A Sarajevo un seminario internazionale dedicato ai percorsi di de-istituzionalizzazione dei minori nel sud-est Europa. Organizzato nell'ambito di un progetto realizzato dalla Ong italiana GVC e co-finanziato dal ministero Affari Esteri e dalla Provincia di Bolzano
Fonte: GVC
Lo scorso 11 maggio si è svolto a Sarajevo il seminario internazionale dal titolo “Percorsi di deistituzionalizzazione per minori nell’area balcanica: l’esperienza della cooperazione in Romania, Serbia e Bosnia Erzegovina”.
Il seminario non ha rappresentato solo l’atto conclusivo del progetto MAIM – Misure alternative alla istituzionalizzazione dei minori privi di tutela genitoriale, cofinanziato dal Ministero Affari Esteri e dalla Provincia di Bolzano e implementato dal GVC in Bosnia Erzegovina – ma è stato il punto di sintesi di un lavoro di ricerca e azione svolto dal GVC nell’ambito della deistituzionalizzazione nell’area balcanica, in particolar modo in Bosnia Erzegovina, Serbia e Romania.
Alla conferenza erano presenti infatti i partner internazionali che negli anni hanno accompagnato e collaborato con il Gvc, rendendo possibile il raggiungimento di risultati importanti nell’ambito della deistituzionalizazzione e che hanno permesso che questi fossero duraturi nel tempo. In particolar modo sono intervenuti la rappresentante dell’istituto Zvecanska di Belgrado, il più importante Istituto per la protezione dei minori in Serbia, la Vicedirettrice del DGASPC - la direzione generale per assistenza sociale e protezione minori, ente pubblico che a livello cantonale si occupa di assistenza sociale - di Giurgiu, il Direttore del CLS - Centro del Lavoro Sociale - di Doboj e il Direttore del CLS di Gradacac, insieme ai rappresentanti della varie associazioni locali che hanno collaborato alle attività del Gvc in Bosnia Erzegovina. Inoltre erano presenti rappresentanti dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo, dell’Unicef e ospiti italiani, come il direttore di Boorea, cooperativa che ha spesso sostenuto il GVC nei suoi interventi. In rappresentanza delle istituzioni locali è intervenuto il viceministro per le politiche sociali di Tuzla.
Nella prima parte del dibattito, il capo progetto GVC ha illustrato i risultati raggiunti in questi tre anni di svolgimento delle attività in Bosnia Erzegovina: dalla realizzazione delle due comunità educative di tipo familiare, nelle municipalità di Gradacac e Doboj, all’inaugurazione del centro giovanile di Ilovaca fino alla capillare attività di formazione effettuata sulla tematica dell’affidamento familiare e alla attività di ricerca e mappatura svolta ai fini della prevenzione dell’abbandono e della conoscenza delle aree maggiormente colpite dal disagio.
Tutte le autorità e i rappresentanti delle associazioni locali hanno sottolineato l’efficacia delle azioni di intervento e la giusta direzione indicata dal Gvc nell’approccio alle misure alternative alla istituzionalizzazione in Bosnia Erzegovina, un paese dove il fenomeno sebbene non assuma cifre vertiginose presenta ancora numerosi problemi da risolvere, spesso ingigantiti dalla difficoltà di uno stato vittima del proprio immobilismo burocratico. Importante in tal senso è stato l’intervento del rappresentante UNICEF della Bosnia Erzegovina che ha illustrato le gravi conseguenze che la permanenza negli istituti ha sulla crescita dei minori e i miglioramenti notevoli che invece le misure alternative, proposte e attuate dal GVC, apportino alla loro crescita.
Nel corso della giornata sono stati evidenziati i risultati raggiunti anche nelle regioni limitrofe alla Bosnia Erzegovina, con il resoconto degli interventi del GVC in Serbia e Romania. L’esperienza in Serbia, che ha visto la realizzazione di una casa famiglia ancora attiva, si pone come una esperienza pilota di buona pratica nell’ambito della deistituzionalizzazione e come un modello da seguire negli interventi futuri che lo stato serbo vorrà attuare. La rappresentante del DGASPC di Giurgiu ha invece esposto i risultati raggiunti dal GVC nell’omonima contea rumena, nell’arco dei 10 anni di attività. In Romania l’intervento è stato di grande impatto sul territorio, portando alla chiusura di tre orfanotrofi e all’apertura di sei comunità educative e di due appartamenti di transizione. La responsabile ha illustrato sia la necessità che la Romania aveva nel passato di un intervento del genere sia l’efficacia delle pratiche realizzate: le strutture residenziali per minori in stato di abbandono aperte dal GVC operano a pieno regime, con attenzione agli standard e alle teorie pedagogiche proposte, offendo un servizio di cui il paese, con l’acuirsi della situazione di crisi internazionale, avverte oggi più che mai un gran bisogno.
Il seminario è stato infatti anche un momento di riflessione e di sintesi più generale sulla tematica dell’abbandono dei minori in alcuni Paesi dell’est Europa, evidenziando quali possono essere le pratiche migliori per interventi che tengano sempre presente la specificità del Paese nel quale si opera e le potenzialità di base che esso può offrire. In conclusione questo incontro internazionale non è stato solo un modo di stilare un bilancio di quanto fatto ma anche e soprattutto un momento di riflessione su quanto ancora può e deve essere fatto. Sicuramente il GVC, compatibilmente con le difficoltà economiche che gravano sull’Europa tutta, indirizzerà molti dei suoi sforzi in questa direzione, consapevole del fatto che lavorare per migliorare le condizioni di vita anche di un solo bambino è l’unico modo per avere la certezza di lavorare per il miglioramento del futuro di tutti.