11 settembre 2009
di Ismail Kadaré
casa editrice: Fandango libri
anno di pubblicazione: 2008
pagine: 64
prezzo: 10 euro
"C'è un momento per Dante, come c'è un momento per il pomeriggio, per l'alba o per il crepuscolo. Un momento per avvicinarsi a lui, verso cui convergono popoli, regimi, epoche, regni e repubbliche, razze, lingue e nazioni."
Che rapporto può esistere tra l'Albania e Dante, il poeta italiano per eccellenza, uno dei più grandi della storia? Quali segrete affinità legano l'opera di Dante alle traversie del popolo albanese, segnato da secoli di guerre e occupazioni? Più di quante possiamo immaginare, rivela Ismail Kadaré in questo breve e raffinato saggio. La scoperta della Divina Commedia, dopo il crollo dell'Impero Ottomano, ha segnato per gli albanesi l'inizio di un rapporto particolare, fatto di mille affinità, espressive quanto tematiche. Un rapporto che nel Novecento si è stretto in modo indissolubile. Imposto come poeta ufficiale dal regime invasore di Mussolini, Dante mantiene un posto di rilievo anche nell'Albania comunista, ma sdoppiandosi: la sua opera continua a essere tradotta e analizzata dagli studiosi, mentre il terribile sistema carcerario dell'epoca sembra voler riprodurre l'Inferno dantesco. Ripercorrendo le tappe fondamentali della storia del suo paese, Kadaré mostra come Dante sia stato "inevitabilmente" presente in ogni momento, offrendo con la sua arte una fonte di inesauribile bellezza e rifugio agli orrori della storia. Tanto che oggi può essere definito un poeta autenticamente popolare, non solo tra noi, ma anche tra i nostri vicini albanesi.
Ismail Kadaré, nato nel 1936 ad Argirocastro in Albania, è autore di romanzi saggi e poesie. Dal 1990 vive in Francia dove si è trasferito dopo aver ottenuto l'asilo politico. Più volte candidato al Nobel, nel 2005 ha vinto la prima edizione del Man Booker International Prize