La discussione del ddl di riforma della cooperazione sarà lunga, ha dichiarato il presidente delle Commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini. Immediate le reazioni, emerse non solo dal mondo delle ONG
Fonte: Il Velino
Inizierà il prossimo 29 maggio in commissione Esteri del Senato la discussione sulla riforma della legge di Cooperazione allo sviluppo. E i tempi non saranno così brevi come forse i rappresentanti del governo, Patrizia Sentinelli in testa, e le Ong avrebbero sperato. A darne notizia è stato il presidente della commissione di Palazzo Madama, Lamberto Dini, che durante il suo intervento al convegno "Riforma dell'Aiuto pubblico allo sviluppo. Il ruolo delle istituzioni internazionali, l'esperienza internazionale e l'Italia" svoltosi a Roma il 22 maggio, ha tenuto a sottolineare che il disegno di legge delega del governo e le tre proposte di legge presentate in quella sede subiranno pari trattamento.
Il dibattito sarà "lungo e articolato - ha tenuto a sottolineare ai partecipanti Dini -, visto anche l'alto profilo dei membri della commissione e la loro esperienza sul tema, e la necessità di prevedere una fase di "ascolto" che faccia tesoro dell'esperienza italiana e dagli stimoli provenienti dagli altri grandi paesi europei". Insomma, una doccia fredda per gran parte dei presenti che vedevano nell'appuntamento romano l'occasione per capire quale prospettive poteva avere la legge di riforma della 49/87, che come ha sottolineato Sergio Marelli, presidente dell'Associazione che raggruppa 160 Ong italiane, era stata varata quando il muro di Berlino era ancora in piedi.
Le reazioni alle dichiarazioni di Dini sono state immediate. Marelli, che era in attesa del discorso di Dini fin dalla mattina, manifesta preoccupazione sul futuro della riforma. In una nota diffusa il 23 maggio, Marelli chiede che il dibattito a Palazzo Madama sia l'occasione "per smentire l'accusa fatta dal presidente Prodi al Senato di inefficienza. Dimostrino i senatori di svolgere invece in tempi rapidi e efficienti il proprio lavoro".
Rispetto alla necessità di chiudere quanto prima il cerchio, si è espressa anche il viceministro degli Esteri con delega per la Cooperazione, Patrizia Sentinelli. Ha tenuto a sottolineare come la discussione in commissione necessiti di un dibattito approfondito su obiettivi condivisi "ma in tempi brevi". Durante il suo intervento al convegno di Roma, ha inoltre dichiarato che la scelta dello strumento della legge delega come base per la riforma della 49/87 non voleva "espropriare il Parlamento", quando piuttosto offrire una "assunzione di responsabilità da parte del governo".
Una particolare attenzione è stata inoltre rivolta dalla viceministra alla questione dei fondi resi disponibili dalla Finanziaria. "Siamo ancora allo 0,21 per cento - ha ricordato -. Ma al ministero degli Esteri spettano solamente il 22,4 per cento delle risorse disponibili. Il restante è appannaggio del ministero dell'Economia". Ma come si potrà arrivare allo 0,33 per cento del Pil per il 2008? Senza pensare a come rispettare le successive scadenze del 2010 (0.51 per cento) e del 2015 (0,7 per cento). La Sentinelli ha ricordato che per il prossimo anno è necessario un aumento dei fondi per oltre il 60% di quanto assegnato nell'anno in corso: "Dobbiamo fare tutti di più. Dal prossimo documento di programmazione economica e finanziaria" che il governo ha promesso di varare entro i termini di legge di fine giugno, "ci aspettiamo un impegno politico e non etico" perché la cooperazione "non è un gioco delle anime belle".