Il 25 ottobre si tiene a Roma, su organizzazione dell'Ong Intersos, l'incontro pubblico dal titolo'Il ruolo delle Ong nei conflitti armati: la prevenzione e il caso Bosnia'. Interverrà Hasan Muratovic, ministro per le relazioni con le Nazioni Unite durante il conflitto che iniziò nel suo paese vent'anni fa. Richiesta l'iscrizione
Fonte: Intersos
Il 25 ottobre, presso la Sala Starlin Arush in Via Aniene 26/a a Roma, si discuterà di Bosnia
Erzegovina a vent'anni dall'inizio del conflitto. L'evento, organizzato da Intersos, prevede la partecipazione di Hasan Muratović, ministro per “le Relazioni con il sistema delle Nazioni Unite” durante il conflitto bosniaco. Intervengono, inoltre, a nome di Intersos Damaso Feci, consigliere e Marco Rotelli, segretario generale.
A questo titolo, nel novembre del 1995 Muratović ha attivamente partecipato alle negoziazioni che sfoceranno nel Dayton Agreement il 21 novembre dello stesso anno, e alla sua firma a Parigi il 14 dicembre, ponendo fine ad un conflitto durato più di tre anni.Muratović fu nominato dal presidente Izebegović primo ministro del primo governo bosniaco post-conflitto nel gennaio del 1996.
La visita di Muratović cade nel ventesimo anniversario della guerra della Bosnia. Gli storici fissano la data dell’inizio di questo conflitto al 6 aprile del 1992. E’ lecito porre a Muratović e a noi stessi una domanda: qual è la situazione del paese 17 anni dopo la firma della pace?
L’armistizio Dayton è stato giudicato nei modi più diversi e con criteri molto spesso incuranti della situazione storica in cui fu stipulato. Richard Holbrooke, il negoziatore designato da Bill Clinton, lo ha sempre considerato il male minore il cui primo merito fu quello di terminare una guerra che stava diventando insostenibile per crudeltà e odio etnico. Una vera vergogna per l’Europa sul cui suolo il conflitto imperversava. E una cocente sconfitta anche per i Caschi blu delle Nazioni Unite che con il massacro di Srebenica del luglio 1995 hanno manifestato al mondo intero tutta la loro incapacità a proteggere le popolazioni civili.
Un’attenzione tutta particolare sarà dedicata al tema della prevenzione dei conflitti e il ruolo che dovrebbero esercitare le ONG Internazionali in questo ambito.
Nel triste quadro di un paese martoriato dalla guerra e con limitate risorse economiche endogene, l’unico motivo di speranza per la Bosnia rimane la possibile adesione all’Unione Europea che l’Occidente dovrebbe facilitare e affrettare con ogni mezzo. Dopo la Slovenia, il 2013 sarà l’anno dell’entrata nell’Unione della Croazia. Il passo successivo dovrebbe spettare alla Bosnia, a condizione che alcune delicate iniziative politiche siano intraprese dal governo di Sarajevo come condizioni sine qua non per la sua ammissione nel consesso europeo.