8 luglio 2009
Nel suo secondo libro, l'autrice dimostra che anche la narrativa può contribuire alla memoria storica. Un giovane bosniaco vive da tempo in Italia e torna a trovare l'anziana nonna a Višegrad. Torna così sulle tracce del suo passato e di quello del suo paese
Un paesino sulla Drina, una minaccia terribile, gli echi di un genocidio, il tempo lungo e indefinito del dopoguerra bosniaco; un nipote e suo zio che si districano tra passato e presente, s'inoltrano nei terreni dei rancori famigliari, intrecciano guerra e amore, verità e dubbio, passeggiano attraverso le follie di un popolo inebetito, cristallizzato nell'incubo del conflitto.
Questo il nuovo lavoro dell'autrice di "Al di là del caos. Cosa rimane dopo Srebrenica", in cui camminando sul filo incerto che divide il nazionalismo e la memoria, sulle tracce di eroi costruiti, menzogne celate e vite stroncate, i due protagonisti scavano per trovare risposte al loro bisogno di Storia.
Elvira Mujčić è nata nel 1980 in una piccola località serba ma subito dopo la nascita è arrivata a Srebrenica, in Bosnia, dove è vissuta fino all'inizio della guerra, nel 1992. Da Srebrenica si è spostata con la sua famiglia in Croazia e da lì in Italia. Nel 2004 si è laureata in lingue e letterature straniere e si è stabilita a Roma. Per la Infinito edizioni ha pubblicato anche: "Al di là del caos. Cosa rimane dopo Srebrenica" (2007).
Una recensione a cura di Osservatorio Balcani e Caucaso
E se Fuad avesse avuto la dinamite?
di Elvira Mujčić
Infinito edizioni (2009)
pag. 160
prezzo 12 euro