Dopo più di due decenni di transizione postbellica, gli Stati nati dalla dissoluzione della Jugoslavia sembrano destinati a non liberarsi dalle sabbie mobili di endemiche crisi politiche, economiche e sociali, corroborate da deboli istituzioni preda di politici autocratici, alti livelli di corruzione, disoccupazione dilagante e continue tensioni etnico-religiose.
Le politiche per l’ingresso delle fragili democrazie balcaniche nell’Unione Europea sono state progressivamente diluite nella mancanza di chiare e realistiche prospettive di adesione, mentre altri paesi, non da ultimo la Russia, hanno dilatato la propria influenza geopolitica e i cittadini hanno manifestato delusione e malcontento con forme organizzate di protesta, dimostrazioni di piazza ed emigrazione.
Il volume ricostruisce l’evoluzione dell’enorme investimento internazionale messo in campo a sostegno dei processi di costruzione della pace nella regione dei Balcani discutendone luci e ombre, dall’ascesa dell’intervento, caratterizzato dall’ottimismo delle aspettative, al declino seguito a una fase di incertezza e di stallo che ha avviato ciniche azioni più propense ad affermare forme di stabilità istituzionale che a onorare ideali e finalità che avevano motivato l’impegno internazionale.