Sono più di 80 i siti archeologici che rischiano l'estinzione a causa di incuria, cambiamenti climatici o sfruttamento. L'allarme viene dall'Ong americana Global Heritage Fund, che li ha classificati sulla base dell'urgenza degli interventi e li ha inseriti in una mappa interattiva navigabile su web. Tra i siti ad elevato rischio la città di Allianoi in Turchia e l’anfiteatro romano di Durazzo in Albania, il più grande dei Balcani
Fonte: Archeostoria
Il 15 marzo è stato inaugurato un nuovo sito internet con la finalità di monitorare e recuperare il patrimonio culturale a rischio. Il sito, curato dall’organizzazione californiana no-profit Global Heritage Fund, si chiama Global Heritage Network (GHN), ed è il primo sito che ha come obiettivo quello di preservare il patrimonio culturale in pericolo negli stati in via di sviluppo, dove c’è carenza di risorse finanziarie e di esperti in materia.
Utilizzando Google Earth, le mappe scientifiche dell’Esri, le immagini satellitari del DigitalGlobe e i social network, la nuova piattaforma mira a diventare un punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di conservazione dei beni culturali (archeologi, comunità locali, funzionari governativi, volontari, etc…).
Secondo Jeff Morgan, direttore esecutivo del Global Heritage Fund, “la distruzione del patrimonio globale è una ‘crisi silenziosa’ in atto nelle nazioni in via di sviluppo. Le indagini eseguite dal GHN sia tramite immagini satellitari sia con ricerche sul posto, mostrano chiaramente le incredibili perdite che abbiamo subìto negli ultimi 10 anni”.
Il database del GHN mostra circa 500 siti culturali nelle zone del mondo in via di sviluppo. Ciascun sito è identificato da un colore, in base al grado di rischio: i siti già distrutti sono in nero, quelli che necessitano di un salvataggio sono marcati in rosso, quelli a rischio sono arancioni e quelli stabili sono verdi. Più di 200 siti sono considerati a rischio a causa di sviluppo non sottoposto a controlli, turismo non sostenibile, gestioni poco responsabili, saccheggi e guerre.
“Oltre 80 siti sono identificati come ‘da salvare’, e su 40 di essi sono già pronti dossier contenenti informazioni su cosa li minaccia e su cosa si può fare per salvarli”, afferma Morgan.
Tra i siti ad elevato rischio ci sono l’antica città di Ninive nell’Iraq settentrionale, che fu capitale dell’impero Assiro tra il 705 e il 612 a.C.; la città di Allianoi in Turchia, che vanta le più grandi terme romane in Asia Minore; l’anfiteatro romano di Durazzo in Albania, il più grande dei Balcani con una capienza di 20.000 spettatori.
I punti rossi identificano anche complessi archeologici come quello di Pachacamac in Peru, dove gli studiosi hanno individuato almeno 17 piramidi, molte delle quali già irrimediabilmente rovinate dal fenomeno climatico del Niño; l’antico tempio Khmer di Preah Vihear in Cambogia; la città sacra di Kandy, l’ultima capitale dell’era degli antichi re dello Sri Lanka; il minareto di Jam in Afghanistan, famoso per la complessa decorazione costituita da mattoni, stucco e vetro; le miniere del fiume Klasies in Sudafrica, che vide la presenza di uomini già 125.000 anni fa.
Le minacce e i pericoli corsi da questi siti sono segnalati non solo da professionisti ed esperti internazionali, ma anche da comunità locali, volontari e viaggiatori. Fotografie e video sono caricati nella sezione del sito del GHN dedicata ai gruppi .
“Ci aspettiamo che la comunità internazionale e i governi nazionali utilizzino questi strumenti per rendere reversibile questo processo di distruzione e per lavorare insieme al salvataggio del patrimonio culturale”, afferma Morgan. Se avrà successo, il progetto potrebbe portare a grandi risultati sia culturali che economici.
Un precedente rapporto del Global Heritage Fund, denominato Saving Our Vanishing Heritage (Salvare il nostro patrimonio che sta scomparendo), ha stimato che i 500 siti elencati nel database del GHN potrebbero generare entro il 2025 oltre 100 miliardi di dollari di entrate grazie alle potenziali visite da parte dei turisti, e milioni di dollari grazie alle nuove opportunità di investimento che si verrebbero a creare.