Natalia Kawana 1 giugno 2016

Il Premio europeo per il giornalismo investigativo nei Balcani occidentali e in Turchia è stato assegnato anche in Macedonia, Bosnia Erzegovina e Turchia

Dopo aver annunciato i vincitori serbi, albanesi, kosovari e montenegrini del Premio per il Giornalismo Investigativo, finanziato dall’Ue nei Balcani occidentali e in Turchia, sono stati annunciati anche quelli di Macedonia, Bosnia Erzegovina e Turchia.

Il premio, istituito dalla Commissione e dalla DG Allargamento, mira a promuovere nuove storie giornalistiche di qualità, per sostenere il giornalismo investigativo e incoraggiare la libertà di espressione nei sette paesi sopracitati. Il premio viene consegnato per tre anni di fila, 2015-2017, ed ogni anno vengono valorizzati e premiati i lavori giornalistici investigativi pubblicati nel corso dell'anno precedente. Sono previsti tre premi per ogni paese: primo e secondo posto e miglior racconto investigativo da parte di un giovane giornalista, categoria istituita per la prima volta nell'edizione di quest’anno.

In Macedonia si è aggiudicato il primo premio il giornalista Boris Georgievski, per la sua serie di articoli "Dossier Telecom", pubblicati sul portale web "Prizma", nei quali ha denunciato un sistema di corruzione che coinvolge la società Telecom e i suoi controversi rapporti con il governo macedone. Il secondo premio è stato assegnato alla serie investigativa "Skopje 2014 Uncovered", anch’essa pubblicata su “Prizma”, frutto del lavoro del team di BIRN Macedonia: Ana Petruseva, Tamara Causidis, Meri Jordanovska, Vlado Apostolov, Riste Zmejkoski e Zoran Ricliev. La serie ha messo in luce la quantità di risorse impiegate dal governo nel progetto urbanistico "Skopje 2014", nonché le relazioni corrotte che coinvolgono soggetti che hanno lavorato nel progetto. Infine, il terzo premio, la migliore storia di indagine scritta da un giovane giornalista, è andato a Biljana Nikolovska, per la sua serie TV "Da disoccupati a prigionieri: come il sistema ha condannato e poi amnistiato 15.000 beneficiari di assicurazione sanitaria". Nel servizio si descrive l’apertura di procedimenti giudiziari contro dei disoccupati, su richiesta del Fondo di assicurazione sanitaria, accusatii di falsificazione di documenti.

In Bosnia Erzegovina, il vincitore è stato Siniša Vukelić, che ha ottenuto il primo premio per la sua serie intitolata "La rapina nella Banca di Investimenti Balcanici", pubblicato da Capital.ba. Il secondo posto è andato a Aladin Abdagićdeli, del  “Centro per il Giornalismo Investigativo” (CIN), per il suo pezzo "Il suocero benestante di Čović". Stefan Mačkić ha ricevuto invece il premio per giovani giornalisti per una storia pubblicata sul “eTrafika”, che ha rivelato atti di corruzione in contratti di concessione in Republika Srpska.

Andando verso l’ est, alla Turchia, dove i recenti arresti di giornalisti mettono in discussione la libertà di espressione nel paese, quattro giornalisti hanno ricevuto il premio UE. Il primo premio è andato a Hilal Köse, che ha scritto l'articolo "Tale atrocità mai vista", pubblicato dal quotidiano “Cumhuriyet”. Il secondo premio è andato a Arda Akın, che ha scritto la serie "89 Volte Maşallah", indagando dichiarazioni doganali false fatte da Reza Zarrab, un uomo d'affari turco-iraniano che affronta accuse di corruzione negli Stati Uniti. Per quanto riguarda la categoria per giovani giornalisti, essa ha avuto due vincitori: Burcu Karakas, che ha scritto circa la sospetta morte di diverse donne nella provincia di Van, e Canan Coşkun, che ha pubblicato storie che riguardano l’abuso di potere da alti funzionari turchi. Quest'ultima era in tribunale il giorno stesso della cerimonia di premiazione, accusata di "insultare ufficiali pubblici nello svolgimento delle loro mansioni", per il quale rischia fino a 23 anni di carcere.

Un totale di 35 giornalisti hanno ricevuto il premio nei 7 paesi partecipanti, con premi consegnati pari a 70.000 euro.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto