11 agosto 2015
Perché certi conflitti identitari sfociano in aperta violenza mentre altri si risolvono senza l’uso (o con un uso limitato) della forza? Cosa permette alle parti, in questi ultimi caso, di giungere a un accordo durevole e mutuamente soddisfacente? A partire dagli assunti riconducibili alla teoria razionalista della cooperazione di matrice liberale-istituzionalista, e tenendo in considerazione le critiche realiste, il volume presenta un modello teorico che sottolinea l’importanza, durante i negoziati, delle soluzioni politico-compensative (side payments e issue linkage), della simultaneità (o di un suo sostituto funzionale) tra negoziati e implementazione degli accordi e del ruolo delle terze parti. Sono presi in esame otto casi di conflitti identitari (Trentino Alto-Adige/Südtirol, Catalogna, Cipro, Myanmar, Kurdistan iracheno, Montenegro, Egitto e Mali) per verificare se il modello di soluzione preventiva del conflitto avutosi nel caso trentino-altoatesino/sudtirolese possa gettar luce sia sulle cause del loro successo che sul perché del loro fallimento.