26 novembre 2009
di Aleš Šteger
casa editrice: Zandonai
anno di pubblicazione: 2009
collana: i fuochi
pagine: 126
prezzo: 15,00 euro
''La doppia traccia rosso mattone sull'asfalto si inerpica dal fiume, sale la gradinata accanto al Reichstag e, seguendo la complessa logica delle lotte di liberazione e dei negoziati, zigzaga in mezzo alla strada per salire poi sul marciapiede. Come se il Muro non fosse stato abbattuto, ma fosse semplicemente stato sepolto.''
E' inutile provare a fissare le caratteristiche che, ad oggi, rendono Berlino una città unica e imprescindibile: qualsiasi tentativo di definizione sistematica è destinato a non centrare il bersaglio.
Come le istantanee, scattate da Aleš Šteger stesso, che scandiscono le pagine del volume, così questo libro si presenta come una sequenza imprevedibile di punti di vista, di soggettive nate all'incrocio tra storie, incontri, musiche e linguaggi, senza mai dimenticare che sono molti gli aspetti di una città che si possono capire unicamente rimanendo in una cucina a guardare fuori dalla finestra mentre si lavano i piatti. E nonostante Berlino sia una città smisurata che gioca a nascondersi in luoghi minimi, non è il minimalismo la cifra saliente di questo libro. Nell'anno trascorso a Berlino Aleš Šteger ha portato sempre con sé il suo sguardo poetico, ossia capace di raccogliere le immagini e di trasformarle attraverso le parole e i ritmi.
Tuttavia Berlino è un libro che potrebbe rientrare a pieno titolo in quello che il movimento situazionista chiamava psicogeografia, e non a caso si direbbe scritto seguendo le regole suggerite da Guy Debord per intraprendere una seria deriva urbana: ''Per fare una deriva, andate in giro a piedi senza meta od orario. Scegliete man mano il percorso non in base a ciò che sapete, ma in base a ciò che vedete intorno. Dovete essere straniati e guardare ogni cosa come se fosse la prima volta. Un modo per agevolarlo è camminare con passo cadenzato e sguardo leggermente inclinato verso l'alto, in modo da portare al centro del campo visivo l'architettura e lasciare il piano stradale al margine inferiore della vista. Dovete percepire lo spazio come un insieme unitario e lasciarvi attrarre dai particolari''.
Aleš Šteger (1973) è uno degli interpreti più brillanti ed eclettici della nuova letteratura slovena e un protagonista della vivacissima scena culturale lubianese. Scrittore cosmopolita, traduttore, critico letterario, direttore editoriale, instancabile giramondo e organizzatore di eventi letterari, ha al suo attivo diverse raccolte di poesia, tradotte in varie lingue, e un racconto di viaggio. Affresco incisivo e al tempo stesso surreale di un ispirato flâneur, il suo Berlin si è aggiudicato in patria il premio Marjan Rožanc ex aequo per il miglior saggio 2007.