8 novembre 2007
Un libro che raccoglie il diario che Vahram Altounian tenne durante la deportazione armena ad opera dei turchi fra il 1915 e il 1919. Il diario è stato recuperato e pubblicato da sua figlia Janine
Tra i tanti massacri e genocidi che tristemente si sono succeduti nel secolo appena concluso, quello del popolo armeno ha forse avuto un risvolto drammatico in più: è stato negato, cancellato, coperto dall'oblio. Negli ultimi anni, però, coloro che sono sopravvissuti, i loro figli o i loro nipoti, hanno iniziato un importante, faticoso e dolorosissimo lavoro di scavo per portare alla luce la memoria della tragedia.
Janine Altounian, una delle più importanti studiose francesi di psicoanalisi e traduttrice di Freud, figlia di genitori sopravvissuti al genocidio del 1915, a questo lavoro ha dedicato un'intera vita. Uno dei primi passi nella direzione del recupero della memoria del genocidio è stato il ritrovamento del diario che il padre scrisse nel 1921, subito dopo il suo arrivo in Francia, raccontando gli avvenimenti vissuti nel momento della deportazione.
Si è trattato per la Altounian di una vera e propria scoperta, perché fino ad allora, pur essendo a conoscenza dell'esistenza di quel documento, non aveva avuto il coraggio di leggerlo. Il diario, qui pubblicato per la prima volta in traduzione italiana, testimonia quanto la riflessione storica sul dramma vissuto dal popolo armeno sia in questo caso connessa in maniera strutturale con l'esperienza vissuta e con il lavoro di elaborazione su di essa svolto. La necessità di sopravvivere, come già per i genitori sfuggiti al genocidio, è alla base della ricerca e del lavoro di scrittura di Janine Altounian: dare voce a un mutismo traumatico e iscriverne «da qualche parte» la memoria, nella consapevolezza che solo attraverso il difficile processo del ricordare è possibile dimenticare, elaborare il lutto, rinascere dal dolore.
Sulle pagine del diario di Vahram e sulle riflessioni della figlia si interroga in chiusura del volume una delle massime psicoanaliste italiane, Manuela Fraire, che riprendendo il filo del lavoro di Janine Altounian, di cui è interlocutrice privilegiata, sottolinea come in esso sia centrale non tanto la ricostruzione quanto una costruzione di senso inedita delle vicende personali e familiari. Solo ciò che ha trovato un suo spazio nella scrittura può essere rimosso, mentre il trauma che non trova rappresentazione continua a contaminare l'esperienza umana.
Janine Altounian, intellettuale, studiosa di psicoanalisi e traduttrice, è responsabile della supervisione alla traduzione delle opere complete di Sigmund Freud in francese.
Vahram Altounian, nato a Bursa, in Turchia, nel 1915 viene deportato insieme alla famiglia. Dopo aver perso il padre, è ospitato con la madre da un arabo e riesce a sopravvivere. Nel 1921 si rifugia in Francia, dove vivrà fino alla sua morte.
Manuela Fraire, psicoanalista, membro ordinario della Società psicoanalitica italiana, è autrice di numerosi saggi e articoli.
Ricordare per dimenticare
Il genocidio armeno nel diario di un padre e nella memoria di una figlia
Di: Janine e Vahram Altounian
Con un saggio di Manuela Fraire
Edito da: Donzelli editore, 2007
pp. 96, € 11,50