11 gennaio 2011
di Dragan Velikić
casa editrice: Zandonai
anno di pubblicazione: 2011
collana: I Piccoli Fuochi
pagine: 328
prezzo: 22,50 euro
Figlio di una modista e di un rassegnato giornalista di provincia, il giovane Rudi Stupar mette in atto continue strategie per restare estraneo a se stesso: intraprende una carriera di attore per la quale non è tagliato, studia una materia che non lo appassiona, infine sceglie l’esilio. Per sottrarsi al servizio militare abbandona Belgrado per Budapest, e da lì fugge inquieto alla volta della Germania, dove lavorerà, tra l’altro, in una ditta che prepara i defunti per l’ultimo riposo. In realtà, i molteplici impieghi e le inesauste flânerie sono semplici occasioni per spezzare i vincoli imposti dalla mera cronologia e intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo, propiziato innanzitutto da un fitto intrico di relazioni erotiche: molti i nomi di donna che danzano sulle labbra di Rudi in queste funamboliche pagine, molti i mondi dischiusi da quei corpi, molti i fantasmi che vengono a tormentare gli amanti.
Un romanzo magmatico e vigoroso in cui Velikić tratteggia, spostandosi con agilità nello spazio e nel tempo, la complessa scoperta di una vocazione, quella per la scrittura, grazie alla quale anche noi veniamo sollevati in un universo dove vorticano voci, echi e destini strappati all’oblio.
Dragan Velikić è uno dei più brillanti e apprezzati esponenti della letteratura serba contemporanea. Con La finestra russa ha raggiunto notorietà internazionale e si è aggiudicato i due più importanti riconoscimenti letterari in patria (il NIN e il Meša Selimović), oltre al prestigioso premio Mitteleuropa (2008) dell’Istituto per il Danubio e l’Europa centrale.