24 febbraio 2010
di Aleksandar Tišma
casa editrice: Zandonai
anno di pubblicazione: 2010
collana: I fuochi
pagine: 325
prezzo: 23,00 euro
Alla follia della distruzione che impera nel lager c'è chi si è adattato e ha accettato di ritardare la propria morte affrettando quella altrui: il kapò.
In questo straordinario romanzo Tisma descrive - con potenza letteraria e un rigore documentario- la caparbia vitalità e la forza animalesca che consentono a Vilko Lamian, ebreo battezzato e assimilato, di sopravvivere a Jasenovac e Auschwitz cambiando identità e trasformandosi nel kapò Furfa. Ora, dopo la guerra, tormentato dal ricordo dei suoi misfatti e dal terrore della vendetta postuma della storia, ma soprattutto ossessionato dalla figura di una delle sue vittime, Helena Lifka, si mette sulle tracce della donna, convinto che solo lei possa giudicarlo e magari assolverlo. Tisma indaga qui - sollevandosi nettamente al di sopra di ogni contingenza e con una sensibilità lancinante nel registrare il frantumarsi dell'identità - ciò che resta di un uomo quando è costretto ad attingere alle sue estreme risorse, a scacciar via da sé ogni timore e senso di pietà. E la sua opera è prodigiosamente all'altezza del compito: ferisce, viviseziona, scuote le certezze, ci tiene all'erta contrastando l'oblio.
Aleksandar Tišma (1924-2003) è stato tra i più autorevoli e apprezzati scrittori della ex Jugoslavia. Originario della Vojvodina, regione da sempre mosaico di identità e culture differenti, può essere accostato ad autori del calibro di Danilo Kiš, Czesław Miłosz, Imre Kertész per la marcata sensibilità mitteleuropea che colloca le sue opere nell’alveo della grande letteratura del secolo scorso.
Di madre ebrea ungherese e di padre serbo, Tišma, scampato allo sterminio degli ebrei di Novi Sad, ha ambientato nella complessa e spesso drammatica realtà del Dopoguerra alcuni tra i suoi romanzi e racconti più belli, dettati da una profonda riflessione sul significato della colpa, sul confine spesso labile tra vittime e carnefici, e che narrano storie di ordinaria efferatezza e di piccole pavidità umane. Ne sono testimonianza, oltre a Kapò, anche L’uso dell’uomo (Jaca Book, 1988) e Il libro di Blam (Feltrinelli, 2000). Tišma è inoltre noto al pubblico italiano per la raccolta di racconti Scuola d’empietà (e/o, 1988) e per il romanzo Pratiche d’amore (Garzanti, 1993), storia di un gruppo di prostitute di Novi Sad.