9 gennaio 2013
di Samuel Shahmuradian
casa editrice: Guerini e Associati
anno di pubblicazione: 2013
prezzo: 18,50 euro
Edizione italiana a cura di Pietro Kuciukian
Introduzione di Rouben Karapetian
1988, Sumgait, repubblica sovietica dell’Azerbaijan: tre giorni di caccia all’armeno e il primo dei conflitti interetnici dell’Unione Sovietica. Chi avrebbe potuto intuire e prevenire ciò che è accaduto tra azeri e armeni, uniti fino a quel momento dagli ideali del comunismo? Come cogliere i segni del male in eventi apparentemente trascurabili che poi sfociano in uno sterminio? Una folla fanatizzata attraverso un’opera di disinformazione, distribuzione di alcool e armi bianche, e persone inermi massacrate dai propri vicini con i quali, fino al giorno prima, avevano convissuto in modo pacifico.
Le testimonianze tragiche dei sopravvissuti, per la prima volta in traduzione italiana, sono un drammatico appello alla responsabilità individuale e pubblica e restituiscono una traccia delle motivazioni e dei meccanismi con cui un uomo può essere spinto contro un altro uomo nella maniera più brutale. E tuttavia i giusti al tempo del male ci sono stati anche a Sumgait, ed è in nome della verità dei fatti che sorge l’imperativo di valorizzare quegli episodi nei quali azeri vicini di casa, compagni di scuola, colleghi di lavoro, hanno saputo dire «no». Di fronte alla violenza devastante che si abbatteva sugli innocenti, hanno reagito, si sono opposti, non hanno voltato le spalle, come la madre azera che ha salvato un’intera famiglia e con il suo esempio ha evitato al figlio di commettere l’indomani gli stessi crimini.
A venticinque anni dai tragici eventi di Sumgait, che hanno dato origine alla guerra tra Nagorno Karabakh e Azerbaijan, il tema resta di grande attualità in seguito alle continue tensioni nell’area subcaucasica e all’estradizione nell’agosto 2012 di Ramil Safarov, azero graziato in patria dopo aver ucciso un ufficiale armeno.
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