Appunti per un poema di viaggio da Trento all’Ararat.
L’attesa è finita: è giunto il «tempo fragile del partire» e di lasciarsi alle spalle progetti ed esitazioni, per varcare con qualche trepidazione quell’invisibile linea incerta che individua e custodisce la propria identità, ma anche ne condiziona e forse inibisce le possibilità di apertura e di conoscenza dell’altro.
Una volta lasciata la propria città e raggiunto l’Isontino, terra dell’infanzia e minima patria dove «ha inizio una sorta di scabro, disadorno preludio dei Balcani», ci si appresta ad attraversare quel microcosmo denso di popoli e saturo di storie lacerate che è la ex Jugoslavia – prima di toccare la Bulgaria e proseguire verso la Turchia e la remota meta finale: l’Armenia.
In un intreccio di ricordi ed esperienze raccolte anche in altri viaggi, il camminante ci guida in questa seconda tappa del suo itinerario tra memoria e scoperta, tra narrazione in versi e storia, tra reportage e diario civile. Alla ricerca di un altrove che forse nemmeno esiste davvero, ma che pure appare come un indispensabile e concreto richiamo, dando seguito all’intuizione secondo cui «solo nel viaggio puoi scoprire uno sguardo /che si apre dentro allo sguardo, / e riassaporare smemorato / l’infanzia del mondo».
Luca Medeot è nato nel 1972. Dopo aver vissuto a lungo in provincia di Gorizia, è tornato nella natia Trento. Qui fa prima il libraio e poi l’insegnante. Da anni lavora a un lungo e articolato poema di viaggio, del quale il presente volume costituisce il secondo momento, dopo L’attesa sulla soglia (Italic, 2019).