15 settembre 2010
di Slavenka Drakulić
casa editrice: Baldini Castoldi Dalai
anno di pubblicazione: 2010
pagine: 160
prezzo: 17,00 euro
Cosa racconterebbero un cane, una gatta, un topolino, una talpa, un pappagallo, un corvo, una maialina e un orso della loro vita sotto il comunismo?
Charlie, un cane romeno, rilascia un’intervista alla stampa lamentando come la distruzione del centro storico di Bucarest ordinata da Ceausescu per costruire la «Casa del Popolo» abbia gettato per strada due milioni di randagi. Bohumil, un topolino di Praga, accompagnando un parente nella visita al museo del comunismo, gli spiega i motivi della caduta del regime e il valore di ciò che il museo rappresenta. Una «creatura di origini feline» scrive al pubblico ministero che deve processare Jaruzelski per i suoi crimini nell’era comunista, chiedendo di poter testimoniare a favore del generale, convinta che sia una vittima della Storia. Il racconto della leggenda del muro di Berlino è affidato a una talpa appassionata di archeologia. Il pappagallo Koki, appartenuto al maresciallo Tito, definisce il suo padrone «un comunista di gran classe» per la sua arte di flirtare con le donne e per essere stato un grande uomo di potere. Un orso ballerino di nome Tosho racconta la propria storia e quella del popolo bulgaro. Entrambi prigionieri non solo nel corpo, ma soprattutto nella mente, barattarono la libertà con la sicurezza: «Tanto che ci fai con la libertà, se non hai niente da mangiare?»
Sono solo alcune di queste singolari voci che a più di vent’anni di distanza dalla caduta dei regimi comunisti in Europa si interrogano – a modo loro – su democrazia e capitalismo, giustizia sociale e responsabilità collettiva, cercando di interpretare quella storia per capire le ragioni dell’oggi.
Slavenka Drakulić, nata in Croazia nel 1949, scrittrice e giornalista, è una delle maggiori croniste del mondo postcomunista e della tragedia jugoslava, che racconta con uno sguardo attento al punto di vista femminile. Collabora con «The New Republic», «The Nation», «The New York Times», «The New York Review of Books», «Süddeutsche Zeitung» e «La Stampa». Tra le sue opere, tradotte in oltre venti lingue, ricordiamo Caffè Europa, Come siamo sopravvissute al comunismo riuscendo persino a ridere, Balkan Express, Pelle di marmo, Il gusto di un uomo e Come se io non ci fossi. Nel 2004 ha ricevuto il Leipzig Bookfair Award ed è stata più volte applaudita ospite al Festivaletteratura di Mantova. Vive tra la Svezia e la Croazia.