Sono passati due anni dall’accordo UE-Turchia che ha ufficialmente chiuso la “Rotta balcanica”, il percorso compiuto da migranti provenienti soprattutto da Siria, Iraq e Afghanistan per raggiungere il Nord Europa passando attraverso la Grecia, la Macedonia, la Bulgaria, la Serbia, la Croazia e la Slovenia.
Il flusso di persone in movimento però non si ferma e le rotte prendono strade nuove e sempre più pericolose per chi è disposto a tutto in cerca di una vita migliore in Europa.
Ripercorriamo alcune di queste tragiche tappe attraverso le tavole illustrate di Giorgio Romagnoni.
Le storie sono pubblicate in collaborazione con http://www.ilproblemadeglialtri.it/
Al porto di Patrasso, il più grande del Peloponneso e porta della Grecia verso l’occidente, ogni giorno centinaia di ragazzi richiedenti asilo attendono la sera per tentare quello che viene chiamato “The game”, il gioco, e tentano di imbarcarsi su uno dei grandi traghetti diretti in Puglia. Si tratta di un gioco molto pericoloso. lllustrazioni ispirate dall'articolo “I rifugiati di Patrasso” di Giovanni Vale (5 febbraio 2018)
Quello di Idomeni è stato il più grande campo profughi d’Europa. Addossato al confine greco-macedone è arrivato ad ospitare dodicimila persone, il 40% dei quali bambini. Ma Idomeni non è un posto per bambini. Il campo è stato sgomberato nel maggio del 2016 dalle autorità greche.
Ultimo avamposto serbo prima dell’Europa, al confine con la Croazia, lo squat di Šid è una fabbrica abbandonata. Come denuncia l’associazione One Bridge to Idomeni, ora è un rifugio di spettri infreddoliti che alla spicciolata spuntano dal bosco che l'abbandono ha fatto crescere tutto attorno. Da qui è passata anche Madina Hussiny, di 6 anni, prima di essere uccisa investita da un treno dopo un respingimento al confine con la Croazia.