10 luglio 2013

Presentazione e cura: Francesco Leoncini
Contributi: Francesco Leoncini, Vito Scalia, Antonio D'Alessandri, Alberto Basciani, Francesco Guida, Eugenio Bucciol
casa editrice: Pitti Edizioni
anno di pubblicazione: 2013
collana: Quaderni di Biblos - Storia 32/11
pagine: 128
copia gratuita: per richieste scrivere a pittiedizioni@libero.it

Il volume assume una dimensione fortemente innovativa in quanto reinterpreta la collocazione geopolitica dell’Albania nel contesto più ampio dell’Europa centrale, intesa come area di competizione tra le grandi potenze e costituita da una fascia longitudinale che va dal Baltico all’Egeo e sta tra Germania e Russia. Ciò porta al superamento della nozione limitativa di “Balcani” quale regione specificatamente connotata da una endemica conflittualità interna.
Le vicende dei rapporti che nei primi decenni del Novecento vengono a stabilirsi tra l’Italia, la comunità arbëresh, da una parte, e il movimento di rinascita nazionale (la Rilindja) e lo Stato albanese dall’altra sono inseriti nel gioco dei contrapposti interessi di potenza in ambito adriatico con le conseguenti politiche strumentali nei confronti dei popoli coinvolti.
I governi dell’Italia liberale e poi il fascismo sono partecipi attivi di questa strategia volta a usare l’Albania come merce di scambio per altre questioni o in funzione di una sua completa
satellizzazione, come già aveva tentato l’Austria - Ungheria.
Infine l'annessione dell’aprile del ’39 risponde alla logica della concorrenza imperialistica con il più potente alleato germanico che nel marzo aveva occupato la Boemia – Moravia, dimostrazione evidente che un comune destino di subalternità caratterizza i Paesi dell’Europa centrale da nord a sud e i conflitti e le controversie che vi nascono sono molto spesso indotte dall’azione dei protagonisti della politica internazionale.
Restano pertanto marginali le tensioni ideali di quegli esponenti arbëreshë che si muovevano all’interno dell’affermazione del principio di nazionalità.
In una prospettiva storica di lungo periodo non si può non constatare come venga completamente abbandonato quell’approccio accortamente mercantile e pragmatico che aveva caratterizzato la secolare presenza veneziana in Adriatico e segnatamente sulle coste albanesi, con la conseguente pacifica penetrazione della sua lingua e della sua cultura.

Atti del Convegno che si è svolto a Mezzojuso (PA) il 28 novembre 2010, organizzato in occasione dell’esposizione della mostra fotografica “Albania, fronte dimenticato della grande guerra”.