Una macchina, un gruppo di amici e 8mila chilometri da percorrere in meno di tre settimane da Milano alla capitale del Tajikistan. Un viaggio che dieci team di giovani affrontano per conoscere una parte del mondo ignota a molti e per sostenere le attività in loco dell'ong Cesvi. Tre le rotte, due attraversano Balcani e Turchia
Fonte: Vita e Silk road race
Elaborazione di Osservatorio Balcani e Caucaso
Altro che vacanza alternativa. La Silk road race è la madre di tutti i viaggi consapevoli che unisco no l’utile al divertimento: 8mila chilometri in macchina da Lainate (paesotto alla porte di Milano) a Dushambe, capitale del lontano Tajikistan, per conoscere nuovi luoghi e, alla fine, donare le auto con cui si è viaggiato e i fondi raccolti in patria ai progetti che l’ong Cesvi ha attivato nella piccola Repubblica dell’Asia centrale.
A organizzare l’evento, oltre all'Ong italiana Cesvi, è l’associazione Partenza intelligente, e questa terza edizione ha già infranto un record, raddoppiando i team in partenza per il viaggio, dai cinque del 2011 ai dieci che la sera di sabato scorso sono partiti dalla Villa Litta Visconti Borromeo di Lainate, durante un evento aperto al pubblico.
Due gli itinerari di massima possibili per arrivare in Tajikistan entro il 16 agosto: dall’alto, passando per la Russia, o dal basso, muovendosi tra Balcani, Turchia e terre persiane, come l’Iran e il Turkmenistan. “Noi abbiamo scelto questa seconda via”, spiega Matteo Bollini, classe 1987, che con altri due amici, Roberto e Stefan (tutti e tre di Merate, provincia di Lecco),sono partiti a bordo di una Ford Escort del 1999, “comprata per l’occasione, perfettamente funzionante e pronta a essere regalata a una famiglia del Tajikistan”, dice Bollini che di mestiere è meccanico. L’eccezionalità della Silk road race è questa: quasi tutti i partecipanti sono giovani, alla loro prima esperienza di viaggio in quei luoghi, ma pronti “a unire la voglia di conoscere nuove culture, il divertimento e l’aspetto umanitario”.
Una scelta maturata lo scorso inverno, “quando abbiamo scovato l’iniziativa cercando su internet e subito abbiamo aderito”. Non è stato facile all’inizio: “I visti per i paesi in cui passeremo, Iran e Turkmenistan in primis, non sono stati cosa facile, soprattutto per il secondo, che in Italia non ha un’ambasciata e la più vicina è Parigi”, racconta Bollini, il cui team si chiama "Ci siamo Persia" e ha un’omonima pagina facebok che viene aggiornata durante il viaggio.
Molto originali anche i nomi degli altri gruppi in partenza: Gengis Khar, Bachi da seta, L’Arosa dei venti, o il BugTeam, squadra composta interamente da ragazze. E i genitori, gli affetti? “Abbiamo incontrato un po’ di resistenza all’inizio, poi si sono lasciati andare: ad esempio, mio padre mi ha aiutato nella scelta dell’itinerario”. Dove si dorme? “Negli hotel, laddove siamo obbligati come in Iran, in tenda e sacco a pelo altrove. Prevediamo di fare 400 chilometri al giorno, circa sette ore di viaggio al giorno vista la condizione delle strade”, precisa Bollini.
In realtà i team sono preparati ad adattarsi alle diverse situazioni. Ad esempio due giorni fa il team Gengis Khar, arrivato in Romania, si è ritrovato a dormire nel cimitero ortodosso della capitale in un loculo adibito a "casa" dai senzatetto. Giorni fa un team in uscita da Sarajevo si è ritrovato su di uno stretto sterrato circondato da campi minati. Racconta il blog "Va bene. Siamo viaggiatori che non amano le superstrade. (...) Detto questo, i campi minati reduci dell'assedio del '95, sarebbe meglio evitarli, giusto? Ed invece ci siam finiti dritti dentro. Non che lo abbiamo fatto apposta, eh? Saremo anche matti ma non aspiranti suicidi (...)".
Il viaggio viene fatto anche dal TeamTouring che ogni giorno scrive un articolo per il sito della rivista Touring Club Italiano ma postano il proprio racconto anche su Facebook. Ieri il TeamTouring è approdato in Turchia, dopo aver attraversato Serbia e Bulgaria: "Giorno 5. (...) Vista dall'autostrada direzione Ankara la parte asiatica di Istanbul è un tappeto di palazzi e palazzoni in costruzione che assomigliano tanto a quelli di Pechino o Shanghai. Solo che qui di tanto in tanto spunta qualche moschea e non mancano i centri commerciali. Però ti lascia quella stessa sensazione che si ha quando si visita la Cina: il boom è qui e ora. E le cose cambiano e si evolvono a una velocità che noi in Italia ci siamo dimenticati".
Una parte importante della preparazione di ciascun gruppo è stata quella della raccolta fondi: l’iscrizione alla corsa costa 1500 euro, “di cui mille vanno in beneficenza al Cesvi e 500 a Partenza intelligente, che li utilizzano per i progetti umanitari in loco: noi li abbiamo recuperati andando a bussare alle porte delle aziende della nostra zona. I costi del viaggio sono interamente a carico nostro”, sottolinea Bollini.
Il Cesvi è da molti anni presente nei Balcani, nell'est Europa e in Asia. Lavora in Tajikistan “con un team di otto cooperanti espatriati e uno staff locale di 60 persone”, sottolinea Enrico Baccioni, che per l'ong è responsabile dall’Italia del paese asiatico. “I progetti riguardano l’accesso all’acqua potabile, la promozione dell’artigianato locale e la successiva commercializzazione in Italia tramite il commercio equo-solidale, il supporto alla creazione di cooperative agricole e il lancio di iniziative culturali”, prosegue Baccioni, “su tutte l’orchestra giovanile di 60 persone tra cui dieci ragazzi svantaggiati, provenienti dal Tajikistan e da due paesi confinanti, il Kirgikistan e il Kazakistan”.
Se la preparazione e la gestione della Silk road race è stata gestita principalmente dall’associazione Partenza intelligente, il Cesvi si incarica della logistica nel paese d’arrivo: “ci occuperemo del passaggio di proprietà di tutte le macchine donate, e faremo conoscere ai viaggiatori i progetti per cui hanno raccolto i finanziamenti”, precisa Baccioni. “L’iniziativa è molto importante, perché è un’ottima occasione per avvicinare al mondo della cooperazione persone che hanno voglia di unire alla propria vacanza l’impegno sociale”. Il 19 agosto, all'arrivo dei team, una grande festa chiuderà questo viaggio solidale e "fuori dalle rotte".