A Vukovar lo scorso 18 novembre, nel 19° anniversario della caduta della città, si sono ricordate le vittime dei crimini perpetrati in quel giorno. Le Donne in Nero di Belgrado hanno partecipato alla commemorazione e hanno lanciato un appello ai rappresentanti serbi: si devono stabilire le responsabilità dell'urbicio di Vukovar, i responsabili dei crimini commessi devono essere processati
Fonte: Donne in Nero - Belgrado
Le Donne in Nero erano a Vukovar lo scorso 18 novembre 2010. Nel giorno della commemorazione delle vittime della città nel giorno, della sua caduta, hanno lanciato un appello pubblico ai rappresentanti della Serbia. Questo il loro comunicato.
Il 18 novembre 2010 ricorre il 19° anniversario della caduta di Vukovar, dopo un assedio durato 87 giorni. Il 20 novembre 1991, dopo la caduta della città, il comando della JNA (Armata Nazionale Jugoslva) consegnarono più di 200 prigionieri e civili croati dall’ospedale di Vukovar ai membri della Difesa Territoriale e alle forze paramilitari, che più tardi uccisero i prigionieri nella fattoria di Ovčara.
A parte gli esecutori diretti, nessun altro fu imputato per questi crimini – specialmente i superiori, gli ufficiali della ex JNA. Il giudizio nel processo “Ospedale di Vukovar”, contro Mile Mrksic, Veselin Sljivancanin e Miroslav Radic, ha contribuito in modo significativo a minimizzare il ruolo della ex JNA; perciò, finora, il ruolo della JNA nell’attacco a Vukovar non è stato adeguatamente indagato.
Il presidente Tadić, che fece i primi passi verso la riconciliazione andando a Vukovar e chiedendo scusa alle vittime, deve continuare questa politica prendendo una chiara distanza dal discorso nazionalista e attraverso azioni concrete, in particolare rivelando la verità completa sui crimini commessi in nome del popolo serbo. Le autorità serbe hanno il dovere di assicurare il diritto alla verità, il diritto alla giustizia e il diritto al risarcimento per le vittime dei crimini di guerra, se vogliono dimostrare che sono veramente, e non solo a parole, impegnati nell’affermazione dei valori europei.
Chiediamo ai rappresentanti serbi:
- di rivelare l’intera verità sulle persone scomparse aprendo gli archivi dell’Armata Serba, che mantiene i dati più affidabili sulle persone scomparse, e di individuare i luoghi delle fosse comuni delle vittime croate in Serbia;
- di stabilire le responsabilità della leadership della ex JNA per l’aggressione contro la Croazia e di iniziare procedimenti legali per il crimine di urbicidio a Vukovar, poiché la responsabilità delle leadership civili e militari di Serbia e Jugoslavia per la distruzione di Vukovar non sono mai state indagate e definite.
- di avviare procedure legali per aver costituito campi di concentramento e per uccisioni e torture di civili e soldati croati nei campi a Stajicevo, Begejci, S. Mitrovica, Aleksinac, Nis e Belgrado. Fino dall’autunno del 1991, dopo la caduta di Vukovar, migliaia e migliaia di civili e soldati di Vukovar passarono nei campi sopra menzionati e in altri campi in Serbia; la Serbia ancora oggi nega l’esistenza dei campi sebbene ci siano numerose testimonianze in proposito.
- di costituire un memoriale commemorativo nei campi di Stajicevo e Begejci (vicino a Zrenjanin) e di organizzare e sostenere altre forme di riparazione simbolica per le vittime e i loro famigliari.
- di rivedere l’atteggiamento nei confronti delle guerre degli anni ‘90 del XX° secolo e nei confronti delle responsabilità della Serbia in quelle guerre – la verità su questi eventi deve entrare a far parte del sistema educativo formale come una verità storica innegabile allo scopo di cambiare il sistema morale e dei valori, e i modelli culturali.
In occasione del 19° anniversario dei crimini commessi a Vukovar, il 18 novembre le Donne in Nero hanno partecipato alla commemorazione delle vittime di questi crimini, insieme a famigliari delle vittime e a cittadini/e di Vukovar.