L'8 aprile è la data in cui si celebra, in tutto il mondo, la Giornata internazionale della nazione Rom. L'ong italiana Cosv, attiva in progetti a sostegno di rom e sinti in tre paesi dei Balcani, denuncia la poca attenzione che è stata dedicata a questa giornata
Fonte: COSV
“Nel nostro piccolo, ai margini dell’Europa, qualcosa stiamo cercando di fare, anche ricordando questa data importante per il popolo Rom”. E’ perentoria la dichiarazione dei rappresentanti della municipalità di Prilep, in Macedonia, rilasciata durante la celebrazione della giornata internazionale della nazione Rom dello scorso 8 aprile. Fa eco la voce dei volontari del COSV, l’ong italiana che proprio sul tema dell’integrazione dei rom nella società sta lavorando grazie a un progetto in ben tre paesi: Macedonia, Montenegro e Kossovo. “Siamo davvero colpiti dal clamore del silenzio che accompagna questo avvenimento ma certo non sorpresi. Purtroppo il problema dei rom è ancora uno dei piu terribili esempi di razzismo ed emarginazione che si conosca in Europa”.
L’8 Aprile è la data in cui si celebra, in tutto il mondo, il Romano Dives, Giornata Internazionale delle popolazioni rom, sinti, kalé ("gitani" della penisola iberica), manouche (sinti francesi) e romanichals (inglesi). La giornata di celebrazioni è stata istituita per ricordare quell’8 aprile 1971 che vide riuniti a Londra, al Congresso, per la prima volta a livello internazionale i rappresentanti delle comunità rom. Fu in quell’occasione che si costituì la Romani Union, la prima associazione mondiale dei Rom riconosciuta in seguito, a partire dal 1979, anche dall'ONU. Nel 2002, l'8 aprile è diventato Romano Dives, dove rom, sinti, kalò, manouche e romanichals portano fiori e candele (lumini) lungo le rive dei fiumi del mondo.
Le discriminazioni iniziate dall’arrivo delle comunita rom in Europa, almeno cinque secoli fa, e culminate con il Porrajmos, l'Olocausto zingaro, in cui persero la vita nei campi di sterminio nazisti almeno 500.000 sinti e rom, non sono purtroppo diminuite nel tempo. Possiamo anzi dire che in tutta Europa i fenomeni di intolleranza nei confronti di questa minoranza etnica siano addirittura in aumento. E' il caso dell'Italia con i suoi campi nomadi fortemente lesivi dei più elementari diritti umani, viste le ubicazioni di molti campi nei pressi di discariche o in aree dalle condizioni ambientali particolarmente svantaggiate. Una situazione che ricorda il regime dell’apartheid come cita il rapporto dell’European Roma Rights Center e che riguarda un po’ tutte le nazioni europee.
Bisogna andare allora in Macedonia, presso la piccola municipalita di Prilep, per vedere celebrata la Giornata Internazionale dei rom, in mezzo a danze popolari, spettacoli teatrali, musica ed altri eventi cui partecipano, con indubbio successo, studenti e ragazzi sia rom sia macedoni, rappresentanti delle diverse comunita, organizzazioni di volontariato ma anche semplici cittadini, per dare voce e ascoltare i problemi di una minoranza che rappresenta il 6% della popolazione nazionale. “L’integrazione delle minoranze nella municipalita è molto importante” sostiene Ana Lashkoska, responsabile delle relazioni esterne della Municipalita di Prilep.
“Il progetto del COSV nei Balcani è stato realizzato per promuovere, con un approccio comune, l’inclusione sociale delle comunita rom all’interno del processo di integrazione tra le differenti comunita locali”, dice Ana M. Da Rocha - responsabile del progetto in Macedonia. Il progetto, realizzato in partnership con alcune associazioni locali - AHP-Aid for Handicap and Poor people, FSR- Fondazione per il Sostegno degli Studenti rom e ONG MOSAIC Network - mira al rafforzamento delle minoranze Rom, inteso come progressiva consapevolezza dei propri diritti e costruzione di condizioni di maggiore sicurezza. Un impegno che, con grande difficoltà, dovrebbe riguardare tutta Europa.
Dall’indagine EU-MIDIS condotta dall’Agenzia dei Diritti Fondamentali sulle minoranze europee è infatti emerso che i rom subiscono continuamente crimini contro la persona, abusi, molestie e minacce a sfondo razzista, nonostante siano un’esigua minoranza quelli ancora nomadi, a fronte di un gran numero di famiglie e individui stanziali anche da molti anni. I pregiudizi, insomma, sono duri a morire.
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