Violenti scontri a fuoco a Tskhinvali e nei villaggi vicini. Dialogo bloccato tra Tbilisi e autorità separatiste, mentre aumenta il numero degli sfollati in Ossezia del Nord
Ritorna la violenza nel conflitto tra la Georgia e la regione secessionista dell'Ossezia del Sud. Durante lo scorso fine settimana ci sono stati intensi scontri a fuoco tra le due parti, che hanno coinvolto Tskhinvali e diversi villaggi attorno alla de facto capitale. I combattimenti sono durati diverse ore e si sono svolti in più riprese nella serata di venerdì e nella notte di sabato. Dieci persone sono morte e circa trenta sono rimaste ferite sotto il fuoco dei mortai, in una delle più intense sparatorie degli ultimi anni in Ossezia del Sud. Dopo alcuni giorni di interruzione, mentre scriviamo gli scontri sono ripresi tornando a colpire Tskhinvali e i paesi periferici.
Le autorità della regione secessionista hanno affermato che finora dieci osseti sono morti e ventuno sono rimasti feriti sotto il fuoco dei cecchini e delle sparatorie, mentre sarebbero sette i feriti da parte georgiana.
Entrambe le parti si accusano a vicenda di aver aperto il fuoco. Le autorità separatiste hanno dichiarato che "il 2 agosto postazioni illegali di polizia georgiana hanno attaccato le postazioni ossete uccidendo tre osseti e poi hanno iniziato a bombardare Tskhinvali, uccidendo altre tre persone e ferendone diverse altre".
Dall'altra parte Mamuka Kurashvili, capo delle Forze di Peacekeeping georgiane, ha raccontato che le sue truppe "sono state costrette ad aprire il fuoco dopo che i sud-osseti hanno attaccato checkpoint e villaggi georgiani".
Tskhinvali ha denunciato, inoltre, che le forze georgiane avrebbero usato veicoli armati e armi pesanti nel combattimento. Denuncia che Kurashvili ha negato, dichiarando invece che peacekeeper russi sarebbero stati coinvolti negli attacchi. Subito l'accusa è stata fermamente negata da Mosca.
Già nel corso della giornata di sabato Temur Iakobashvili, ministro georgiano per la Reintegrazione, si è recato nella zona di conflitto dove ha incontrato Marat Kulakhmetov, comandante russo delle Joint Peacekeeping Forces (JPKF), per indagare sulla dinamica dei fatti. Le JPKF in Ossezia del Sud sono composte da battaglioni di forze armate provenienti dalla Federazione Russa, dalla Repubblica russa dell'Ossezia del Nord e dalla Georgia.
Gli scontri iniziati venerdì sono tra i più severi verificatisi nel corso degli ultimi anni nella regione, che fin dal 1991 rivendica l'indipendenza dalla Georgia. L'ultimo grave incidente si era avuto nell'agosto del 2004, quando gli scontri tra le forze georgiane e le milizie sud-ossete avevano portato alla morte di diciassette georgiani e di una dozzina di osseti, nonché decine di feriti da entrambe le parti.
La riapertura di scontri a fuoco ha riacceso la preoccupazione di un'escalation del conflitto e della definitiva rottura dei negoziati di pace. Domenica 3 agosto il ministero degli Affari Esteri russo ha rilasciato un comunicato nel quale si afferma che "la minaccia di azioni militari su larga scala tra Georgia e Ossezia del Sud sta diventando sempre più reale". Secondo il ministero russo "nella serata del 2 agosto e nella notte del 3 agosto la Georgia ha condotto aperte manovre militari vicino a Tskhinvali e ha spedito forze e armamenti militari nella zona di conflitto".
Temur Iakobashvili ha commentato il comunicato russo dichiarando che "sono state intraprese azioni per creare l'illusione di conflitto armato su larga scala, come se la guerra fosse imminente" con lo scopo di "deragliare il processo di pace nel quale la comunità internazionale sta accrescendo il suo coinvolgimento". Il ministro per la Reintegrazione ha continuato affermando che "la cosa più deplorevole in questa situazione è che il ministero degli Esteri russo sta orchestrando e facilitando queste azioni" con lo scopo di diffondere panico tra la popolazione.
Il giorno successivo agli scontri, le autorità della regione secessionista hanno annunciato un piano di evacuazione per donne e bambini da Tskhinvali e dai villagi osseti verso la Repubblica dell'Ossezia del Nord, che coinvolgerebbe circa 5.000 persone. Da sabato autobus con a bordo bambini e adulti, in particolare donne e anziani, hanno lasciato l'Ossezia del Sud. Le stime indicano che finora circa 1.100 persone sono state evacuate nella Repubblica russa. Oltre la metà degli sfollati ha trovato ospitalità da parenti e amici mentre l'altra metà è stata sistemata in edifici pubblici.
Un incontro tra Temur Iakobashvili, ministro georgiano per la Reintegrazione, e Boris Chochiev, de facto vice Primo ministro dell'Ossezia Sud, era stato programmato per la mattinata di giovedì 7 agosto a Tskhinvali. I due rappresentanti avrebbero dovuto incontrarsi per cercare di risolvere la situazione che dallo scorso venerdì tende ad aggravarsi, ma il rappresentante osseto ha declinato l'invito dicendosi disponibile ad avere colloqui con la controparte georgiana solo nell'ambito della Joint Control Commission.
Il ministro georgiano aveva anticipato di voler parlare con Chochiev della demilitarizzazione della zona di conflitto, dello stabilimento di un controllo congiunto georgiano-russo sui confini della regione con la Russia e dell'aumento degli osservatori OSCE nella zona di conflitto. All'incontro avrebbe dovuto partecipare anche Yuri Popov, negoziatore per la parte russa sull'Ossezia del Sud all'interno della JCC, in qualità di solo osservatore. Iakobashvili aveva chiarito, infatti, che l'incontro con Chochiev sarebbe stato "un incontro bilaterale alla presenza della parte russa" e non all'interno della Joint Control Commission.
Il dialogo tra Ossezia del Sud e Georgia è in stallo da mesi perchè le parti non trovano accordo sulla forma che le negoziazioni dovrebbero seguire. La Joint Control Commission (JCC) è l'organo negoziatore ufficiale per il processo di pace in Ossezia del Sud composto da rappresentanti di Georgia, Ossezia del Sud, Russia e Ossezia del Nord.
Tbilisi, però, si è dichiarata contraria in più occasioni a continuare i negoziati di pace nell'ambito della Joint Control Commission e chiede incontri bilaterali con l'Ossezia del Sud. Di opposta opinione, invece, sono le autorità de facto di Tskhinvali che declinano gli inviti di Tbilisi per discussioni bilaterali e dichiarano di essere pronte a riaprire il dialogo con le autorità georgiane solo sotto l'egida della Joint Control Commission.
Recentemente, Iakobashvili ha proposto un nuovo organo di negoziazione che vedrebbe l'Ossezia del Nord rimpiazzata con l'amministrazione temporanea dell'Ossezia del Sud riconosciuta come legittima da Tbilisi, e l'inclusione di OSCE e Unione Europea. Tale proposta è stata fermamente rifiutata da Tskhinvali e Mosca, che insistono per riprendere i dialoghi attraverso l' esistente meccanismo della JCC. I negoziati, quindi, sono bloccati.
Mentre i bombardamenti d'artiglieria continuano a Tskhinvali e nei villaggi che la circondano, aumentando la possibilità del coinvolgimento di altre aree e dell'escalation del conflitto nell'intera regione, Tbilisi e Tskhinvali non intendono riaprire il dialogo.
*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR
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