13 luglio 2011

di Paolo Rago
casa editrice: Nuova Cultura
anno di pubblicazione: 2011
collana: Interpolis
pagine: 264
prezzo: 18,00 euro

Lo studio della storia e delle vicende del popolo albanese deve essere considerato alla stregua di un particolare tassello del più grande mosaico che rappresenta la penisola balcanica. Vittime forse più di altri di pregiudiziali categorie interpretative, gli albanesi sono stati immaginati e descritti generalmente con un stile retorico di sapore fantastico-leggendario.
Portatori di alcune specificità, di cui la più evidente è forse la convivenza esistente tra diverse religioni presenti nel Paese, essi hanno prodotto il concetto meno noto ma altrettanto importante di shqiptaria, forma sui generis di nazionalismo, connaturato con lo spirito del popolo albanese, per la sua storia chiuso ad influenze esterne, auto-referenziale e proiettato al suo interno. Fenomeno originale, prodotto di reazione ai rischi esterni – questi si di più proprio carattere nazionalista – la sua comprensione permette di esaminare con maggiore profondità gli eventi salienti del percorso risorgimentale albanese di fine Ottocento, gli anni relativi alla monarchia di Re Zog ed il successivo regime comunista, inquadrandoli in un equilibrio stabile.
Per meglio spiegare questi passaggi storici sono stati messi in evidenza i principali elementi culturali ispiratori dell’azione dei patrioti risorgimentali, ponendoli in correlazione con il pensiero romantico-nazionale sviluppatosi in altri paesi della regione. Parimenti, l’analisi e l’interpretazione delle cause dell’ascesa al potere del Partito Comunista albanese e del suo capo, Enver Hoxha, ha messo in luce le strette relazioni con i contenuti e i valori più profondi espressi nei codici consuetudinari, il più importante dei quali è il Kanun di Lekë Dukagjin.
Legati l’uno all’altro da tanti fili comuni, tali differenti aspetti della storia nazionale albanese hanno prodotto la costruzione, edificata a più riprese, dei tanti miti per il rafforzamento della compattezza nazionale, i tentativi esperiti per modernizzare la nazione, l’apparente incoerenza presente nella conciliazione tra il comunismo ed il nazionalismo per mezzo della cultura tradizionale.

 

Paolo Rago (Roma, 1958) vive da circa venti anni in Albania dove ha lavorato con la Direzione Generale della Cooperazione Italiana, l’UNICEF, la Banca Mondiale ed altre organizzazioni internazionali in qualità di coordinatore di progetti di cooperazione.
Come capitano della Riserva Selezionata dell’Esercito Italiano ha partecipato più volte alla missione internazionale della KFOR in forza all’Ufficio per la Collaborazione civile-militare (CIMIC). Ha collaborato con l’Istituto Italiano di Cultura di Tirana con l’incarico di responsabile per la diffusione della lingua italiana. È stato capo-dipartimento della lingua italiana presso l’università religiosa “Nostra Signora del Buon Consiglio” di Tirana. Al momento coordina un progetto finanziato dalla Direzione Generale della Cooperazione Italiana ed è membro del board dell’università privata “Marin Barleti” di Tirana.
Ha curato la traduzione in lingua albanese di opere di saggisti italiani ed è autore di testi di grammatica italiana nonché di saggi e articoli sull’Albania.