Stasera a Folgaria, in Provincia di Trento, si tiene la discussione collettiva del romanzo "Ritorno a casa" di Natasha Radojčić-Kane. Luisa Chiodi, direttrice di OBC, offrirà al pubblico l'inquadramento del contesto in cui si svolge il romanzo, quello della guerra in Bosnia Erzegovina
Fonti: Adelphi editore e DEP – Deportate Esuli e Profughi
In occasione della discussione collettiva a seguito della lettura del libro "Ritorno a casa" di Natasha Radojčić-Kane (Adelphi Edizioni, 2003), il Gruppo di lettura Folgaria ospiterà alle ore 20.45, presso la Biblioteca Comunale "C. Musatti", Luisa Chiodi - direttrice di OBC, le cui riflessioni consentiranno di inquadrare meglio il romanzo all’interno del contesto in cui è inserito, quello della guerra in Bosnia Erzegovina, e di comprendere quanto di quel passato rimane nella nostra memoria e nel presente di quella terra.
"Halid ha molti conti in sospeso. Dalle trincee di Sarajevo è tornato con una reputazione da eroe, un incubo ricorrente e parecchio denaro di origine poco chiara". Per sbarazzarsi della prima gli basterà una battuta di caccia con due amici d’infanzia, finita sparando con armi da guerra agli unici animali sopravvissuti nei boschi intorno al villaggio – i gufi. Per non vedere più quella ragazza cadere al rallentatore, colpita a morte, sarà forse sufficiente smettere di dormire. Ma liberarsi del denaro, o moltiplicarlo – ed è il denaro con cui Halid vorrebbe riscattare il suo amore di un tempo, ora ostaggio di una donna e di una storia crudele –, risulta più difficile."
E' così che inizia la presentazione del romanzo sul risvolto del libro. Prosegue senza dare scampo alla - breve - storia - del ritorno a casa di Halid: "L’unica soluzione sarà rischiare tutto in un’estenuante partita a carte, fra puttane adolescenti e violinisti impazziti, contro l’avversario più temibile, il re degli zingari locali. Il ritorno a casa di Halid si consuma così in tre giorni freddi, fangosi e febbrili, che in questo suo primo, straordinario libro Natasha Radojčić-Kane racconta attenendosi rigorosamente ai fatti, e lasciando che dai gesti, dalle parole e dai silenzi dei personaggi si sprigioni il fantasma di un paesaggio – la Bosnia consumata dall’odio, e da una guerra inesauribile – molto più vicino a noi di quanto vorremmo ammettere."
Ritorno a casa è il primo romanzo di Natasha Radojčić-Kane, nata a Belgrado nel 1946 e vivente negli Stati Uniti. Ambientato nella Bosnia del dopoguerra è la storia del musulmano Halid, del suo ritorno a casa, impossibile, come del resto quello dell’autrice. La quale, in apertura, ringrazia tra le altre con nome e cognome, “le molte persone ridotte al silenzio, senza volto eppure non dimenticate nella ex-Jugoslavia e in tutto il resto del nostro mondo tormentato, la cui continua sofferenza – aggiunge - mi aiuta a restare umile, mi ispira, e mi dà la forza e un motivo per andare avanti”.
Dunque, la scrittura serve a fissare l’esistenza dolorosa di chi non ha potuto fuggire, ma anche quella, altrettanto dolorosa, di chi, fuggito, non può dimenticare da dove viene, consapevole, tuttavia, che non vi tornerà più.