L'Italia va al voto. Cosa rimarrà di ciò che si è finora raggiunto nella ricerca della riforma della legge sulla cooperazione? Patrizia Sentinelli e Alfredo Mantica in un articolo tratto da ''Il Velino''
Fonte: Il Velino
"Mi auguro che il prossimo esecutivo non decida di tagliare una poltrona" come quella di responsabile unico della Cooperazione internazionale, in quanto "parte importante della politica estera italiana e condizione per la coerenza delle sue strategie internazionali". Così è intervenuta oggi a Roma l'esponente di Rifondazione comunista, Patrizia Sentinelli, già viceministro con delega per gli interventi italiani verso i paesi in via di sviluppo.
La scelta del governo guidato da Romano Podi di assegnare a un viceministro degli Esteri la delega specifica per la Cooperazione internazionale "è stata essenziale per portare i temi dello sviluppo all'attenzione dell'opinione pubblica e ai primi posti dell'agenda di governo". Come risponderebbe la Casa delle libertà a questa richiesta della Sentinelli? Il Velino lo ha chiesto al senatore di Alleanza nazionale Alfredo Mantica, già sottosegretario agli Esteri nei governi Berlusconi e vicepresidente della commissione Esteri del Senato nella XV legislatura. "Alla Sentinelli posso rispondere dicendo che la Cdl ha già dimostrato alla sollecitazione con l'atteggiamento assunto in commissione dove abbiamo cercato e trovato una accordo che veda nella figura di un viceministro il referente unico".
Anche per questa volta le camere non sono riuscite ad approvare una legge di riforma della Cooperazione allo sviluppo. Questa legislatura ha prodotto un testo unico in Senato dove il relatore Giorgio Tonini (Pd) ha cercato di raccogliere il consenso bipartisan di buona parte della commissione. Ma potrà essere salvato qualcosa? "Anche se il lavoro a Palazzo Madama viene interrotto - prosegue Mantica -, la commissione sta lavorando per lasciare alla prossima legislatura una architettura di base condivisa. La struttura o lo schema scritto da Tonini così come si presenta è condivisibile in linea di massima".
Certo uno dei nodi fondamentali su cui si erano registrate le maggiori difficoltà nel lavoro della, commissione guidata dal presidente Lamberto Dini era sul ruolo dell'Agenzia di cooperazione. Il centrosinistra lo riteneva l'anello necessario per la gestione delle politiche di cooperazione, in quanto strumento che offriva quella continuità amministrativa che anche le ong hanno chiesto a gran voce negli ultimi mesi. Il centrodestra, invece, vedeva nell'agenzia uno strumento che si sovrapponeva alla struttura della Farnesina, con i rischi di moltiplicazione dei ruoli e delle cariche. "Se il centrodestra dovesse vincere alle prossime elezioni penso che darebbe all'Agenzia una forma molto snella, lasciando alla direzione generale per la Cooperazione del ministero degli Esteri, il ruolo di direzione politica".
Ma per Mantica il problema resta lo stesso degli scorsi anni: "Il centrosinistra ci ha lasciato nuovamente allo 0,2 per cento del rapporto Aps/Pil, e dificilmente questa crisi economica ci permetterà nei prossimi anni di perseguire la scadenza programmata per il 2010 dello 0,51 per cento". Il nostro paese è lontano attualmente dagli obiettivi di sviluppo del millennio: l'Italia resta l'unico dei paesi del G8 a non aver raggiunto la scadenza dello 0,33 per cento, obiettivo scaduto nel 2006.