Confronto, dialogo, integrazione le parole-chiave del progetto di cooperazione in ambito sanitario fra Puglia e Albania. Alcuni dati e un'anticipazione sul Programma IPA Adriatico
"L'Adriatico non più barriera liquida, invalicabile e insuperabile", ma "punto di attracco di una nuova idea di confronto e dialogo fra l'Oriente e l'Occidente": così il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha salutato il Progetto di cooperazione in ambito sanitario siglato Interreg, che è stato presentato a Roma mercoledì 18 aprile.
In mattinata una conferenza stampa per illustrarne i contenuti tecnici, poi un convegno nel pomeriggio nell'ambito di Sanit 2007, presso la Nuova Fiera di Roma, dal titolo "Albania e Puglia: oltre la Sanità. Percorsi di pace e di sviluppo nei Balcani" hanno offerto occasioni preziose per discutere di un Progetto di cooperazione avviato a settembre del 2006 e che si concluderà a ottobre 2008. E' parte integrante del programma comunitario Interreg IIIA Italia-Albania che ha stanziato in totale ben 75 mln di euro - 8 mln solo per quest'ultimo pezzo che porta l'imprimatur della Regione Puglia e dell'A.Re.S., l'Agenzia Regionale Sanitaria che lo gestisce.
"Un progetto che fa onore alla parola cooperazione - ha osservato ancora Vendola, intervenuto al convegno insieme all'Assessore al Mediterraneo, Silvia Godelli e all'Assessore alle Politiche della Salute, Alberto Tedesco. Entrambi hanno posto l'accento sull'esperienza di arricchimento reciproco che deriva da questo percorso di integrazione. Un percorso che, come ha sottolineato Godelli, è ancora all'inizio ma che "potrà condurre l'Albania con grande rapidità al raggiungimento degli standard europei nel settore sanitario".
Sarà proprio questa la sfida in cui il governo albanese si impegnerà nei prossimi anni, come ha annunciato il Ministro della Sanità Nard Ndoka: riformare il sistema per garantire alla popolazione ospedali migliori, un servizio sanitario efficiente, l'aumento delle capacità diagnostiche e di sicurezza. Ed è proprio su queste criticità che il progetto punta, ponendosi obiettivi concreti: catalogare ed integrare flussi di informazioni da far confluire in un Osservatorio epidemiologico, per capire quali sono i principali problemi di salute della popolazione; mettere a punto un sistema informativo sanitario efficiente; avviare un programma di diagnosi precoce dei tumori femminili, prevedendo di coinvolgere nei prossimi due, tre anni fino al 60% della popolazione femminile.
Una priorità questa, dal momento che negli ultimi quindici anni si calcola che l'incidenza dei tumori alla mammella e all'utero è quasi raddoppiata. Così come assume i caratteri dell'emergenza in Albania la malattia renale cronica: da qui la necessità di realizzare un programma di trapianto di rene da donatore vivente che solo 16 anni fa, quando fu compiuto a Bari, era un sogno per i medici albanesi, e che oggi, al termine del Progetto, potrà avvenire per la prima volta in una struttura sanitaria albanese.
Sul dopo-progetto sono tutti concordi nel dire che, una volta trasferiti il know-how e le attrezzature, i risultati raggiunti dovrebbero diventare conquiste stabili ed entrare a regime. D'altra parte il dopo-Interreg è già dietro l'angolo: si chiama IPA Adriatico, come annuncia Bernardo Notarangelo, Autorità di gestione del Programma Interreg, e si traduce in un investimento di 250 mln di euro a favore dei Paesi che si affacciano sull'Adriatico (Italia, Grecia, Slovenia, Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Montenegro, Serbia). Il 7 maggio presso il Castello Alfonsino di Brindisi un momento di incontro e approfondimento fra i Paesi coinvolti.