Inaugurata a Mestre la mostra fotografica 'Buongiorno Bosnia - Dobardan Venecija' di Giacomo Cosua. Luca Leone, della Infinito edizioni, ha presentato il suo più recente libro “Bosnia Express” mentre Gianfranco Bettin, assessore alle Politiche Giovanili e Pace del Comune di Venezia, ha parlato della necessità di rafforzare il gemellaggio con Sarajevo. Molti giovani tra gli oltre 100 partecipanti all'incontro. Gli interventi
Fonte: Comune di Venezia
Elaborazione di Osservatorio Balcani e Caucaso
Grande partecipazione all'inaugurazione della mostra fotografica di Giacomo Cosua "Buongiorno Bosnia – Dobardan Venecija" avvenuta lo scorso 9 aprile presso la Biblioteca civica di Mestre. Più di cento persone hanno partecipato all'incontro organizzato dall'Assessorato alle Politiche giovanili e alla pace del Comune di Venezia insieme alla Fondazione Alexander Langer.
L'iniziativa parte da lontano. Il Comune di Venezia, gemellato con la città di Sarajevo fin dal 1994, nell'agosto del 2010 ha partecipato con il suo Centro Pace alla Settimana della Memoria che si è svolta nella città di Srebrenica, teatro del genocidio commesso nel 1995 contro la popolazione bosniaca non serba, come riconosciuto nel 2007 dalla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja. Le fotografie di Cosua ripercorrono il viaggio di conoscenza a Tuzla, Sarajevo e Srebrenica fatto l'anno scorso.
All'inaugurazione sono intervenuti l'assessore alle Politiche giovanili e pace Gianfranco Bettin, che ha dialogato con Luca Leone, autore del libro "Bosnia Express" (Infinito Edizioni) e Andrea Ricci della Fondazione Alexander Langer Stiftung di Bolzano.
Nel corso della giornata è stato presentato un video-messaggio di Jovan Divjak, che era stato invitato a presentare il suo libro "Sarajevo mon amour" (Infinito Edizioni), ma che nel corso del mese marzo è stato arrestato a Vienna e poi rilasciato su cauzione con il divieto di lasciare il Paese.
Jovan Divjak, nato in Serbia nel 1939, era un militare della JNA, l'Esercito Popolare Jugoslavo, che allo scoppio della guerra nei Balcani, nel 1992, scelse di rimanere a Sarajevo per difendere la città con l'esercito bosniaco. Fu considerato un traditore dalla Serbia, che lo osteggiò sempre, tanto che un mandato internazionale di cattura è stato diramato dal tribunale di Belgrado e, per questo, è stato fermato e arrestato nel marzo 2011.
Queste le parole dell'Assessore alle Politiche giovanili e pace Gianfranco Bettin, a commento della vicenda: "Divjak è un vero eroe del nostro tempo, un tempo in cui i veri eroi sono coloro i quali "tradiscono" l'egoismo, lo sciovinismo, l'intolleranza in favore delle cause comuni, di tutti, le cause della pace e della convivenza. Divjak, testimone e protagonista di questa buona causa nel centro di una delle maggiori tragedie della storia recente, Sarajevo, città con cui Venezia si è gemellata durante il lungo assedio, è un uomo libero nella mente e nel cuore, uno dei veri costruttori di una nuova Europa possibile".
All''intervento dell'assessore Bettin, che ha parlato della necessità di “rinverdire” il gemellaggio tra Venezia e Sarajevo, è seguito quello dell'editore-autore Luca Leone e la presentazione della mostra fotografica da parte di Giacomo Cosua. Una giornata di riflessione che si è conclusa con un denso dibattito tra relatori e pubblico.