L’Internazionale moralista fa luce sul volto della Russia contemporanea spesso lasciato nell’ombra: il rapporto ambiguo fra Cremlino e religione, mediato dalla Chiesa Ortodossa Russa. "L’Internazionale moralista. I conservatori russi e la conquista dell'Occidente" è un saggio importante non solo perché traccia una panoramica esaustiva delle relazioni fra il Cremlino e la Chiesa Ortodossa Russa, ma anche e soprattutto per le implicazioni che propone nel farlo. In questo saggio, Kristina Stoeckl e Dmitry Uzlaner avanzano la tesi secondo cui l’ideologia conservatrice e tradizionalista con cui la Chiesa Ortodossa Russa si è imposta nella Russia postsovietica sarebbe un prodotto delle più ampie culture wars globali.
Ma cosa sono le culture wars? Sono guerre che si combattono per l’egemonia culturale, morale e dunque anche politica nel mondo globalizzato. Una di queste guerre, dunque, è quella combattuta dalla Chiesa ortodossa russa per assumere un ruolo guida nel Paese e per influenzare le strategie delle forze conservatrici internazionali. Uscita isolata dall’epoca sovietica, la Chiesa ortodossa russa ha infatti aggiornato la propria agenda tradizionalista attraverso una fitta rete di alleanze e contatti internazionali che, nel giro di pochi decenni, l’hanno resa il più prezioso alleato del Cremlino. Stato e Chiesa tornano oggi a collaborare per trasformare la Russia nella patria dell’Internazionale moralista. La prima implicazione chiave offerta da questo saggio è che la Russia, così come altri Stati, va osservata e studiata nella sua dimensione transnazionale, eliminando ogni lente eccezionalista ed essenzialista.
Questo ragionamento va oltre alle logiche meramente geopolitiche che vedono la Russia come una “potenza” nello “scacchiere globale”, che lotta per i propri interessi economici e politici. Tiene conto invece anche di dinamiche più liquide e volatili, appa- rentemente slegate da logiche politico-economiche e più inerenti a questioni morali e culturali. L’analisi di Stoeckl e Uzlaner sottolinea così l’urgenza di adottare una prospettiva transnazionale e relazionale.