13 gennaio 2012
Murales No war, foto di Anirvan

Stasera, al Teatro Cristallo di Bolzano si tiene la proiezione del film reportage realizzato da Zijo Ribić, sopravvissuto al massacro della sua famiglia durante la guerra in Bosnia. Segue il dibattito in sala con l'autore e con rappresentanti della Fondazione Alexander Langer, organizzatrice dell'evento nell'ambito del progetto 'Dosta! Leggere la guerra per imparare la pace!'

Fonte: Fondazione Alexander Langer Stiftung

Elaborazione di Osservatorio Balcani e Caucaso

Oggi, venerdì 13 gennaio con inizio alle ore 20.30 si terrà al Teatro Cristallo di Bolzano la proiezione del film reportage "Zijo's Journey" (durata 25 min.) e l'incontro con Zijo Ribić, sopravvissuto al massacro della sua famiglia durante la guerra in Bosnia.

“Mi dissero che avrei visto subito mia madre ..e hanno sparato. Ho rivisto quelle persone dopo 20 anni ..mi ricordo le loro facce, li ho riconosciuti in tribunale. Loro mi hanno massacrato la famiglia. Non so  se li odio ..forse non mi hanno insegnato a odiare, perciò questo sentimento non mi appartiene”.
 
“Anche dopo tanti anni mi ricordo tutto ..come se fosse successo ieri. Mi ricordo quando sono arrivati e ci hanno presi. Prima ci hanno picchiati, cercando oro e armi. Hanno detto che non avrebbero fatto niente alle donne e ai bambini. Ci hanno raggruppati tutti davanti alla casa...".

Sono  le parole dell'inizio della testimonianza di Zijo, che assiste all'uccisione dei suoi parenti e ferito è rimasto per qualche tempo tra i cadaveri. Successivamente si è fatto spazio tra i corpi, riuscendo a raggiungere il bordo della fossa e a scappare nei boschi circostanti. Poi è riuscito a raggiungere una casa abbandonata dove si è fermato per dormire. Al risveglio ha iniziato a vagare senza meta, per un tempo indefinito, finché, entrando in un'altra casa vuota ha trovato un soldato che indossava l'uniforme della JNA (Esercito Popolare Jugoslavo). Il soldato e un suo commilitone lo hanno aiutato.

Una ragazza, che chiamavano Dragana e il comandante dei paramilitari che commisero il massacro, soprannominato Simo “četnik”, cercarono di portarlo via, ma i due soldati si rifiutarono di lasciarlo. Lo condussero invece all'ospedale di Zvornik, dove rimase fino a ottobre  '95, quando, grazie all'intervento di una ong, venne ricoverato nell'istituto “Dr. S. Milošević” di Igalo (Montenegro). “Dovevo rimanere nell'istituto solo qualche mese e invece ci sono  rimasto fino al '96. Dovevo curarmi. Poi, grazie ad un progetto dell'UNICEF, sono stato portato in un orfanotrofio, il “Mladost” a Bijeloj, in Montenegro”.
 
Dopo 5 anni trascorsi a Bijeloj, Zijo torna in Bosnia Erzegovina, nell'orfanotrofio di Tuzla. A Tuzla si diploma regolarmente presso la scuola alberghiera, diventando cuoco. Nel 2005 Zijo esce dall'orfanotrofio e per due anni viene ospitato da Tuzlanska Amica nella Casa Pappagallo, una struttura per i ragazzi maggiorenni che escono dall'orfanotrofio e non hanno dove andare. Grazie alla collaborazione tra la scuola alberghiera di Tuzla e quella di Rimini, Zijo trascorre un periodo in Italia, dove lavora come cuoco per un paio di stagioni.
 
Nel 2005 grazie all'aiuto di un parente che lo mette in contatto con Nataša Kandić (sociologa, Premio Langer 2000, fondatrice del "Fond za humanitarno pravo - Humanitarian Law Center” di Belgrado), Zijo decide di raccontare la sua storia e denunciare gli autori dello sterminio della sua famiglia e del suo villaggio. Grazie al sostegno e all'assistenza della Kandić e del suo staff, vengono intraprese le indagini e nel 2009 inizia, a Belgrado, il processo - tutt'ora in corso - contro gli autori materiali del massacro di Skočić in cui venne sterminata la famiglia di Zijo.
 
Zijo è il primo rom ad aver portato in tribunale la questione del genocidio del suo popolo. Un genocidio dimenticato, passato in secondo piano sia durante l'olocausto della Seconda Guerra Mondiale, che durante i conflitti degli anni '90 in ex-Jugoslavia.

Gli eventi e gli incontri di questi giorni si inseriscono nella cornice del progetto “Dosta! Leggere la guerra per imparare la pace!”, che fa parte delle attività della rete Adopt Srebrenica. Il progetto prevede una serie di attività durante l'anno (presentazione di libri, film, eventi musicali, convegni, incontri), grazie al finanziamento dalla Provincia Autonoma di Bolzano - Ufficio Affari di Gabinetto, e rientra nelle attività promosse dalla Provincia autonoma di Trento di educazione alla mondialità. Il progetto ha preso il titolo “Dosta!” da un movimento underground nato in ex-Jugoslavija per iniziativa del rapper croato Edo Maajka e che ha poi coinvolto nell'iniziativa musicisti bosniaci e serbi in un tour che ha attraversato le principali città di tutti i Balcani.