31 gennaio 2011
di Diego Zandel
casa editrice: Mursia
anno di pubblicazione: 2011
collana: Testimonianze fra cronaca e storia
pagine: 218
prezzo: 15,00 euro
Le foibe, l’esodo giuliano-dalmata, l’esilio, gli odi e i pregiudizi politici: ricordi personali e storia s’intrecciano sul filo di una memoria personale che si fa pagina di storia collettiva. La voce narrante è quella di un bambino nato in un campo profughi, cresciuto in estrema povertà circondato dal silenzio doloroso degli adulti; sarà l’incontro con un uomo, un testimone muto della tragedia a condurlo verso una nuova consapevolezza delle sue radici e della sua storia. Un libro che non concede sconti e getta uno sguardo scomodo sugli avvenimenti seguiti al 1947 e al Trattato di pace di Parigi, nel tentativo di riannodare un filo spezzato dagli estremismi del secolo scorso dando voce a quanti soffrirono quei drammi, e nella speranza di far conoscere a tutti una materia spesso considerata d’altri.
Romanzo della memoria ma anche romanzo di formazione di una coscienza civile che si impone di cercare oltre gli schemi ideologici le verità umane nascoste dalla Storia.
Diego Zandel è nato nel campo profughi di Servigliano da genitori fiumani. È autore di diversi romanzi, tra i quali Massacro per un presidente (1981), Una storia istriana (1987, ripubblicato nel 2010 con il titolo Il figlio perduto), I confini dell'odio (2002), L'uomo di Kos (2004) e Il fratello greco (2010). Molti i suoi racconti pubblicati in antologie: da uno di essi – Stendhal, il carbonaro – è stato tratto uno spettacolo teatrale. Ha scritto, in collaborazione con Giacomo Scotti, Invito alla lettura di Ivo Andric, Premio Nobel jugoslavo per la letteratura (Mursia 1981). Collabora con «La Gazzetta del Mezzogiorno» e «Il Piccolo» e cura un blog di interventi e discussioni.