarajevo" è promosso dal Comune di Reggio Emilia - Assessorato Cultura, Associazione culturale Telecitofono, agenzia Reggio nel Mondo e Fondazione Ars Aevi di Sarajevo, e realizzato con il sostegno di Borea Cooperation, Coop Consumatori Nordest, e Gabella "Associazioni di idee".La manifestazione vede inoltre la collaborazione di Alda "Associations of the Local Democracy Agencies", Osservatorio Balcani e Caucaso che opera da sempre per la pace e la convivenza nei Balcani e Fondazione Alex Langer. Sponsor tecnico è Promusic.

L'importante collaborazione tra la città emiliana e Sarajevo porterà a Reggio Emilia alcuni dei progetti degli artisti balcanici di maggiore interesse che si collocano nell'ambito del Centro "Ars Aevi", un sogno divenuto realtà grazie alla tenacia del suo direttore Enver Hadžiomerspahić, il quale durante l'assedio di Sarajevo, è riuscito nel suo intento: far dialogare uomini provenienti da diverse nazioni, di differente credo o cultura con il linguaggio comune dell'arte. Da lì il passo è stato breve e, grazie ad una mobilitazione internazionale che ha coinvolto artisti, curatori, istituzioni, intellettuali, l'Unesco e alcune realtà italiane, ha preso forma e presto avrà un suo museo la cui costruzione è prevista nei prossimi anni su progetto di Renzo Piano. L'attività di Ars Aevi ha riscosso un grande successo e attenzione da parte delle più importanti manifestazioni d'arte come ad esempio la 53° "Esposizione Internazionale d'Arte" della prossima Biennale di Venezia che vedrà la partecipazione del Centro legato a Enver Hadžiomerspahić.

Quello di Reggio Emilia è il primo progetto che Ars Aevi cura in collaborazione con altre istituzioni. Nella Sinagoga, restaurata di recente, presenta "Manifesto Sarajevo" di Enver Hadžiomerspahić, un'opera nata sotto l'assedio che testimonia il rapporto sottile tra parole e diagrammi: un gioco di specchi che vuole far riflettere il visitatore sui valori comuni e sulla responsabilità di ciscuno di noi. La Sinagoga ospita anche un percorso di immagini realizzate dal fotografo Fabrizio Cicconi accompagnate dai testi di Massimo Zamboni che ha dedicato al paradigma bosniaco la sua ultima opera multimediale "L'inerme e l'imbattibile". Mentre all'ultimo piano un'installazione sonora dell'artista Pietro Mussini, noto per la ricerca in tre D e le opere realizzate con i led, accompagna i visitatori all'interno di un percorso sul tema dell'identità e dell'appartenenza.

Nello Spazio Gerra è esposta invece una selezione di opere, a cura di Amila Ramović, degli artisti Anur e Nebojša Šerić-Shoba, rappresentativa del loro percorso creativo dagli anni della guerra ad oggi. "Il lavoro di entrambi testimonia di una realtà segnata da costanti mutamenti di potere, dall'isolamento politico e culturale, dalla crisi economica del dopoguerra, dalla disintegrazione del sistema di valori e dal permanente stato di tensione sociale, ingenerati dalla guerra.

Questa settimana si avviano anche i diversi e numerosi incontri previsti dal vasto programma dell'iniziativa. Il primo appunto sabato 14 febbraio, alle 17.30 presso la Sinagoga di Reggio Emilia, dedicato all'incontro con Jovan Divjak, autore del libro "Sarajevo mon amour" (Infinito Edizioni). Jovan Divjak nasce a Belgrado nel 1937 da genitori serbi di origine bosniaca. Nel 1992 è colonnello, quando decide di lasciare l'esercito jugoslavo per difendere la Bosnia Erzergovina dall'aggressione esterna. Nominato generale e numero due dello Stato mag­giore bosniaco durante la guerra del 1992-1995, fonda nel 1994 l'associazione "L'educazione costruisce la Bosnia Herzegovina", che aiuta gli orfani di guerra. Nel 2006 è nominato Ambasciatore Universale di Pace. Nel suo libro Sarajevo mon amour, racconta le bombe, le tribolazioni dei civili, i doppi giochi dei politici bosniaci e della comunità internazionale, l'amore per una città unica al mondo e il desiderio di una pace che in Bosnia non è ancora davvero arrivata.

Si vedano i programmi di ciascun evento nella sezione appuntamenti.

Per informazioni sugli incontri:
Reggio Nel Mondo
Via San Pietro Martire 6
42100 Reggio Emilia
tel/fax 0522 541739
e-mail:barbara.donnici@municipio.re.it